mercoledì 24 ottobre 2012

Lettere

L'adige, 21 ottobre 2012

Ho deciso di scrivere queste righe con qualche titubanza per una certa sensazione da goccia nell'oceano. Comunque coraggio. Cercherò di essere breve.

Sono un'insegnante di scuola primaria con contratto a tempo indeterminato. Comincio così per mettere subito le carte in tavola e precisare che scrivo per una questione di principio. Leggo da più fonti sul web che nel patto di stabilità di cui si parla in questi giorni la scuola pubblica sembra essere toccata in maniera sostanziale.  Riporto qui di seguito uno stralcio che mi pare significativo, se confermato:

Legge di stabilità 2013, articolo 3,
Comma 42 - "A decorrere dal 1° settembre 2013 l'orario di impegno per l'insegnamento del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno è di 24 ore settimanali".

Mi sorprende e mi dispiace molto notare come la redazione del Vostro giornale si curi poco della Scuola pubblica. Lo ritengo un settore fondamentale per uno Stato che voglia immaginarsi civile, moderno e con qualche speranza per il futuro. Quindi mi rammarica prendere atto di come anche per la Vostra redazione in realtà le cose stiano diversamente.

Se realmente lo stralcio che ho riportato sopra facesse parte del testo approntato dal governo (il minuscolo a questo punto non è una svista nel digitare, ma una scelta consapevole), direi che ci si aspetterebbe che i mezzi di informazione ne parlassero esplicitamente. Non posso ritenere che la scelta di tacere questo argomento sia motivata da semplice prudenza.

Alla redazione saprete certamente che il lavoro di un insegnante è solo in parte dato dalle lezioni dirette in classe. Le lezioni vanno prima preparate, poi si correggono i compiti,  si incontrano le famiglie, ci si riunisce con i colleghi per concordare attività, progetti e strategie, si compilano molti documenti differenti. Insomma, come a nessuno verrebbe in mente di non cadere nel grottesco considerando al lavoro gli avvocati solo quando si rechino a patrocinare una causa in tribunale, gli architetti solo mentre presentino un progetto in commissione edilizia, i commercialisti esclusivamente mentre incontrino il cliente per fargli firmare la dichiarazione dei redditi compilata o i notai per il tempo impiegato a leggere un atto da sottoscrivere al momento della stipula, così mi pare che sia altrettanto evidente che nessun insegnante possa ragionevolmente essere considerato in servizio solo per le ore di lezione frontale. Tutte le professioni intellettuali necessitano di un lavoro silenzioso e sostanzioso a monte senza il quale il "prodotto finito" non sarebbe possibile. Nel caso della professione di insegnante le cose non sono diverse; neanche un po'. E, anzi, lo sono sempre meno, data la complessità crescente delle sfide che la Scuola è chiamata ad affrontare.

Che il Ministro non si renda conto che le cose stiano in questo modo appare piuttosto improbabile. Se così fosse, darebbe prova di essere la persona sbagliata nel posto sbagliato. Viceversa se così non fosse, come immagino per certo, mi domando come possa pensare di aumentare del 33% il carico di lavoro di ogni insegnante della scuola secondaria di primo e secondo grado senza che la cosa incida negativamente sulla qualità del servizio offerto. Dalla mia esperienza personale deduco senza sforzo che se per contratto venisse fatto uscire il lavoro sommerso degli insegnanti (si legga: contratto di lavoro che implichi lo svolgimento completo delle proprie mansioni in sede di servizio), lo Stato si troverebbe a dover pagare delle belle sommette in straordinari a tutti i suoi dipendenti del settore Istruzione, se volesse continuare a fruire delle prestazioni attuali. Mi domando quindi che senso di realtà possa avere una proposta del genere, se non quella del più profondo disinteresse e della più consistente mancanza di rispetto della Scuola come istituzione fondamentale dello Stato.

Resta poi l'incredulità nell'immaginare che sia  possibile non porsi neppure un dubbio riguardo ai diritti dei lavoratori. Credo che nessun datore di lavoro possa permettersi di ipotizzare di punto in bianco di aumentare unilateralmente e in in maniera così consistente le richieste di prestazione ai suoi dipendenti. In caso contrario,  Marchionne avrebbe certo molto altro da imparare ancora!

A queste considerazioni iniziali che dimostrano quanto non sia tenuta in nessun conto la nostra Scuola dal nostro Governo, se ne aggiunge un'altra non secondaria. Tutti i docenti (circa il 20% del totale) che in questi anni sono stati tenuti precari per biechi risparmi economici e che si sono spesi perché l'Italia avesse comunque una Scuola a servizio dei sui cittadini,  si ritroverebbero sic et simpliciter disoccupati. Persone con titoli di studio adeguati, selezionate da concorsi pubblici  e con all'attivo  pratica professionale consistente.

Non Vi pare che ci sia abbastanza carne al fuoco per parlarne con chiarezza sul Vostro giornale? In Francia Hollande e il suo governo hanno deciso di aumentare, anziché ridurre, le spese per Istruzione e Ricerca. In Germania lo stesso. In Finlandia, paese che tradizionalmente si piazza ai primi posti nelle rilevazioni internazionali (qualunque cosa questo voglia dire, certo), le cattedre hanno un monte orario che varia a seconda delle discipline: lingua (Finlandese, per loro) o matematica si attestano sulle 16 ore di lezione frontale a settimana, ginnastica sulle 24; perché è ovvio che preparare lezioni di ginnastica o di lingua o matematica non comporti lo stesso carico di lavoro.

Mi fermo qui perché mi pare che materia su cui riflettere ce ne sia più che a sufficienza. Concludo solo con un dubbio sull'efficacia progettuale di un Ministero che ha appena bandito un concorso ordinario perfettamente inutile (le graduatorie sono piene di insegnanti già vincitori di concorso e con pratica di servizio imbarazzantemente pluriennale) e, contestualmente, starebbe licenziando un provvedimento che renderà superfluo per anni qualsiasi ulteriore docente; probabilmente anzi, ne avanzerà pure qualcuno di quelli già nei ranghi ufficiali (da un conto grossolano circa il 5%).

Ringrazio per l'attenzione.
Con cordialità e fiducia.

Patrizia Imperio

Nessun commento: