venerdì 26 febbraio 2010

La nostra lotta non si ferma!

Qualsiasi provvedimento legislativo, inevitabilmente, lascia scontento qualcuno: è il normale gioco di maggioranza e minoranza, il succo della democrazia. Ma quando una Giunta Provinciale è costretta a muoversi così in fretta, nottetempo e di nascosto, allora è evidente che essa ha capito di non essere più maggioranza, ma ha deciso di far finta di nulla e di andare avanti per la sua strada.

Questo è grave. Ma ancora più grave è che la Giunta Provinciale, con la delibera “carbonara” di martedì sera, non ha compiuto una svolta, ma ha mostrato in realtà soltanto coerenza. Coerenza innanzitutto con la propria arroganza, avendo fatto finta di essere sola fin dall’inizio, mostrando di non avere bisogno di interlocutori e interpretando la legittima necessità di assumersi la responsabilità politica del riordino della scuola come una sorta di investitura assoluta e incontestabile.

Al di là della forma, però, va detto che questa Giunta si è dimostrata coerente anche con i contenuti della sua riforma. Seppur spezzettata in delibere diverse e bilanciando le responsabilità locali con quelle nazionali, la manovra Dellai/Dalmaso segue infatti le stesse logiche di quella firmata Tremonti/Gelmini, che non sono banalmente – come qualche ingenuo ha sostenuto – quelle dei tagli alle risorse e al personale della scuola, ma rispondono invece a un disegno preciso, chiaro e inequivocabile, evidente a chiunque si prenda la briga di leggere le parole di cui la riforma è composta: razionalizzazione, semplificazione, esternalizzazione, ovvero meno tempo scuola, meno discipline, meno selezione, meno specificità, meno approfondimento... Un disegno pedagogico e politico finalizzato a produrre cittadini meno accorti, meno colti, meno critici, e quindi più docili al comando, e che dietro la formula magica del cosiddetto «successo formativo», ripetutamente citata dall’assessore Dalmaso, nasconde la creazione di una scuola d’élite, nella quale – per citare testualmente Rosario Drago, membro del gruppo di “esperti” creato dal Servizio Istruzione della Provincia per il riordino dei piani di studio e, non a caso, consulente da ormai molti anni del Ministero dell’Istruzione – bisogna smetterla di «dare il pane degli angeli anche ai figli degli operai e dei contadini» perché questo «ha prodotto un calo di qualità nei licei e negli istituti professionali». È contro questa visione classista e antidemocratica della scuola che noi ci battiamo, e continueremo a batterci finché avremo fiato in gola.

Ad acuire i dubbi sullo stato di salute della nostra democrazia e sulla trasparenza dei suoi protagonisti politici, c’è poi il fatto che a produrre questa riforma sia proprio un assessore espressione del Partito Democratico – che a Roma denuncia la pericolosità di questo disegno, ma che qui appoggia incondizionatamente la Giunta di Dellai – e che ad opporvisi con decisione in Consiglio Provinciale sia proprio quella destra che a Roma invece la fa diventare Legge dello Stato.

Come tutte le nostre iniziative, anche questo nostro articolo, se avrà l’onore di essere commentato dai nostri assessori, sarà probabilmente bollato di demagogia, ideologia e ignoranza, e ci diranno ancora una volta di essere nient’altro che «pochi insegnanti sindacalizzati», contestatori di professione. Liberi di farlo, ma sappiano che invece siamo in tanti: famiglie disorientate, studenti preoccupati, insegnanti che vorrebbero fare il loro lavoro con serietà e dignità, anziché doversi occupare di queste cose, faticando per organizzarsi da soli, senza alcuna esperienza, ma con grande determinazione. La stessa determinazione che oggi, all’indomani del blitz governativo, ci spinge a proseguire nella difesa del nostro diritto ad una scuola migliore: pubblica, inclusiva e laica, strategica, democratica e trasparente, autonoma e aperta. Continueremo a difendere questo diritto portando le nostre critiche e le nostre proposte nella discussione sugli aspetti che saranno oggetto delle prossime delibere (quadri orari, tempo scuola, durata delle unità di insegnamento, ecc.), ma anche lavorando concretamente all’interno delle scuole, nei collegi docenti, nei dipartimenti, nei consigli di classe. A prescindere dalle norme che questa Giunta e questo Governo ci vorranno imporre.

Ag e Nz

mercoledì 24 febbraio 2010

la riforma passa di notte e di nascosto


Questa fretta che senso ha?

di Paolo Mantovan, Il trentino, 24 febbraio 2010



martedì 23 febbraio 2010

in extremis

Cari tutti,
la delibera definitiva della riforma dalmaso si avvicina. 

resta ancora qualche ora per ripetere ancora che a noi questa riforma non piace e che abbiamo tante idee per renderla migliore.

In otto mosse e tre minuti totali, ecco come fare: MA FALLO SUBITO!!!

1. copia il testo che trovi qui sotto  - in rosso - e incollalo in un nuovo messaggio di posta elettronica

2. aggiungi, se vuoi, un tuo pensiero personale (niente di scurrile, violento e offensivo!)

3. firma

4. copia gli indirizzi  degli assessori che trovi qui sotto e incollali nella casella dei destinatari

5. copia gli indirizzi della stampa che trovi ancora più sotto e copiali in Cc

6. Aggiungi l'oggetto: NON VOTATE QUESTA RIFORMA!

7. invia

8. gira questo invito a tutti i tuoi contatti e chiedi loro di fare come te.


Grazie, sgst



Egregio Presidente,
Signori Assessori,



Ve lo chiediamo pubblicamente un'altra volta:

NON VOTATE QUESTA RIFORMA DELLA SCUOLA!

Siamo ancora in tempo per dare al Trentino una scuola migliore: 
pubblica, inclusiva e laica, 
centrale e strategica, 
democratica e trasparente, 
autonoma e aperta.

Vi abbiamo offerto la nostra collaborazione, 
vi abbiamo detto perché questo testo non ci piace 
e vi abbiamo  anche proposto le nostre idee 
per avvicinarlo ai bisogni reali degli studenti, dei docenti e delle famiglie.

Se deciderete di votarla ugualmente, 
sappiate che lo farete solo a nome vostro e solo nel vostro interesse: 
Noi non ci sentiremo rappresentati.



Gli Stati Generali della Scuola Trentina


Indirizzi della Giunta:
"Alberto Pacher" <ass.lavoripubblici@provincia.tn.it>, "Alesssandro Olivi" <ass.economia@provincia.tn.it>, "Franco Panizza" <ass.cultura@provincia.tn.it>, "Lia Giovanazzi Beltrami" <ass.convivenza@provincia.tn.it>, "Lorenzo Dellai" <presidente@provincia.tn.it>, "Marta Dalmaso" <ass.istruzione@provincia.tn.it>, "Mauro Gilmozzi" <ass.urbentilocali@provincia.tn.it>, "Tiziano Mellarini" <ass.agriforesteturismo@provincia.tn.it>, "Ugo Rossi" <ass.salute@provincia.tn.it>

Indirizzi della stampa
"corriere del trentino" <economia@corrieredeltrentino.it>, "il trentino" <trento@giornaletrentino.it>, "l'adige, Giovanetti" <p.giovanetti@ladige.it>, "radio dolomiti" <redazione@radiodolomiti.com>, "rttr" <redazione@rttr.it>, "tca" <info@tvtca.com>, "tgr trento" <tgrtrento@rai.it>, "Stati Generali della Scuola Trentina" <scuola.trentina@gmail.com>

lunedì 22 febbraio 2010

un commento


Ecco l'opinione di Bruno Firmani, consigliere provinciale del Trentino Alto Adige, sui docenti in lotta per una scuola migliore. Quelle che seguono sono le sue parole a commento dello scritto di Calamandrei sulla scuola pubblica.
Con molta tristezza
Giovanna Giugni

"Ebbene, lo scritto di Calamandrei mi fa pensare a questo. Era un'altra Italia, allora Berta filava. Adesso gli insegnanti sono assai diversi.

Don Milano insegnava tutti i giorni dell'anno, gli insegnanti attuali per 33 settimane, inoltre difendono le posizioni di privilegio acquisite senza ammettere le loro colpe nel degrado della scuola, fanno due mesi di ferie anziche' corsi di recupero per gli studenti, scelgono di insagnare sotto casa privando i loro studenti "veri" (e lontani) del docente titolare.

Povero Calamandrei, se risorgesse adesso avrebbe di che disperarsi!

Cordiali saluti
Consigliere Bruno Firmani
Consiglio della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol
Consiglio della Provincia Autonoma di Trento
Gruppo "Italia dei Valori"

Le parole di Calamandrei

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... 

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. 
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"
(Piero Calamandrei)

giovedì 18 febbraio 2010

Il documento degli SGST approvato ieri sera






Stati Generali della Scuola Trentina

UN'ALTRA SCUOLA E' POSSIBILE
Un manifesto programmatico


Elaborato ed approvato in assemblea plenaria
 a Trento, il 17 febbraio 2010



    1. La scuola che vogliamo
    2. Quello che non condividiamo della riforma Dalmaso
    3. Le nostre proposte concrete urgenti e praticabili
    4. La nostra strategia

1. La scuola che vogliamo è ...

  • Pubblica, inclusiva e laica: Perché riteniamo centrale la sua funzione di garanzia del diritto costituzionale all'eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali.

  • Centrale e Strategica: Perché riconosciamo Istruzione, Formazione e Ricerca quali settori strategici per il Trentino, su cui investire politicamente, culturalmente e anche finanziariamente.

  • Democratica e trasparente: Perché riteniamo irrinunciabile il confronto con studenti, famiglie, docenti

  • Autonoma e aperta: Perché riteniamo che non spetti alla politica la sua definizione, in particolare per quanto riguarda gli aspetti didattici (criteri di valutazione, esami di riparazione, voto in condotta...) e le nomine dei dirigenti.




    2. Quello che non condividiamo della riforma Dalmaso

  • Il metodo: Perché una riforma della scuola ideata e realizzata con modalità ricattatorie e poco trasparenti, senza dialogo con la scuola reale, è contraddittoria e inaccettabile a priori.



  • Le premesse sociologiche e didattiche: Perché discutibili e non argomentate



  • La soppressione degli istituti professionali: Perché, oltre ad essere più onerosa, questa ipotesi impoverisce l'offerta formativa, favorisce i gestori privati, è sostenuta da dati falsi relativi all'utenza e nega a un numero significativo di trentini il diritto di accedere ai livelli più alti dell'istruzione.



  • L'introduzione del biennio omogeneo: Perché anziché arricchire il percorso di tutti, appiattisce le specificità e mortifica le inclinazioni personali degli studenti, nel nome di un presunto “egualitarismo” e di una facilitazione – tutta da dimostrare – del passaggio da un tipo di scuola a un altro. La flessibilità concessa ai singoli istituti non compensa queste limitazioni.



  • L'abolizione del plurilinguismo: Perché, toglie alle famiglie la possibilità di scegliere tra più lingue oltre all’inglese e al tedesco, cancellando le positive esperienze degli ultimi anni.



  • L'imposizione delle lezioni da 50 minuti: Perché, non solo nega l'autonomia didattica delle scuole, ponendo le basi per una ridistribuzione iniqua e, di fatto, la riduzione delle cattedre, ma viene proposta ai sindacati come “merce di scambio” per il mantenimento degli organici attuali.



  • La riduzione del tempo scuola e l'esternalizzazione della formazione: Perché presuppongono l'incapacità della scuola pubblica di fornire adeguata formazione agli studenti e delega questo compito a “agenzie formative esterne”: gestite da chi? Finanziate da chi? Selezionate e valutate da chi?...



  • I tagli al personale: Perché, sebbene l'Assessore continui a negarlo, la “razionalizzazione” degli indirizzi, la riduzione dei piani orari, la ridefinizione delle unità didattiche, la riformulazione delle classi di concorso... produrranno inevitabilmente tagli significativi al personale, che ricadranno sui docenti precari.


3. Le nostre proposte urgenti, concrete, praticabili

  • Ribaltamento in positivo di tutte le critiche espresse sopra alla riforma Dalmaso: mantenimento e potenziamento degli istituti professionali, formulazione di un percorso nel biennio coerente con l'indirizzo di studi, mantenimento e potenziamento del plurilinguismo, mantenimento e potenziamento del tempo scuola, riconoscimento della centralità della scuola pubblica, mantenimento e potenziamento degli organici.

  • Agenzia dell'istruzione con tecnici e dirigenti sottratti a nomine politiche.

  • Tavolo di confronto permanente tra scuola, università e mondo del lavoro.

  • Sospensione della norma che attribuisce in graduatoria i 40 punti di continuità.

  • Stabilizzazione immediata dei docenti precari su tutti i posti disponibili.

  • MISURA ANTICRISI: blocco dei passaggi di ruolo da elementari e medie.

  • Mantenimento dell'attuale articolazione delle classi concorso.

  • Formazione continua degli insegnanti (anche attraverso l'anno sabbatico, i distacchi parziali presso l'università ecc.).

  • Elaborazione di un sistema equilibrato per la valutazione dei docenti (inizialmente su base volontaria) con indicatori del merito condivisi, incentivi premiali e di carriera.

  • Mantenimento e potenziamento della didattica laboratoriale.

  • Coordinamento e valorizzazione delle pratiche di orientamento in entrata e in uscita.


4. La nostra strategia
  • Strutturazione SGST:
    - Elezione di un coordinamento e Nomina dei delegati territoriali
  • Pressione sulla giunta perché modifichi in extremis la riforma: Vedi sopra: quello che non ci piace e le nostre proposte

  • Azione diretta, pratica e concreta nelle scuole: Nei collegi, nei dipartimenti, nei consigli, nelle commissioni...

  • Raccolta e analisi dei dati reali della scuola trentina: Precari, distribuzione cattedre, iscrizioni, finanziamenti, ecc.

  • Discussione e proposta di modelli innovativi, praticabili, di qualità: organizzazione, didattica, programmazione, verifica, valutazione,

  • Informazione e comunicazione: Normativa, agenda, esperienze, dibattito, proposte...

  • Dialogo verso l'esterno: Istituzioni, politica, media, società, ...

martedì 9 febbraio 2010

On the road again


Pensi anche tu che l'attuale progetto di riforma Dellai/Dalmaso rischi di danneggiare la scuola?
Sei convinto che valga la pena di continuare a lottare per contribuire a migliorarlo?
Credi in in un modello di istruzione democratica, aperta, plurale,
che risponda agli interessi reali di studenti, insegnanti, genitori
e di tutti coloro che nella scuola vivono e lavorano?
Vuoi partecipare alla costruzione di un nuovo soggetto politico
che si faccia portavoce di questi interessi dentro le scuole
e dialoghi direttamente con le istituzioni e i sindacati?
Allora vieni al prossimo incontro degli

STATI GENERALI DELLA SCUOLA TRENTINA

Mercoledì 17 febbraio 2010

ore 20.30
a Trento, Sala circoscrizionale di S. Giuseppe - S. Chiara
via Perini 2/1 (angolo via Giusti 35)

definiremo assieme una linea programmatica di azione
voteremo un Documento che raccolga i principi ispiratori 
della scuola in cui si riconoscono i componenti degli SGST 

costituiremo democraticamente un organo di coordinamento
individueremo le persone che ci rappresenteranno in ogni scuola del territorio

aperture


"Anche in Trentino 1.056 ore di scuola"

Dalmaso esclude riduzioni "Non meno della Gelmini"



di L. Patruno, l'adige, 9 febbraio 2010




«Il tempo scuola per gli studenti trentini sarà uguale a quello definito a livello nazionale». Lo ha detto ieri l'assessore provinciale all'istruzione Marta Dalmaso ai consiglieri del Pd, Margherita Gogo, Sara Ferrari e Bruno Do-rigatti, che si sono presentati alla riunione del gruppo consiliare con un elenco di sette obiezioni- richieste dì modifica della riforma trentina della scuola superiore.
La prima di queste era proprio l'osservazione che «gli studenti trentini non possono fare meno scuola degli altri». Il monte ore previsto dalla riforma Gelmini è maggiore di quello locale, perché il ministero ha imposto che si tratti (ad esempio per gli istituti tecnici) di 1056 ore, mentre la proposta trentina è di 990.
«Marta - spiega al termine Sara Ferrari - ha condiviso questa nostra richiesta e ha assicurato che anche se si dovesse fissare l'ora di 50 minuti il tempo scuola totale sarà uguale a quello nazionale, quindi o si faranno 32 lezioni da 60 minuti per 33 settimane o 34 lezioni da 50 minuti per 35 settimane». Altro punto su cui i tre consiglieri del Pd più critici sulla riforma della scuola hanno ottenuto soddisfazione riguarda le lezioni di laboratorio negli istituti tecnici, che non saranno inferiori - ha promesso Dalmaso - a quelle previste dalla Gelmini.
Ferrari, Cogo e Dorigatti hanno infatti ricordato all'assessore che non si capirebbero dei dagli «alla luce delle disponibilità economiche dell'autonomia trentina e degli investimenti fatti negli ultimi anni dalla Provincia sull'innovazione dei laboratori». Anche per quanto riguarda la flessibilità organizzativa e l'autonomia delle istituzioni scolastiche, l'assessore ha detto che in Trentino non saranno inferiori a quelle nazionali, anche se a Roma si gioca sulla distinzione tra autonomia (20%) e flessibilità entro il biennio (30%) degli istituti invece di fare un calcolo complessivo.
L'assessóre all'istruzione ha detto comunque ai consiglieri del Pd che prima di fare modifiche alla sua riforma dovrà attendere il testo definitivo del regolamento approvato in consiglio dei ministri, che sarà a disposizione nei prossimi giorni.
Un punto su cui non si sono registrate significative aperture è quello che riguarda la soppressione degli istituti professionali che l'assessore Dalmaso è decisa a confermare soprattutto dopo aver ottenuto il quinto anno per la formazione professionale. 
«L'istruzione professionale - hanno scritto nel loro documento Dorigatti, Cogo e Ferrari - è un tipo di offerta formativa che non viene eliminata sul territorio nazionale e quindi non deve esserlo nemmeno in Trentino». E si chiedono: «Se la formazione professionale, provinciale e paritaria, con il quinto anno, si propone di diventare alternativa alla istruzione professionale, quali percorsi nuovi vengono offerti? Quali saranno i meccanismi di reclutamento del personale innovativi? Quale la gestione pubblica di quei percorsi e di quella gestione? Chiediamo garanzie che non si stia chiudendo la scuola pubblica in favore di quella privata».
I tre consiglieri provinciali del Pd chiedono anche che siano garantite tutte le articolazioni proposte dal nazionale per quanto riguarda gli istituti tecnici economici e che venga salvaguardata l'esistenza del liceo tecnologico. Si esprime preoccupazione infine perla scomparsa del diploma di istruzione professionale socio-sanitario fino ad oggi fornito dall'istituto don Milani a Rovereto, considerato che nella proposta di soppressione degli istituti professionali si perde questa specifica offerta formativa dal territorio trentino. Cogo, Ferrari e Dorigatti chiedono dunque all'assessore se questo istituto professionale può essere trasformato in istituto tecnico con articolazione biotecnologie sanitarie. 

lunedì 8 febbraio 2010

studenti

L'adige, 8 febbraio 2010

Lo hanno detto e scritto: "vogliamo mettere lo studente al centro". Così l'Assessore Dalmaso, il Presidente Dellai, la Giunta provinciale e i partiti che la compongono, hanno ripetutamente voluto spiegare le buone intenzioni di questa riforma della scuola .   Tanto gli studenti sono al centro di questa riforma, che non sono mai stati consultati, come d'altronde non sono stati ascoltati gli insegnanti, le famiglie e tutte le altre anime reali della scuola.  Questa classe politica, in realtà, ha ascoltato solo se stessa e le istituzioni che da essa dipendono, per pensare, costruire ed imporre questa riforma. Una riforma che - ormai l'abbiamo capito - probabilmente non taglierà le risorse totali destinate alla scuola (come invece farà sicuramente la riforma Gelmini), ma le sposterà sui capitoli che maggiormente interessano a questa classe politica. Come può, infatti, il Presidente affermare che non saranno favorite le scuole private, quando un intero settore, l'istruzione professionale di Stato, viene cancellato ad evidente vantaggio della formazione professionale, gestita - per conto della provincia - dalle Acli? Come può, l'Assessore, sostenere che non ci saranno tagli di docenti (per esempio dei docenti di laboratorio, di diritto e di lingue) quando la sua riforma cancella dai piani di studio decine di ore di laboratorio, di diritto e di tutte le lingue che non sono l'inglese e il tedesco?  Forse proprio grazie alla fortuna di non essere cresciuti nella scuola disegnata da questa riforma, gli studenti che nei giorni scorsi sono stati accusati di violenza e di ignoranza da  parte di questi politici, hanno invece gli strumenti critici per capire queste contraddizioni, hanno la forza e il coraggio di dire comunque la loro opinione e hanno la creatività per trovare gli spazi che invece questa politica vorrebbe negare loro. E' troppo comodo, Signor Dellai, accusare gli studenti di usare slogan triti e ritriti ma di non conoscere le cose che contestano: questi ragazzi le conoscono eccome, perché hanno studiato la riforma, l'hanno letta e discussa e sanno benissimo di cosa parla, sono consapevoli che stravolgerà la scuola che loro frequentano ogni giorno, licenzierà i docenti che ogni giorno si sforzano di aiutarli a crescere, toglierà ai loro fratelli più piccoli la possibilità di scegliere che hanno avuto loro.
E' troppo comodo, Signor Nicoletti, tentare di giustificare con la scusa del male minore l'imbarazzante inerzia che ha dimostrato giovedì , insinuando il dubbio che tra quei ragazzi, studenti delle nostre scuole, si nascondessero chissà quali oscure e sovversive presenze.
E' troppo comodo, Signor Dorigatti, distinguere il partito dall'istituzione, quando è stato il proprio il Partito Democratico a negare se stesso come spazio di libero dibattito e ad appiattirsi (seppur col mal di pancia) sulle posizioni della Giunta, difendendo l'indifendibile Assessore in Consiglio Provinciale.
E' troppo comodo, signori della destra, cavalcare maldestramente l'onda della protesta in Trentino senza mettere in discussione la politica del governo di Roma.
Troppo comodo per questa classe politica, approfittare del potere che la società le ha affidato per scaricare verso il basso le responsabilità della tensione che essa stessa ha generato.
La violenza non sta nell'imbrattare qualche muro e qualche tavolo con della colla a base d'acqua, la violenza è piuttosto quella di una classe politica che impone senza mediazione i propri interessi alla collettività. 
Il dialogo non è negato dagli studenti,  ma da chi mette gli studenti "al centro" delle belle parole per poi  trattarli come ragazzini ignoranti e manipolabili.
Forse è proprio questo che vorrebbero il presidente, l'assessore e i partiti: studenti fragili e docili alle loro parole. Forse è proprio questo il "profilo in uscita" che sperano di costruire con la loro riforma, forse le tanto sbandierate "competenze" che vogliono offrire agli studenti sono proprio la rinuncia al pensiero critico e la disponibilità al silenzio... ma questi ragazzi ci lasciano ancora sperare che non ci riusciranno facilmente.

Nicola Zuin e Alessandro Genovese per gli Stati Generali della Scuola Trentina

venerdì 5 febbraio 2010

riforma fatta. il futuro degli SGST


All'indomani dell'approvazione romana della riforma della scuola che sbloccherà anche la riforma trentina targata Dalmaso si impone una riflessione.

Sono trascorse ormai tre settimane dalla prima convocazione degli Stati Generali della Scuola Trentina, e ben poco, da allora, si è mosso. A parte qualche commento sul blog e alcune mail inviate al forum di discussione, ai propositi iniziali non ha fatto seguito alcun atto concreto; e anche l’idea di dare una veste condivisa e definitiva ai “dieci sì e dieci no” alla riforma emersi dal nostro primo incontro è rimasta lettera morta.
La sensazione è quella di un diffuso scoramento, forse dettato dalla presa d’atto che la riforma Dalmaso, nonostante le tante e diverse opposizioni incontrate, alla fine andrà in porto, dipendendo ormai soltanto da quanto accadrà a Roma. 
Nel frattempo, in ogni scuola dirigenti e dipartimenti lavorano alacremente alla messa a punto di offerte formative e quadri orari che di quella riforma sono figli, in un clima di resa e di mortificante gioco al ribasso: un’ora in più di latino qui, due ore in meno di fisica lì, l’importante è che alla fine ognuno abbia il suo contentino.
A questo punto, le prospettive per gli SGST sono soltanto due. 
La prima: chiudere bottega, e tornare nel recinto in cui eravamo confinati fino a qualche tempo fa, ognuno per sé e dio per tutti; 
la seconda: rimboccarci le maniche e guardare avanti, con l’obiettivo di tradurre in prassi - nonostante la riforma - quello che era il nostro intento iniziale: “disegnare assieme una scuola pubblica efficiente e democratica”, in un progetto “che sappia raccogliere le idee e le esigenze di tutti i soggetti reali che ogni giorno vivono, costruiscono, utilizzano la scuola”.

Noi, ovviamente, preferiamo questa seconda ipotesi e, pur consapevoli che la strada è lunga e tutta in salita, proponiamo di riconvocare al più presto gli SGST con il seguente ordine del giorno:

  1. Messa a fuoco dello stato attuale del nostro “movimento”: analisi di  problemi e criticità, chiarimento dei nostri obiettivi;

  2. Definizione di una precisa (e attuabile!) strategia, che presupponga – come condizione imprescindibile – un elemento finora mai davvero esplicitato: la volontà di trasformare gli SGST in qualcosa di più – e di diverso – di una mera forma di opposizione alla riforma Dalmaso. Quel che deve guidarci, in sostanza, è una sola parola d'ordine: fare della nostra organizzazione un punto di riferimento stabile e riconoscibile, capace di contribuire realmente alla costruzione “dal basso e da dentro” di una scuola diversa da quella che ci stanno offrendo.

  3. Stesura di un primo Documento, da votare in asseblea, che individui in modo chiaro, efficace e sintetico i principi ispiratori e le linee-guida del modello di scuola in cui si riconoscono i componenti degli SGST.

  4. Nomina di un Direttivo degli SGST, composto da un numero di persone da decidere (non più di 5), esponenti delle varie "anime" del movimento (insegnanti, studenti, genitori). Tale Direttivo avrà sostanzialmente due compiti: uno operativo - coordinare i lavori degli SGST - e l'altro mediatico - rapprentarne ufficialmente la voce di fronte alle istituzioni, a ogni possibile interlocutore (sindacati compresi!) e agli organi di stampa.

  5. Nomina di un numero congruo (non meno di 20) di rappresentanti degli SGST nelle scuole, a cui affidare il mandato di agire direttamente all’interno dei collegi docenti, dei consigli di istituto, dei dipartimenti, dei diversi organi di ogni scuola - in base a quanto concordato e stabilito dal Documento e dai successivi momenti di incontro/confronto. In questo modo, attraverso l'attivazione di una rete operativa e ufficialmente riconosciuta, potremo accreditarci davvero come quel soggetto politico unitario che, fino a oggi, non siamo riusciti a essere.
Chi - già censito o meno negli SGST - condivide questa linea, si faccia vivo subito, dia la propria disponibilità (basta mandarci una mail, anche solo con un sì): se saremo abbastanza, convocheremo un'assemblea, la prossima settimana; se invece a rispondere saranno i soliti noti, ne prenderemo atto e dichiaremo ufficialmente la nostra resa.

Che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

AG e NZ