sabato 29 maggio 2010

caro ministro: lettera di una professoressa

Ministro Tremonti, 
lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza dei docenti italiani a violare la legge. E’ esattamente quello che accade in moltissime scuole italiane. Cosa significa infatti ammassare più alunni di quanti un ‘ aula può contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8 miliardi all’istruzione pubblica. “C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25 miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private e leggo anche di un aumento di circa 200 euro mensili per i colelghi di religione, buon per loro, non sia mai, ma allora non bloccassero i nostri per i prossimi secoli.Mettiamoci d’accordo. C’è la crisi o no? Un giorno c'è, un giorno non c'è, un giorno è un "anatema psicologico delle sinistre" e l'altro giorno "dobbiamo fare sacrifici". Ma non tutti, attenzione: gli statali. Io mi sono arrovellata nel tentativo di capire dove fossero quegli sprechi quando, nell’agosto 2008, ho saputo degli 8 miliardi da togliere alla scuola pubblica. Ma lei ha fugato i miei dubbi: lo spreco era studiare l’italiano, e quindi via due ore. Lo spreco era studiare la tecnologia moderna e quindi via un’ora. Questo alle medie. Escano prima i ragazzi: così hanno tempo per riflettere. Lo ha detto il ministro Gelmini. Lo spreco era recuperare i bambini con difficoltà (cosa frequentissima nei contesti dove vivo e ho scelto di insegnare io, e cioè nelle periferie), e quindi via le compresenze in talune ore di due maestri nelle elementari: a questo servivano, caro ministro. IL tutto eseguito con la furia di un boscaiolo cieco che ha distrutto chiome sane, piante rigogliose e qualche ramo secco, ma troppo pochi, in cambio della distruzione della nostra foresta amazzonica: il polmone del nostro futuro. Quelle due ore d’italiano e le compresenze servivano anche a coprire le assenze dei colleghi senza ricorrere a supplenze esterne. Inoltre : aumentiamo i ragazzi per classe: fino a 30, 33..ma sì. Realizziamo un bel parcheggio per ragazzi, non una scuola certamente. Del resto sono altre le fonti vere della formazione: la vita, la strada, la televisione, il computer. Per chi vuole studiare veramente ci sono le scuole private. Studiare cosa e come poi è da vedere. C’è un piccolo particolare: tutto ciò è anticostituzionale. La Costituzione riconosce alla scuola pubblica, statale, italiana il compito di formare e istruire gli italiani. Le private? Una scelta possibile, non obbligata. Non era un paradiso la scuola pubblica, prima di Tremonti, ma i problemi erano altri, non certo questi. Torniamo alle sue motivazioni: la gestione dei singoli istituti, troppi soldi, troppi. E quindi tagli anche a quella. “Facessero una colletta i genitori, e che sarà mai qualche centinaio di euro”. Alla voce vedi sopra. “Qualche centinaio di euro è nulla”, ma non c’era la crisi? Nella mia regione, in Sicilia, quel centinaio di euro serve per andare avanti. E dunque i tagli: nella scuola dove insegno io, una normale scuola media della periferia palermitana, ma potremmo generalizzare a tutte le scuole medie d’Italia, siamo quasi alla paralisi. Avete compiuto il miracolo: unire di colpo nord e sud nella omologazione verso il peggio. Dico quasi, perché poi, incredibilmente, docenti e dirigenti sono diventati bravi a fare i salti mortali e le capriole all’indietro. E forse questo lei lo sapeva: qual è l’unica classe di lavoratori in Italia che, nonostante tutto, continua a lavorare? La nostra. Nel senso che lei aveva ragione e che quindi, nonostante i tagli , riusciamo ad andare avanti? No: nel senso che per noi quelli che non devono subire le ricadute gravissime della sua scelta scellerata, ripeto, scellerata, non devono essere i ragazzi: e dunque si alza la saracinesca comunque e si fa l'appello tutte le mattine. Però sa cosa c’è? C'è che abbiamo anche sopportato e stiamo sopportando molto, ma l’illegalità di stato dentro una scuola no. Io non la sopporto e la denuncio. Tagliare completamente i fondi di gestione delle scuole ha comportato l’impossibilità di chiamare supplenti per coprire le assenze, adesso che non ci sono più quelle due ore che servivano a coprirle. E dunque le classi si dividono in altre classi. Giornalmente. I ragazzini si prendono la loro sedia e vagano nei corridoi in cerca di spazio. Perdendo ore di lezione. E allora: posso sopportare di lavorare meno, posso sopportare di farlo in una scuola ammuffita, con l’acqua che filtra, senza vetri (lei mi dirà : si rivolga all’amministrazione comunale), posso sopportare di non avere carta igienica per i ragazzi, sapone nei bagni, riscaldamenti a singhiozzo. In una mia classe di prima media ho 23 bambini, 4 di loro con gravissimi disagi sociali e disturbi comportamentali (sono figli di carcerati) , due con problemi di apprendimento e uno disabile grave. Io insegno arte: nelle mie ore non ho insegnante di sostegno, perché sono state tagliate le ore del sostegno, come tanti sanno. E allora mi dica lei quel ‘è il diritto all’istruzione negata del mio alunno disabile? Qual è il diritto all’attenzione precipua negata ai 4 bimbi con problemi sociali? E ai due che non riescono a leggere senza distrarsi? E ‘ una scuola di periferia, se non li aiuto io chi li aiuta? E il resto dei compagni? Non hanno diritto alla “normalità”? E poi viene la ministra Gelmini a parlar male dei docenti del sud, di come i nostri alunni sono in fondo alle classifiche delle prove di merito: ma in queste condizioni cosa vi aspettate? E’ già un mircolo se abbiamo le sedie nella mia scuola. L’inverno lo abbiamo trascorso con mussa e infissi rotti. “Si rivolga al Comun” dirà lei. Il suo sindaco di centrodestra ha tagliato anche lui tutti i finanziamenti alle scuole: sia per il funzionamento ordinario, sia per le manutenzioni. Non ci resta che Santa Rosalia. E in effetti ..manco la chiesa ci appoggia, noi sciagurati delle periferie, intenta com’è a salvaguardare le scuole private. Lei lo chiama razionamento e si riempe la bocca di frasi assurde sul come l’Italia stia reggendo la crisi. Mi scusi: ma che cavolo sta dicendo? Lo deve dire lei, una statistica o io? Ho 253 alunni, 253 famiglie cioè: un bel campione di famiglie di periferia, come ce ne sono a migliaia nella corona delle città. Forse ne so parlare meglio di lei degli effetti della crisi, sig. Ministro: niente fumo negli occhi ahimè. Perché nemmeno il contributo di 15 euro annui riescono più a pagare. Lo stato vissuto nelle classi italiane è disastroso. Io la chiamo illegalità. Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte. E’ questa l’illegalità Egregio ministro. L’’illegalità e il non rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi dica che sto facendo politica e un insegnante non può farla. Io ne ho più diritto di lei, che sia chiaro: io formo i cittadini di domani. Non lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge, cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come “eguaglianza”, come “fraternità”. Questa è politica, caro Tremonti, ed è il senso del mio mestiere. Glielo insegno di più io, non di certo tu che gli togli maestri, risorse e ruolo sociale. Da qualche mese mi rifiuto di accogliere ragazzi provenienti da classi divise oltre il numero consentito. E lo farò anche a fronte di ordini di servizio scritti. Venga qualcuno a obbligarmi. Venga pure. Io mi rifiuto. IL mio Dirigente mi dirà: dove li metto allora? Io la rivolgo a Lei questa domanda: dove li mettiamo? La rivolgo ai suoi elettori, che sono anche genitori: dove volete che li mettiamo i vostri figli? Di quei 25 miliardi alle spese militari destini nuovamente alla scuola pubblica gli 8 miliardi tolti. Oppure assegni i proventi del lotto per un anno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: sono questi per me i monumenti culturali dell’Italia che amo. La smetta di giocare con la vita e con l’istruzione dei nostri figli. Anzi, le dico di più, se posso: se ne vergogni. 
Mila Spicola
Professoressa. 

giovedì 27 maggio 2010

Corsi e ricorsi

Ieri sera, presso la sala circoscrizionale S. Giuseppe-S. Chiara di Trento si è svolta l'assemblea degli Stati Generali della Scuola Trentina, alla presenza del Coordinamento e dei delegati nelle scuole.

Primo punto all'ordine del giorno è stata la "presentazione del conto" all'Assessore Dalmaso: nell'ultima fase del processo riformatore della scuola provinciale - quando i collegi docenti sono stati chiamati a decidere se approvare o meno la cosiddetta "iniziativa innovativa" (la questione passata alle cronache come la scelta delle ore da 50 o 60 minuti) - quasi 1600 insegnanti su circa 2200 hanno rifiutato la proposta provinciale, votando a favore dei 60 minuti, astenendosi o votando contro entrambe le opzioni oppure abbandonando l’aula al momento della votazione.
Guardando alle scuole, soltanto 7 istituti su 27 hanno condiviso la proposta Dalmaso, approvata poi, attraverso la subdola formula del «silenzio-assenso» e con una manciata di voti, in altri 6 collegi in cui ha prevalso l’astensione.
Oltre settecento insegnanti hanno sottoscritto le mozioni degli Stati Generali, che hanno denunciato la sostanziale mancanza di alternativa e la forma ricattatoria della proposta della Giunta, la quale, per convincere gli insegnanti ad appoggiare il proprio progetto, non ha esitato a minacciare il taglio di 200 posti di lavoro.
Gli Stati Generali annunciano che nei prossimi giorni questi dati e queste firme saranno consegnate fisicamente all'Assessore, assieme alla richiesta di assumersene coerentemente la responsabilità politica.

Questi dati e il goffo tentativo dell'Amministrazione di nasconderli dietro euforiche dichiarazioni di soddisfazione per le decisioni dei Consigli delle Istituzioni, hanno convinto ulteriormente gli Stati Generali a non ritenere conclusa la loro iniziativa, decidendo anzi di proseguire, dando alla loro organizzazione una forma legale, costituendosi in associazione e stabilendo rapporti di collaborazione con altri movimenti impegnati a livello nazionale per la costruzione di una scuola migliore.

Gli Stati Generali si sono impegnati a monitorare direttamente gli effetti che le iniziative dell'Assessore produrranno nelle scuole della Provincia: l'andamento delle iscrizioni mostra infatti uno spostamento importante del rapporto tra pubblico e privato a favore di quest'ultimo, in particolare a causa della soppressione degli Istituti Professionali che hanno determinato un calo clamoroso nelle iscrizioni agli Istituti tecnici e un aumento delle iscrizioni alla Formazione Professionale. Nubi scure si addensano in particolare all'orizzonte delle scuole di valle.
Tutto questo, assieme all'aumento del coefficiente per la formazione delle classi, ha già cominciato a proiettare la sua ombra sull'attribuzione e distribuzione delle cattedre: l'Assessore aveva preventivamente parlato di andamento "fisiologico", ma gli insegnanti precari denunciano la diminuzione delle cattedre e degli spezzoni disponibili per il prossimo anno scolastico. A questo proposito è emersa la proposta di impegnare i Dirigenti scolastici a non formare cattedre superiori alle 18 ore settimanali.

Per i precari, Equilibrio Precario ha anche annunciato di voler avviare un ricorso collettivo per l'ottenimento degli scatti di anzianità e di stipendio, oltre che il risarcimento danni per la ripetizione dei contratti a tempo determinato: sono ormai numerose, infatti, le sentenze dei tribunali Amministrativi di tutta Italia che hanno riconosciuto che questi diritti sono dovuti e tuttavia regolarmente negati ad una categoria che conta - a livello nazionale - ben 143mila insegnanti annuali, centinaia di migliaia di docenti temporanei e addirittura un terzo dei non docenti: bidelli, tecnici e amministrativi.

Questo ricorso andrà ad aggiungersi al Ricorso Straordinario al Capo dello Stato contro le Delibere della Giunta Provinciale: già avviato nei mesi scorsi per iniziativa di sei docenti e un genitore, sarà ora integrato per iniziativa degli Stati Generali con motivi aggiunti relativi alle ultime delibere che violano, tra l'altro, anche la Costituzione Repubblicana e lo Statuto Provinciale.
I fondi necessari per queste azioni legali sono stati raccolti in poche settimane da una sottoscrizione avviata dagli stati Generali, i quali hanno visto, anche in questa occasione, il generoso sostegno da parte di moltissimi insegnanti delle nostre scuole.
nz

giovedì 20 maggio 2010

Stati Generali

Mercoledì 26 maggio 2010
sono convocati 

Gli Stati Generali 
della Scuola Trentina

a Trento, Sala circoscrizionale di S. Giuseppe - S. Chiara
via Perini 2/1 (angolo via Giusti 35)
Ore 20.30


Presenteremo il conto all'Assessore: 
consegneremo le firme raccolte per le nostre mozioni 
e comunicheremo pubblicamente i dati delle delibere dei collegi docenti sull'Iniziativa innovativa

Valuteremo la situazione concreta creata nelle scuole in prospettiva del prossimo anno scolastico: iscrizioni, orari, discipline, cattedre, didattica...

Faremo il punto rispetto al ricorso straordinario al Capo dello Stato

Daremo il via alla costituzione dell'Associazione Stati Generali

Valuteremo le opportunità di collegarci ai movimenti nazionali
di opposizione a questa riforma della scuola

Non mancare:

mercoledì 12 maggio 2010

ricorso



GLI STATI GENERALI
DELLA SCUOLA TRENTINA

sostengono il


RICORSO STRAORDINARIO
AL CAPO DELLO STATO
contro la riforma Dalmaso

presentato già nel gennaio 2010 da 5 docenti e un genitore, manca ora di un'integrazione fondamentale: è necessario impugnare le ultime delibere (la 298 del 23/3 sull'offerta formativa; la 533 sulla “iniziativa innovativa”) e presentare i relativi motivi aggiunti.

Questo passaggio ha un costo di circa 1500 euro.

noi pensiamo 
che la spesa non debba essere lasciata a carico dei 6 firmatari:
E' evidente che si tratta di un'iniziativa 
che interessa e tutela TUTTI,
e che sostenerla è il modo più coerente 
di portare avanti la nostra causa.

Partecipiamo TUTTI:
Bastano 10, 15 o 20 Euro.

Grazie

è il momento di diventare parte di tutte le cose”