lunedì 29 marzo 2010

libere delibere

Le vacanze pasquali che ci accingiamo meritatamente a goderci, non devono farci dimenticare l'imminente scadenza dei collegi docenti nei quali dovremo esprimerci sui quadri orari e sulla durata delle lezioni.
Appare ormai chiaro, dal vivace dibattito di queste ultime settimane, che non è possibile definire una posizione comune sulla scelta tra i 50 minuti, o i 60, o l'astensione. Basti il richiamo alla responsabilità.

Quel che resta fondamentale è che facciamo di tutto per portare TUTTI I COLLEGI, a prescindere dalle scelte che faranno nel merito, a presentare e deliberare una presa di posizione forte ed esplicita rispetto al ricatto al quale la Giunta ci ha sottoposto.

Chiediamo a tutti coloro che sentono come noi la gravità di questa situazione:

1. di attivarsi organizzarsi in tutte le scuole per elaborare e far inserire all'ordine del giorno dei rispettivi collegi docenti il testo per una delibera in questo senso.
mettiamo qui a disposizione di tutti la bozza preparata da Nicola (più generica e di forte impatto politico) e quella successivamente elaborata da Andrea (più articolata e ricca di riferimenti alla normativa, ma ritagliata sulle specificità del Prati) affinché possiate trarre ispirazione, mescolarle, sommarle, intrecciarle e adattarle alle esigenze di ogni scuola
2. di spendersi per sensibilizzare i colleghi sull'importanza politica, professionale e morale di questa presa di posizione
3. di monitorare l'andamento dei collegi e tenerci informati sulla calendarizzazione delle convocazioni, sull'esito del voto tra 50 e 60 e sulle varie iniziative intraprese.

Teniamo duro!

nz e ag

ps: Qui trovate il riepilogo aggiornato delle delibere nelle scuole.

Diciamo no alla scelta sulle ore

L'Adige, 29 marzo 2010

«La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta». Questa frase di T.W. Adorno pare fatta su misura per descrivere la situazione in cui si trovano i docenti di tutte le scuole superiori della provincia di Trento, chiamati a decidere sull'ormai nota questione delle durata delle lezioni a partire dal prossimo anno scolastico. In base alla recente Delibera della Giunta Provinciale n. 533, infatti, i collegi docenti dovranno votare scegliendo tra due opzioni: accogliere la «proposta innovativa» dell'Assessore Dalmaso, basata su lezioni da 50 minuti, oppure adeguarsi al modello Gelmini, costruito su lezioni da 60 minuti.
L'opzione trentina, se da un lato renderebbe possibile («a parità di tempo scuola totale annuo») un numero maggiore di unità orarie settimanali, e quindi l'ampliamento dell'offerta formativa e la maggior articolazione del quadro orario, dall'altro pone il problema, per gli insegnanti, del recupero dei 10 minuti che differenziano l'unità oraria dal tempo di lavoro stabilito dal contratto di lavoro. Recupero che ammonta, tutto compreso, a circa 110 ore annue e che le trattative sindacali hanno ridotto a 70. L'opzione nazionale, invece, se da un lato elimina il sentito problema del recupero, dall'altro costringe a impoverire l'offerta formativa e soprattutto, diminuendo la necessità di organico, produce una perdita immediata di posti di lavoro stimata dall'Assessore intomo alle 200 unità (pari a circa la metà dei docenti precari attualmente impiegati in Provincia).
Ma è davvero questo è il problema: 50 o 60? O non è invece proprio l'averci messo di fronte a una ««scelta prescritta» a nascondere l'inganno? Entrambe le opzioni, infatti, se lette con attenzione, si rivelano truccate. Votare per le lezioni da 60 minuti da un lato ci consentirebbe di sottrarci all'ipocrisia del recupero orario e di dire «no» al ricatto della Giunta, ma dall'altro legittimerebbe quel ricatto, scaricando su di noi la gravissima responsabilità di «eliminare» i 200 colleghi precari. Viceversa, decidere per le lezioni da 50 minuti, nel nome di una «solidarietà di classe» e nella speranza (illusoria) di in un buon utilizzo dei recuperi orari per costruire una scuola migliore, non garantirebbe in alcun modo il mantenimento dei posti di lavoro, e anzi probabilmente costituirebbe solo un primo passo verso il potenziamento delle cattedre da 18 a 20 ore settimanali, con evidenti ricadute sulla quantificazione degli organici.
A rafforzare la fondatezza delle nostre ipotesi contribuisce un semplice confronto tra i quadri orari nazionali e quelli trentini. Rifacendo bene i conti dei minuti, infatti, si scopre un'amara verità: l'opzione trentina non mantiene affatto un tempo scuola totale pari a quello nazionale, come più volte dichiarato dall'Assessore, perché, convertendo le ore Gelmini di 60 minuti in unità orarie Dalmaso di 50 minuti, risulta una drastica riduzione del monte ore trentino rispetto a quello nazionale. Nelle classi del triennio del liceo classico, per fare qualche esempio, 31 ore di 60 minuti (Gelmini) dovrebbero equivalere a 37,10 ore da 50 minuti, invece Dalmaso ne prevede 33: ogni settimana «spariscono» in questo modo 4,10 unità orarie da 50 minuti, così come ne spariscono 4 nelle classi dei trienni di scientifico, linguistico e delle scienze umane. Negli istituti tecnici, le parole dell'Assessore provano maldestramente a nascondere un taglio di 4,20 ore nelle classi del biennio e altre 2,20 ore per ogni classe del triennio.
L'alternativa posta ai docenti è dunque solo fittizia: in realtà le due ipotesi finiscono per coincidere proprio nel fine meramente finanziario di entrambe, imperniato sul risparmio di risorse attraverso la riduzione del personale.
Una terza possibilità dei docenti, l'astensione dalla decisione, pare formalmente impercorribile: la delibera è infatti blindata, poiché stabilisce che all'Istituzione scolastica che non esprimesse nessuna volontà (entro il 20 aprile) si applicherebbe, secondo la formula del silenzio-assenso, la «proposta innovativa» dei 50 minuti. 
Nessuna via d'uscita, dunque? Niente affatto. Se soltanto lo vorranno, i docenti avranno la possibilità di «sottrarsi a questa scelta prescritta»: denunciando esplicitamente il disegno macchinato dalla Giunta e rifiutando a priori, con una atto di «disobbedienza civile», di sottostare a questo ricatto. Noi li invitiamo a compiere quest'atto, a non svendersi come braccianti a condizioni miserabili, e a battersi affinchè la ricca Provincia Autonoma di Trento investa nell'istruzione pubblica, anziché destinare sempre più risorse a quella privata (i cui finanziamenti, è bene ricordarlo, saranno aumentati per il prossimo anno scolastico del 15 per cento). Un maggiore investimento economico garantirebbe infatti, al contempo, lezioni da 60 minuti - liberando i docenti dall'accusa di voler lavorare meno di quanto stabilito per contratto - e mantenimento degli attuali organici - evitando il sacrificio dei colleghi precari. A quel punto, toccherà alla Provincia scegliere, e in questo caso tra due alternative autentiche: la disponibilità a spendere di più per avere una scuola pubblica d'eccellenza, come ha sempre dichiarato di voler fare; o l'intenzione di risparmiare quattrini, che si mostrerà in tutta la sua evidenza. Nel primo caso, Dellai e Dalmaso potranno davvero vantarsi di essere altra cosa da Tremonti e Gelmini; nel secondo, non ci vengano più a raccontare panzane: saranno tali e quali, artefici di una brutale imposizione nel nome del risparmio sull'istruzione pubblica.

 Alessandro Genovese e Nicola Zuin

giovedì 25 marzo 2010

chiarezza


Più passano i giorni, più facciamo conti e confrontiamo tabelle e più la scelta tra 50 o 60 diventa difficile. All'aumentare della consapevolezza, diminuisce l'iniziale convinzione per l'una o per l'altra opzione. Leggendo le mail e ascoltando i ragionamenti nei corridoi e nelle aule docenti mi pare che l'equazione che ne risulta sia proprio questa.
Ho letto attentamente (e consiglio a tutti di farlo) anche la circolare 2376/10: nota di chiarimento della delibera 533. 

Effettivamente chiarisce molte cose.
Chiarisce innanzitutto che la scelta dei 60 non implica l'adozione dei quadri orari e della quantificazione nazionali (come qualcuno pensava), ma qualcosa che, per capirci è: discipline obbligatorie dell'iniziativa innovativa, diviso 50, per 60.
Chiarisce infatti che il tempo scuola totale annuo a disposizione di ogni classe di ogni indirizzo è identico - coi 50 e coi 60 - ed è pari al tempo scuola dell'iniziativa innovativa.
Chiarisce poi che quel tempo sarà ripartito in modo diverso a seconda dell'opzione scelta, ma che gli organici saranno calcolati sulla quantificazione oraria settimanale delle discipline: è così che i 60 minuti producono tagli, oltre che, probabilmente, con l'adozione di un coefficiente più elevato.
Chiarisce infine - e definitivamente - che, se non si delibera entro il 20 aprile, all'istituzione si applica l'iniziativa innovativa.


E' chiaro?


A me è sempre più chiaro che in ogni collegio docenti si delibererà alla fine secondo il prevalere di un interesse particolare sugli altri. Ma mi è altrettanto chiaro che nessuno di quegli interessi avrà la possibilità logica, matematica o politica di definirsi "generale" rispetto all'istituzione specifica e tanto meno rispetto alla scuola provinciale.


A me è chiaro soprattutto che,

A PRESCINDERE DALLA DELIBERAZIONE CHE ADOTTERANNO, 
TUTTI I COLLEGI DOCENTI 
- PENA LA RINUNCIA AD OGNI DIGNITA' PROFESSIONALE - 
AVRANNO L'OBBLIGO MORALE 
DI DENUNCIARE ESPLICITAMENTE IL RICATTO 
AL QUALE NON HANNO LA POSSIBILITA' DI SOTTRARSI.


Qualcuno, vi prego, mi spieghi se non è così... allora com'è?

'notte,
nz

culinaria

La riforma della scuola trentina è giunta quindi alla frutta.
L’abominevole pasto che ci è stato cucinato è stato tutto quanto scodellato. Ci si aspetta che venga digerito, sia pure con qualche mal di pancia. In fondo, si pensa, i professori sono di bocca buona: quante volte ce l’hanno passata quella risposta buttata lì senza studio? e poi i professori si fanno infinocchiare facilmente: quante volte ce la siamo cavata facendogliela sotto il naso? – Così la pensano, evidentemente, i cuochi e il maître (e la cameriera di sala) del ristorante Trentino, ricordandosi forse della loro personale esperienza scolastica.
Credo però che ci sia un limite alla digeribilità. E la pancia dei professori è già satura da molto tempo (per il resto la vostra immaginazione può ispirarsi alla verìdica caricatura del professore che Antonio Albanese ci ha offerto poco tempo fa, a puntate, in televisione).
Ora dovrebbero essere le singole scuole, e prima di tutto i docenti stessi, a decidere se le lezioni saranno di 50 minuti (formato trentino, a scartamento ridotto) o di 60 minuti (formato standard, nazionale). Così scrivono i giornali. Così dichiarano l’oste e l’ostessa.
Ma non è vero.
Oggi abbiamo potuto leggere la delibera della Giunta Provinciale di martedì 16. E sapete cosa vi si legge? Che siamo obbligati a fare i minuti di lezione che hanno deciso a piazza Dante. Ogni settimana in ogni classe faccio tre lezioni di storia. Ora la Giunta ha stabilito che queste lezioni devono essere di 50 minuti. E siccome tre lezioni settimanali così ritagliate durano 2 ore e 30 minuti, la Giunta mi obbliga a non fare di più di quelle due ore e mezza, anche se la mia scuola scegliesse lezioni da 60 minuti. La cosa ridicola è che si pretende che si studi anche la storia trentina: gliela faccio volentieri! – nella mezz’ora che mi tolgono.
Io e tutti i miei studenti preferiremmo avere lezioni da 60 minuti come nel resto d’Italia, e il nostro monte ore attuale di storia di 99 ore, come nel resto d’Italia. Se i miei colleghi ed io scegliessimo in collegio di fare le lezioni da 60 minuti, la delibera di martedì ci obbligherebbe comunque ad un monte ore annuale di storia ridotto a 85 ore. Così è per tutte le materie.
Volevamo lavorare di più e meglio, con più tempo in classe per correggere i compiti, per dare risposta alle esigenze degli studenti e sostenere i più deboli, tutti assieme nel lavoro comune. Oltre a “far lezione”. Invece, anche se scegliamo i 60 minuti, ci tolgono via le ore di scuola. Se invece scegliamo “di aderire all’iniziativa innovativa” (così scrivono!) della Giunta, allora ci tolgono comunque il tempo scuola e i ragazzi deboli vengono trattati a parte, nelle ore di terapia individuale del pomeriggio (così gli portiamo via anche il tempo per studiare).
La delibera del settembre 2009, espressamente richiamata a fondamento dell’ultima di martedì, diceva che “il monte ore annuale medio dovrà risultare non inferiore a 930 ore nei licei”. Nei quadri orari deliberati adesso risulta invece di 924 ore per il liceo classico e di 907 per lo scientifico. Nei quadri orari nazionali è di 970 ore per il classico e 950 per lo scientifico. L’orco e l’orchessa si sono mangiati una fetta di scuola.
Non credo che l’autonomia provinciale rispetto alla scuola secondaria si estenda fino a poter ridurre l’orario scolastico nazionale. Può integrare, modificare in parte, non ridurre. Non può togliere agli studenti trentini ore e ore di lezione pensando di restituirgliele a minuti sotto forma di sportelli, recuperi, progettini e progettuccoli pomeridiani. Non può impedire alle scuole trentine che lo vorranno, di difendere la dignità dello studio e della scuola, offrendo alle famiglie e ai giovani quello che viene offerto nel resto del Paese (e a Bolzano).
Al Trentino non serve una scuola a scartamento ridotto.
Non servono nemmeno politici a scartamento ridotto, del resto, minutaglia che ti conta i minuti di lavoro mentre ti porta via le ore da sotto i piedi.
E la scuola non ha bisogno di sindacati servi dei padroni a scartamento ridotto.
Per quel che mi riguarda, prima che mi tolgano anche i binari, domani prendo il treno per Bolzano. Voi trentini, invece, ricordatevi di non prenotare le vacanze per i primi di settembre dell’anno prossimo. La Giunta non ve lo dice a parole, ma è scritto nei numeri della riforma: si dovrà fare una settimana di scuola in più.
Andrea

domenica 21 marzo 2010

tragedia greca

I due figli di Edipo si accordarono per spartirsi l'eredità paterna: per i primi anni avrebbe regnato Eteocle, poi sarebbe venuto il turno di Polinice, che nel frattempo si allontanò da Tebe, finendo per diventare il Re di un'altra città.
Allo scadere del termine fissato, Eteocle rifiutò però di rispettare i patti. Così Polinice mosse guerra alla città natale.
Nella battaglia i fratelli si uccisero reciprocamente.
Il governo provvisorio fu affidato a Creonte, lo zio, che decise di rispettare le leggi degli dei della polis e seppellire con tutti gli onori Eteocle, perché difensore della città (sebbene traditore dei patti) e di lasciare agli avvoltoi il corpo di Polinice che la città aveva attaccato (sebbene per rivendicare il suo diritto).
Antigone, sorella dei due morti, non poteva accettare questa soluzione perché, se pure rispettava la legge della città, contraddiceva la giustizia degli dei familiari e sotterranei, che invece non poteva giustificare differenze tra i fratelli: inutilmente cercò di convincere Creonte e poi tramò di seppellire di nascosto e contro la legge anche Polinice. 
Antigone fece una brutta fine. E pure Creonte.
Chi si salvò fu solo Ismene, la quarta sorella che, nella consapevolezza della tragica alternativa, decise di non fare nulla, né aiutare la sorella, né assecondare la scelta dello zio.
Si salvò: ma restò sola in mezzo ai morti.

I particolari non me li ricordo, e non sono neanche sicuro che le cose andarono proprio così, ma facciamo finta. Mi pare che la nostra situazione sia molto simile: assecondare una legge ingiusta o rifiutarla in nome di un'altra divinità - familiare e sotterranea - o ancora chiudere gli occhi. 
Votiamo lezioni da 60 minuti per dire NO al ricatto della dalmaso (di fatto però realizzando quel ricatto e sottoscrivendo con la mano alzata il licenziamento di 200 colleghi)
Oppure votiamo lezioni da 50 minuti, nel nobile tentativo di rimanere compatti e solidali, con l'idealistica e ambiziosa (probabilmente illusoria) fiducia nel buon senso dell'amministrazione che ci permetterà di utilizzare i recuperi orari per costruire una scuola migliore
Oppure, come Ismene, sappiamo bene che le ore da 50 minuti non garantiscono nulla, che probabilmente sono solo un primo passo verso il potenziamento delle cattedre a 20 ore settimanali e che l'amministrazione non ha nessun reale interesse a migliorare la qualità della scuola... e tuttavia non ce la sentiamo di licenziare i nostri colleghi più deboli. Così ci asteniamo e lasciamo che la guerra faccia i suoi morti.

Sul forum la discussione è aperta. Chi vuole proporre riflessioni da pubblicare sul blog può mandare una mail con esplicite intenzioni.

buona domenica.
nz

PS: se nel frattempo volete leggervi la delibera... eccola qui

message in a bottle

MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA PER CHI SCEGLIE DI NON ADERIRE ALL’INIZIATIVA INNOVATIVA E DI VOTARE PER I 60 MINUTI...(ma anche per gli altri)

ESTRATTO DAL VERBALE DI DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA PROVINCIALE n. 533 DEL 16 MARZO 2010 [1]

Oggetto: Discipline obbligatorie e quantificazione oraria di insegnamento delle stesse per i percorsi del secondo ciclo di istruzione per l'anno scolastico 2010-2011. Iniziativa innovativa ai sensi dell'articolo 57 della legge provinciale n. 5 del 2006.

“6. di stabilire, in attuazione dell’articolo 57 della legge provinciale sulla scuola, che qualora l’istituzione scolastica del secondo ciclo di istruzione decida di non aderire all’iniziativa innovativa dell’ordinamento prevista dal punto 1):

a) presso l’istituzione, senza necessità di alcun provvedimento della stessa, si applicano le discipline obbligatorie e la quantificazione oraria annuale di insegnamento delle stesse:

a.1) per le classi del primo anno dei percorsi, quelle definite dall’iniziativa innovativa prevista dagli allegati 1.1 - Licei, 1.2 - Istituti professionali e 1.3 - Istituti tecnici;

a.2) per le classi degli anni successivi al primo, ad esaurimento quelle degli attuali percorsi in atto;

b) resta fermo che per tutte le classi la quantificazione di insegnamento delle discipline obbligatorie è ripartita in unità orarie di lezione aventi la durata pari a sessanta minuti - fatta salva l’autonomia riconosciuta dal decreto del Presidente della Giunta provinciale n. 13-12/Leg. del 1999 - e resta fermo che i limiti massimi per la flessibilità oraria per la definizione dei propri piani di studio sono quelli stabiliti dai regolamenti statali rispettivamente per i licei, per gli istituti tecnici e per gli istituti professionali;

c) in sede di determinazione degli organici spettanti a queste istituzioni scolastiche si dovrà tenere conto della quantificazione oraria settimanale delle discipline obbligatorie, approvata dall’istituzione nella sua autonomia in attuazione delle lettere a) e b), verificando il tempo scuola effettivamente prestato, ciò al fine di rispettare quanto stabilito dall’articolo 5, comma 3, lettera a), secondo periodo[2], del decreto del Presidente della Giunta provinciale n. 13-12/Leg del 1999”

Provo a tradurre - proiezione per il prossimo anno per un I.T. (600 studenti):
· Classe prima “tecnologico”: Dalmaso prevede 992 ore/anno, cioè 992 ore : 34 settimane = 29 ore/settimana. (per effetto del precedente punto b)

· Classe seconda ITI (oggi 34 periodi, da convertire in ore da 60’ – cfr. precedente punto a.2):

(34 periodi/settimana x50’): 60’ = 28 ore/settimana (per effetto del precedente punto b)

· E così via per le altre classi…. (il discorso non cambia, nella sostanza, neppure nei licei…)

Tre conseguenze immediate:
Non si capisce dove si troveranno le risorse per le supplenze brevi, le sorveglianze, le ore alternative all’IRC e le numerose altre iniziative di supporto all’offerta formativa;
C’è una forte (e immediata) contrazione dell’organico.

Calcolando gli effetti in un istituto tecnico di sei sezioni “complete” (30 classi = 30x20 = 600 studenti):

a. proposta 50’ = 57 “cattedre” perché: (6 classi prime x 35 periodi + 24 classi x 34 periodi) =1026 periodi

(1026 periodi : 18 periodi/cattedra) = 57 “cattedre”

b. proposta 60’ = 47 “cattedre” perché: (6 classi x 29 ore+24 classi x 28 ore) = 846 ore

(846 ore : 18 ore/cattedra) = 47 “cattedre”

Cioè si perdono 10 “cattedre”. Dal prossimo settembre.[3]
I collegi docenti dovrebbero stabilire a chi assegnare le 28/29 ore a settimana (N.B.: le ore non saranno più 34/35!!! – cfr precedente punto c). In effetti una bella “guerra” tra colleghi è quello che manca per completare l’idilliaco quadretto….

E’ UN RICATTO BELLO E BUONO!!!

E SE, INVECE, VOTASSIMO UN BEL DOCUMENTO DI DENUNCIA DEI MISFATTI?

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[1] Qui riporto solo ciò che stabilisce la recente delibera della G.P. nell’ipotesi di voto a favore dei 60’. Cerco di mostrare che i collegi docenti saranno chiamati ad esprimersi (entro un mese!!!) tra due alternative che “alternative” non sono.
[2] Dall’articolo citato: “Resta fermo il rispetto del monte ore annuale, pluriennale o di ciclo previsto per le discipline e attività obbligatorie, nonché, per i docenti, il rispetto dell'orario complessivo di lavoro stabilito dal relativo contratto, da completarsi comunque, nel caso di riduzione dell'unità oraria della lezione al di sotto dei sessanta minuti, anche sulla base di apposita programmazione plurisettimanale (…)”
[3] Si tratta di calcolo “spannometrico” (fatto dal sottoscritto), ma mi sembra possa rendere l’idea.

Lorenzo Bonfatti

Io sceglierò le ORE DA 60 Minuti!


Nel tentativo di far stare assieme posizioni differenti tra loro, al termine del comunicato-stampa, si opta in ogni caso per una delle due opzioni (che,nel frattempo sono diventate tre!). La questione è TUTTA da rivedere e riformulare, in maniera documentata, non ideologica e pragmatica.
Alcuni elementi di chiarificazione:
1)Tra il "modello Gelmini" e quello "Dalmaso" io scelgo ,senza alcun dubbio,quello gelminiano ritenendolo il male minore. 
2)Passando dall'astratto al concreto si tratta,con onestà intellettuale,di valutare COME il modello nazionale venga recepito in questa disgraziata provincia. 
3)E' realmente possibile, per i collegi docenti,"deliberare di non deliberare"? (come pare che fonti sindacali consiglino...).
4)Qualora ciò fosse possibile si eviterebbe una lacerante "guerra tra poveri" e si darebbe,alla Dalmaso e alla sua coalizione, UNA RISPOSTA POLITICA!
5)la mia volontà è di dare una risposta a questa specie di sindacati (cisl e cgil in particolare...) e al pessimo mondo politico e gerontocratico che sta alla spalle della DEFORMA-Dalmaso.
6)Vorrei fosse chiaro che, per me, NESSUN ACCORDO è POSSIBILE, sulle basi attuali, con PAT e sigle sindacali aderenti alla Deforma.
7)Ciò è dovuto al fatto che, mentre la "proposta romana" ha il preciso scopo di fare cassa con conseguente macelleria sociale e spendere meno per la scuola (ricordiamoci che il prossimo anno arriva la terza tranche di licenziamenti a firma Tremorti-Gelmini inscritti nella Finanziaria 2009) la Deforma-Dalmaso non viene da un contingente fine liberista e populista ma dalla  precisa volontà di attaccare L'AUTONOMIA DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE! creando un monolite trentocentrico.
8) Il mostro NON HA ASPETTI POSITIVI! Non garantisce nulla a livello occupazionale per il semplice motivo che, togliendo gli IPC, RESTRINGE l'area della scolarità pubblica e espande lo spazio di istruzione paritaria e formazione privata.
9)La Tremorti-Gelmini TOGLIE e lascia il vuoto perchè vede il "PUBBLICO" come spazio nemico, non controllabile, antagonista, foriero di spreco e ostacolo (in particolare per quanto concerne a sanità e scuola) a iniziative private (LIBERISMO mal digerito...) la Deforma-Dalmaso, attraverso l'emendamento DE TORRE, conferma la precisa volontà di SOSTITUIRE la SCUOLA PUBBLICA con un'altra scuola, di tendenza cattolica, fintamente solidaristica e fortemente trentocentrica, capace di assecondare le voraci bramosie clientelari che fanno da corollario anche all'assunzione delle competenze sull'università. E' un disegno "Orwelliano" tutto POLITICO! La SOLUZIONE FINALE prevede l'estensione unilaterale di una sorta di PAT-MIUR, "geneticamente modificato",  ipertrofico e al cubo da applicare a TUTTE LE SCUOLE trentine creando una situazione inedita nel panorama scolastico italiano: un rapporto private-pubbliche capace di lievitare da 27-28% a 72-73% (anomalo...ma ancora non troppo indecente...ad un rapporto inquietante di 40% a 60% decisamente inquietante perchè totalmente eterodiretto!
10) Mi vogliono spiegare ora i sostenitori dei 50 minuti come sarebbe concretamente possibile difendere precariato e sovrannumerari in uno scenario del genere? A regime, Senza IPC, perdiamo tra il 10 e il 12% dell'utenza a vantaggio di F.P.A regime...c'è l'obbligo a 15 anni e non più a 16. A regime il Mostro Deforma-Dalmaso rafforza le private ed incoraggia l'abbandono scolastico.L'obiettivo di un contenimento della spesa e di un ciclo chiuso che va dalla Federazione scuole dell'infanzia(In Trentino già maggioritarie rispetto al settore pubblico...) sino all'università è possibile!Bisogna attentamente valutare l'ipotesi di una "terza soluzione" (nè 50 nè 60) se svela la volontà della Provincia di sostituirsi ai "motivi di causa esterna" e consente un reale mantenimento della AUTONOMIA SCOLASTICA. Ma la clava da agitare, per nulla metaforicamente!!!!!,sono solo le ore da 60! Perchè? Perchè se mi tagliano 1a ora da 50 minuti su 3 e scendo a 2 da 60 passo da 150 a 120! Perchè è un NO deciso ad un RICATTO! Non condivisibile nè nel merito nè tantomeno nel metodo. Perchè l'unica e l'ultima volta che avremo diritto di dire qualcosa relativamente al NOSTRO FUTURO concreto di lavoro e di qualità del lavoro ci sarà offerta nei collegi docenti da una provincia che quello spazio,se potesse,ci avrebbe già tolto e da sigle sindacali che non ci rappresentano! (Andate a vedere il sito nazionale della cisl,settore f.p. e capirete tante cose...). Se ci sarà spazio di manovra lo useremo. Se ci chiederanno di scegliere tra un recupero frontale, con gli studenti, in classe, che non ci impone 110 ore, conserva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e non ci obbliga a rendere all'amm.ne, in totale, quasi 6 ore la settimana... Io non ho dubbi circa la scelta che farò: sceglierò le ORE DA 60 Minuti! Non voglio diventare un servo della gleba: voglio rimanere libero di scegliere! Se otterremo qualcosa sarà agitando la clava non certo mostrandoci disponibili a farci scippare,una volta per tutte e definitivamente, autonomia scolastica e capacità di optare. La Deforma-Dalmaso infine ci staccherebbe, in maniera definitiva, dal quadro scolastico nazionale: un ulteriore elemento di debolezza fatto passare, con una disonestà intellettuale rivoltante, da cisl e cgil, come un "arricchimento dell'offerta formativa": come un'opportunità.
 Alfredo  

venerdì 19 marzo 2010

nel frattempo... a cavalese


Vi aggiorno sulle Riunioni di indirizzo del linguistico e dello scientifico di oggi. 
Questo è quello che ho capito io. 

Su cosa voteranno i Collegi Docenti quando arriverà il momento di scegliere tra le ore da 50' e le ore da 60'? 
La situazione futura non è chiara e nemmeno quella presente (volutamente)?

Partiamo dal principio: anzitutto non votiamo se aderire alla riforma Dalmaso o alla riforma Gelmini (che, paradosso dei paradossi, alla fine dei conti potrebbe essere la soluzione "meno peggio"). 
Per decreto, la riforma Gelmini in Trentino non prende piede. Allora che votiamo? Votiamo se aderire alla riforma Dalmaso (50 minuti) o se non aderire (60 minuti). Che differenza c'è? Se aderiamo alla riforma Dalmaso, aderiamo al nuovo quadro orario di lezioni da 50 minuti che rispetto alla riforma Gelmini non presenza a mio avviso sostanziali cambiamenti eccetto le lezioni da 60'.
Se non aderiamo, implicitamente rinunciamo alle lezioni da 50' e aderiamo al quadro orario proposto dalla PAT di lezioni di 60', che NON E' il quadro orario della Gelmini, ma un obbrobrio ancora peggiore (sic!) che (volutamente?) indica solo il monte ore annuale di lezione, che a sua volta risulta essere indivisibile per 34 (settimane). Un esempio: la seconda opzione prevede per la materia di storia 57 ore (di 60') annuali nelle classi quinte; il che significa 1,67 ore a settimana. Come fare? La PAT passa la patata bollente agli Istituti. Davvero dei geni.

Perchè 50'? E' la soluzione "meno peggio":
- dal punto di vista didattico: permette corsi di recupero e laboratori pomeridiani che non pesano alle casse degli Istituti, essendo il "recupero" dei 10' di lezione.
- dal punto di vista della salvaguardia dei posti di lavoro: le ore da 60' comportano una notevole riduzione delle ore di lezione, quindi delle cattedre, quindi degli organici. Da noi è stato fatto il calcolo che salterebbero 10/11 cattedre.
 Inoltre le ore da 60' non prevedono recupero dei docenti: quindi i corsi di recupero e di approfondimento sarebbero interamente pagati dal Fondo di Istituto che però, col venir meno delle cattedre, automaticamente sarebbe diminuito. Quindi, si prospetterebbe un intervento finanziario di enti esterni (famiglie? Confindustri? Cobas del latte? Vescovado?) per poter ampliare l'offerta formativo, ovvero mantenerla così come è e non diminuirla.

Ultima cosa: le ore da 60' obbligano i docenti e gli studenti a rientri pomeridiani (non si potranno fare tutte le lezioni durante la mattina) e non colpiranno solamente i "precari", ma anche chi è di ruolo, poiché la diminuzione delle cattedre riguarda tutte le materie. 
Qualcuno (chissà chi) vorrebbe trarre vantaggio da questa situazione per opporre precari e docenti di ruolo e fare (anzi, far fare) tagli indiscriminati: dobbiamo stare attenti a non cadere in questo tranello. Dobbiamo lottare insieme ed essere solidali. Ricordatevi che chi è sicuro oggi, non è detto che lo sia domani: la vicenda degli insegnati di diritto-economia dovrebbe insegnare qualcosa.

Lorenzo

mercoledì 17 marzo 2010

su con le orecchie

La questione, ormai si è capito, è di fondamentale importanza e per questo sarà necessario che ogni collegio docenti decida con la massima consapevolezza: consapevolezza che non c'è. 
Dobbiamo fare in modo da colmare il vuoto di informazione: 
prima di tutto dobbiamo leggerci la delibera e anche il documento dell'accordo sindacale;
in secondo luogo dobbiamo provare a ragionare insieme per capire dove si possono nascondere eventuali rischi ma anche per capire quali possibilità in positivo sono concretamente a portata di mano dei collegi docenti;
c'è infine tutta una serie di aspetti non chiariti che vi invitiamo ad individuare e mettere in evidenza.

Già cominciano ad arrivare le prime idee.

Intanto una domanda: e se tra i 50 e i 60... un collegio docenti decidesse di adottare ore da 55? 
in quale riforma si ricadrebbe? dalmaso o gelmini? con che modalità? dovremmo recuperare solo metà delle ore? è un'ipotesi percorribile?

Chiara segnala poi un altra questione interessante: 

Non si può dire che l'opzione "trentina" abbia un tempo scuola totale pari a quello nazionale , perché, se si convertono le 'ore Gelmini' in unità orarie di 50 minuti (o viceversa le 'ore Dalmaso' in unità orarie di 60 minuti), emerge immediatamente e con grande evidenza, che, mentre nel biennio di classico, scientifico, linguistico, scienze umane, la proporzione regge, nei trienni e altrove non funziona. C'è infatti una forte sfasatura (per difetto) del nostro monte ore rispetto a quello nazionale. Per avere un equivalenza dovremmo almeno pretendere una conversione matematica corretta.
Faccio qualche esempio:

TRIENNIO LICEO CLASSICO:
31 ore (Gelmini) di 60' equivalgono a 37,10 ore da 50', non a 33 (Dalmaso). Ne tagliano 4,10 (da 50').

TRIENNIO LICEO SCIENTIFICO, LINGUISTICO, SCIENZE UMANE:
30 ore (Gelmini) di 60' equivalgono a 36 ore da 50', non a 32 (Dalmaso). Ne tagliano 4 (da 50').

BIENNIO ISTITUTI TECNICI:
32 ore (Gelmini) di 60' equivalgono a 37,20 ore da 50', non a 34 (Dalmaso). Ne tagliano 4,20 (da 50').

TRIENNIO ISTITUTI TECNICI:
32 ore (Gelmini) di 60' equivalgono a 37,20 ore da 50', non a 36 (Dalmaso). Ne tagliano 2,20 (da 50').

2. Inutile quindi che ci prendano in giro facendoci credere che in Trentino l'offerta formativa è più ampia e articolata, quando invece il tempo scuola complessivo diminuisce. Le unità di insegnamento (e quindi i posti di lavoro) sono comunque già decurtate a monte, a prescindere dalla questione dei 50/60 minuti e questo la dice lunga sugli intenti reali della riforma.

Chiara

PS: ho fatto controllare i calcoli dal mio 'matematico di fiducia'.




Su con le orecchie !!!!!

martedì 16 marzo 2010

50 o 60?

A seguito dell'approvazione della Delibera di Giunta sui quadri orari e sul relativo accordo coi sindacati rispetto alla gestione del tempo scuola, si aprirà nelle singole scuole la discussione su come adeguare la nuova normativa alle specifiche esigenze didattiche dei relativi progetti di Istituto: la cosiddetta questione dei 50 o 60 minuti. 

Riducendola ai suoi termini essenziali l'alternativa è tra il modello proposto dall'amministrazione Provinciale, che prevede unità orarie da 50 minuti, e quello adottato a livello nazionale con unità da 60 minuti. 

L'opzione “trentina”, se da un lato rende possibile, a parità di tempo scuola totale, un numero maggiore di unità orarie settimanali che permetterebbe l'ampliamento dell'offerta formativa e la maggior articolazione del quadro orario, dall'altro pone il problema del “recupero”, per gli insegnanti, dei 10 minuti che differenziano l'unità oraria dal tempo di lavoro stabilito dal contratto. Recupero che ammonta, tutto compreso, a circa 110 ore annue. 

L'opzione nazionale, invece, se da un lato elimina il problema del “recupero”, dall'altro costringe a impoverire l'offerta formativa e soprattutto, diminuendo la necessità di organico, produce una perdita immediata di posti di lavoro stimata intorno alle 200 unità (pari a circa la metà dei docenti precari attualmente impiegati in Provincia). 

Le trattative al tavolo sindacale hanno finora assecondato le intenzioni dell'Assessorato e si sono concentrate sulla contrattazione del numero di ore da recuperare effettivamente, spostando l'asticella in funzione della disponibilità reciproca e giungendo in questi giorni ad un compromesso per cui ogni insegnante dovrà recuperare “soltanto” 70 ore, di cui 4 per l'aggiornamento e 66 in “attività con gli studenti”. 

A questo punto la patata bollente passerà nelle mani dei collegi docenti che dovranno deliberare: 50 o 60? 

Nell'assemblea del 12 marzo degli Stati Generali della Scuola Trentina, valutate le proposte sul tavolo e analizzati i pro e i contro delle due ipotesi, si è capito che si tratta di un falso problema o, meglio, di una questione soltanto accidentale: la sostanza sta invece nell'impostazione economicista e aziendalista della riforma, che discende direttamente dalle premesse ideologiche approvate con la delibera dell'11 settembre 2009, che pretende di valutare con cronometro “fordista” l'attività di docenti e studenti ...e che rischia di concretizzarsi a prescindere dalle decisioni dei singoli Collegi dei Docenti. 

Se infatti si opterà per i 60 minuti, la riduzione delle cattedre e il conseguente risparmio per le casse dell'amministrazione saranno inevitabili e immediati. 

Ma anche accogliendo la proposta dell'Assessore dei 50 minuti, si verrà a creare un enorme monte ore a disposizione dei singoli istituti che permetterà di risparmiare tutti i fondi con cui finora sono state retribuite le cosiddette attività accessorie all'insegnamento, dai progetti ai corsi di recupero, ai viaggi d'istruzione. Ma quel che è peggio è che, se non regolato adeguatamente, questo sistema potrebbe causare una analoga contrazione dei posti di lavoro: si pensi ad esempio alla possibilità di utilizzare quelle ore per le supplenze brevi (quanto brevi?) o per le compresenze, o per i corsi di recupero, per le attività funzionali o ancora per il sostegno agli studenti con BES... tutte attività che richiedevano o indirettamente producevano il ricorso alle graduatorie provinciali e d'Istituto. 

Ridurre il personale per avere lo stesso lavoro (ipotesi da 60 minuti) o aumentare la produttività del lavoro a parità di personale (ipotesi dei 50 minuti) sono due varianti dello stesso gioco al risparmio. Questa riforma, nella variante Gelmini da 60 minuti o in quella Dalmaso da 50, è di fatto una ristrutturazione che informa la scuola a una logica puramente aziendale, considerando le famiglie clienti, gli studenti prodotti e il personale risorse umane. Una scuola in cui il taciuto calcolo dei costi e dei ricavi finisce per contare di più delle proclamate buone intenzioni di innalzare la qualità del servizio e di aggiornare la proposta educativa alle mutate esigenze della società contemporanea. 

E tuttavia la scelta si presenterà inevitabile: che fare dunque? 

A noi sembra evidente che l'ipotesi dei 50 minuti sia qualificabile come il male minore, non fosse altro che per la possibilità che offre di arricchire e articolare i quadri orari e conseguentemente di non rinunciare da subito a un numero così elevato di cattedre/posti di lavoro. 

Detto questo, ci sembra fondamentale sollecitare i collegi docenti a far seguire e subordinare il voto dei minuti alla discussione e alla delibera (nei limiti dell'autonomia d'Istituto) delle modalità e dei criteri con cui recuperare le ore. 

Si tratta innanzitutto, fin da subito e con la massima determinazione, di disinnescare tutti quei meccanismi che finirebbero per erodere cattedre/posti di lavoro: dall'orario potenziato alle supplenze brevi, alle compresenze ecc. 

In secondo luogo è necessario abbandonare, con la stessa convinzione, la visione di quel “tempo in più” come un “furto di lavoro” e di cominciare piuttosto a pensare quell'enorme monte ore a disposizione come a una risorsa strategica per le nostre scuole: si tratta di trovare un accordo tra docenti e dirigenti per liberare quel tempo dalle rigide maglie burocratiche delle tabelle da riempire con le ore effettivamente lavorate e metterlo invece a disposizione della ricerca, della formazione, della creatività, dell'approfondimento, della sperimentazione, della solidarietà e di tutto quanto possa permettere ai docenti e agli studenti di migliorare concretamente la loro professionalità e la loro esperienza lavorativa e scolastica. 

Gli Stati Generali della Scuola Trentina 
Trento, 15 marzo 2010

La nuova fase degli Stati Generali della scuola trentina

Nel corso dell'ultima assemblea degli Stati Generali della Scuola Trentina del 12 marzo u.s., è emersa la precisa volontà di inaugurare una nuova fase, che risponda in modo efficace alla necessità di proporsi come interlocutori credibili e autorevoli in tema di scuola nei confronti dell'amministrazione, della politica, delle rappresentanze sindacali e più in generale della società.

L'elezione di un coordinamento e la nomina dei delegati nelle varie scuole della Provincia hanno costituito il primo passo concreto verso la creazione di una struttura stabile e riconoscibile, che sappia mantenere l'originaria vocazione democratica attraverso la partecipazione dal basso di tutte le componenti della scuola reale, ma che nello stesso tempo possa assicurare la necessaria operatività e legittimi l'attività organizzativa e comunicativa del movimento.

Fondamentale, in questo senso, è la rivendicazione della assoluta autonomia degli Stati Generali della Scuola Trentina da partiti e sindacati: l'auspicato dialogo con questi soggetti e l'apertura alla collaborazione, sia delle organizzazioni, sia dei loro iscritti, non inficia e anzi rinforza l'indipendenza di giudizio e di iniziativa degli Stati Generali, che non si pongono peraltro in alternativa o in concorrenza alle tradizionali rappresentanze, bensì come realtà diversa e ulteriore rispetto ad esse, come uno spazio di confronto orizzontale, aperto e non mediato.

La determinazione a continuare il percorso intrapreso all'inizio del 2010, risponde infatti alla necessità di colmare il pericoloso vuoto di riflessione, discussione e partecipazione che caratterizza da troppo tempo il mondo della scuola e che la recente fase riformatrice ha soltanto messo in evidenza. In questo panorama, gli Stati Generali ritengono di avere un ruolo preciso, che non si può considerare esaurito nella contestazione alla riforma e nella ricerca di un dialogo contingente, ma che, al contrario, si rende tanto più necessario e urgente proprio ora che la politica, provinciale e nazionale, sta per completare il riassetto normativo della scuola superiore.

La riforma che si sta definendo in questi giorni entrerà in vigore a partire dal prossimo anno scolastico: c'è bisogno di monitorare quante delle promesse fatte saranno mantenute o quanto invece si riveleranno fondati i timori emersi in questi mesi tra docenti, studenti e famiglie. Ci sarà bisogno di capire come sfruttare le novità introdotte dalla riforma per migliorare concretamente l'offerta formativa, la professionalità dei docenti e la capacità della scuola di rispondere alle esigenze degli studenti, della società e del mondo del lavoro. Rimarrà, soprattutto, lo spazio per pensare e proporre ulteriori innovazioni e adeguamenti, per costruire in prospettiva una scuola che si ponga coerentemente gli obiettivi di apertura e modernità che necessariamente le competono in una democrazia avanzata come la nostra pretende di essere.


Gli Stati Generali della Scuola Trentina
Trento, 15 marzo 2010 


martedì 9 marzo 2010

12 marzo, ore 9.30, stati generali


Venerdì 12 marzo 2010
Giornata di sciopero generale


Il sindacato ha legittimamente scelto di aderire alle iniziative nazionali,
ma ciò non toglie la necessità di una mobilitazione locale 
e concretamente ancorata alla questione della scuola,
ormai in vista del completamento della riforma Dalmaso.


Sono convocati
Gli Stati Generali della Scuola Trentina
a Trento, Sala circoscrizionale di S. Giuseppe - S. Chiara
via Perini 2/1 (angolo via Giusti 35)
Ore 9.30





Definiremo la struttura organizzativa degli SGST 
Decideremo se e come proseguire la nostra lotta per una scuola migliore,
indipendentemente dai dettagli della riforma
Faremo il punto della situazione,
Proveremo a capire cosa c'è davvero in gioco con la questione dei 50 o 60 minuti e dei piani orari.

Non mancare:




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Gli Stati Generali della Scuola Trentina
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