martedì 2 dicembre 2014

il plurilinguismo costa poco ed è redditizio

Le lingue dell'Europa. L'uso di tutte le espressioni nazionali costa poco e porta vantaggi all'Unione.
Il falso mito dell'inglese: né democratico né redditizio
di Michele Gazzola
Corriere della Sera, La Lettura, 30.11.2014 pag. 5

L’intervista rilasciata da Tullio De Mauro al «Corriere della Sera» il 3 novembre ha il merito, fra le altre cose, di sollevare la questione della lingua nella costruzione di una democrazia transnazionale europea. Alcuni osservatori ritengono che puntare su un`unica lingua, segnatamente l`inglese, sia la scelta giusta per permettere l`emergere di, uno spazio pubblico europeo e di un sentimento di solidarietà continentale. È lecito essere scettici a riguardo. La tesi secondo cui una democrazia ha bisogno di una lingua comune per funzionare, nella filosofia moderna, rimonta a John Stuart Mill. Si tratta però di un'idea che non ha valenza generale e che non si è dimostrata adatta a tutte le circostanze.
Le democrazie per funzionare hanno bisogno di una comunicazione efficace e inclusiva, il che non richiede necessariamente una sola lingua in comune. La Svizzera mostra che è possibile avere una democrazia multilingue solida ed economicamente rigogliosa. Il caso spagnolo e belga mostrano invece che volere imporre una lingua nazionale sulle altre rischia di generare tensioni sociali e politiche.
Nell'Unione Europea l`inglese è la lingua materna di circa il 13% dei cittadini. L`inglese quindi non è e non può essere una lingua «neutra» come il latino medievale o l`esperanto, con buona pace di chi crede nel «globish». In una Europa anglofona i madrelingua inglese godrebbero di vantaggi indiscutibili, e per molti versi inaccettabili. Un esempio? La posizione egemone dell`inglese in Europa frutta al Regno Unito circa un punto di PIL all'anno come esito del risparmio sulle spese di insegnamento delle lingue straniere e sulle traduzioni, ed essa permette ai Paesi al di là della Manica di attirare più facilmente personale altamente qualificato e studenti rispetto agli altri Stati europei. La preminenza di questa lingua a livello europeo comporta inoltre numerosi vantaggi strategici nella comunicazione istituzionale. Il 40% circa dei portavoce della Commissione uscente erano madrelingua inglese, più di tre volte la percentuale dei nativi anglofoni nell'Unione.
Più in generale vi è una fondamentale questione di inclusione, giustizia e partecipazione democratica dietro il tema della lingua nel processo di costruzione di una federazione europea, e nessuno ha mai chiarito in che modo la promozione dell'inglese come unica lingua comune gioverebbe alla causa della democrazia continentale e alla solidarietà fra popoli. Se bastasse una lingua unica come l'inglese per renderci «più europei», i britannici dovrebbero già essere i maggiori sostenitori dell'Europa unita. Il 56% dei tedeschi e 51% dei greci dichiara di avere una conoscenza almeno scolastica dell'inglese, ma ciò non ha impedito che in occasione dello scoppio della crisi del debito nella zona euro sorgesse una reciproca e profonda diffidenza fra le opinioni pubbliche dei due Paesi.
Diversi studi invece mostrano che l'utilizzo prevalente dell'inglese come lingua unica in Europa per le faccende politiche ed economiche ostacola la costruzione di una vera democrazia europea più di quanto non la favorisca. L'inglese è infatti una lingua conosciuta molto bene solo da una esigua minoranza dei cittadini europei. Nonostante decenni di insegnamento nelle scuole solo il 7-8% della popolazione europea non madrelingua inglese dichiara di avere una conoscenza molto buona di questa lingua, cioè una competenza linguistica adeguata a partecipare alle attività politiche in una democrazia anglofona. Non ci sono grandi differenze tra le generazioni, mentre la conoscenza tende a concentrarsi fra i cittadini europei appartenenti alle fasce della popolazione più istruite e con reddito da lavoro più elevato. Insomma una politica monolingue creerebbe diseguaglianze fra Stati membri e fra ceti sociali, alimentando sentimenti di lontananza verso le istituzioni europee.
La politica multilingue dell'Ue, il rispetto delle diversità e un diffuso insegnamento di diverse lingue europee nelle scuole e nelle università, invece, rendono possibile una gestione più efficace e inclusiva della comunicazione transnazionale europea. Non ci si lasci ingannare dalla prospettiva di una immensa e improbabile agorà transnazionale. Gli europei continuano e continueranno a lungo a vivere e lavorare all'interno dei confini geografici e mentali degli stati nazionali. La situazione tipica che si osserva in pratica non è quella di un calabrese che dibatte di austerità fiscale con uno slovacco, ma quella di un calabrese che discute con un campano degli effetti sull'economia italiana del rigore fiscale tedesco. Avere informazioni in italiano su quello che accade nelle istituzioni a Bruxelles o Francoforte e sapere un po' di tedesco, in questo caso, è quello che serve.
Durante la scorsa primavera, i maggiori candidati alla presidenza della nuova Commissione europea hanno tenuto dibattiti televisivi, a seconda delle circostanze, in francese, inglese, tedesco, e tali dibattiti sono stati spesso interpretati in altre lingue dell`Unione, incluso l'italiano.
Purtroppo dalla scuola italiana non vengono segnali incoraggianti. La politica linguistica adottata nel 2008 dal ministro Gelmini ha introdotto il cosiddetto «inglese potenziato» nelle scuole medie, cioè la possibilità di sottrarre le ore per la seconda lingua comunitaria per aumentare il monte ore destinato all'inglese. Si tratta di una politica linguistica che andrebbe abbandonata perché ostacola lo sviluppo di competenze multilingui.
Investire su lingue quali tedesco o francese è strategico non solo per i motivi legati alla costruzione europea di cui si è già detto, ma anche per motivi commerciali. In primo luogo, Germania e Francia sono le principali destinazioni delle esportazioni italiane. Inoltre, l'inglese non è l`unica lingua a essere remunerata sul mercato del lavoro. Secondo alcuni recenti studi sulla redditività delle competenze linguistiche sul mercato del lavoro europeo, in Italia la conoscenza del tedesco e del francese, in termini di reddito individuale, rende di più in percentuale rispetto all'inglese, e questo accade proprio perché si tratta di competenze più rare e quindi più remunerate.
Va detto che il problema non è l'inglese in sé, ma l'egemonia di una lingua ufficiale dell'Unione sulle altre. Le istituzioni europee nate dopo la fine della Seconda guerra mondiale sono state create proprio con l'intento di neutralizzare le spinte egemoniche di un Paese sugli altri delegando alcuni poteri a istituzioni comuni sovranazionali che rappresentano tutti gli Stati membri. Il multilinguismo istituzionale non è altro che il corollario linguistico di questa idea. A chi obietta che garantire la comunicazione nelle 24 lingue ufficiali dell`Unione è troppo caro va fatto notare che il multilinguismo costa ai contribuenti solo lo 0,0085% del PIL dell'insieme dei 28 Stati membri, meno dell'1% del bilancio delle istituzioni europee e poco più di due euro all'anno a cittadino. E difficile ritenere che si tratti di costi insostenibili, specialmente se confrontati con i costi delle diseguaglianze di un'Europa monolingue.

• Michele Gazzola è dottore di ricerca in Gestione della comunicazione multilingue all`Università di Ginevra e ricercatore «Marie Curie» in Economia linguistica all`Università Humboldt di Berlino, dove dirige un progetto sulle politiche linguistiche e la giustizia linguistica nell`Ue (www.michelegazzola.com).

Firmate e fate firmare il nostro appello #4SìalPlurilinguismo4NOalTrilinguismo: clicca QUI

lunedì 1 dicembre 2014

10 dicembre. Assemblea generale SGST

Dal pomeriggio di lavoro svolto nella nostra sede sabato 22 novembre, è emersa una serie di analisi, critiche e proposte che proviamo a sintetizzare qui sotto, invitandovi a valutarle ed eventualmente commentarle.



Mercoledì 10 dicembre alle ore 18.00

è convocata 
l'assemblea generale di SGST-Fenalt

per deliberare, a partire dalle proposte emerse, il documento di indirizzo su cui costruire le prossime iniziative sindacali e politiche: un documento che definisca le linee della nostra azione nei confronti dei colleghi, dell'amministrazione, degli altri sindacati e dell'opinione pubblica.


E' un momento importante per cui - ancora una volta - raccomandiamo tutti gli iscritti di fare il possibile per partecipare.


Vi aspettiamo.


nz e ag


0. Considerazioni generali

SGST-Fenalt non è e non vuole essere un sindacato di retroguardia: la nostra non è una posizione conservatrice e di sterile opposizione.

Al contrario, proprio perché consapevoli delle reali dinamiche educative e organizzativa che segnano la scuola trentina, noi siamo i primi a voler contribuire a cambiare la scuola.

Non ci basta tuttavia che "in qualche modo" cambi "qualcosa": 
serve immaginare un disegno complessivo, di ampio respiro e di lunga durata,
serve uscire dalla logica di breve periodo delle riforme affastellate e contraddittorie, realizzate in fretta e furia sull'onda delle esigenze di bilancio o delle mode pedagogiche o dell'ideologia politica degli amministratori.



1. NO al Trilinguismo, Sì al Plurilinguismo

SGST-Fenalt, criticando - nel metodo e nel merito - il "Piano Provinciale per il Trilinguismo" recentemente approvato dalla Giunta Provinciale, è favorevole a un piano per il potenziamento delle competenze linguistiche che parta da un confronto democratico e attento alle esigenze didattiche e culturali presenti nella scuola trentina e costituisca un tassello fondamentale di una scuola pubblica inclusiva, di qualità, laica, moderna ed efficace, 

SGST-Fenalt avanza le seguenti richieste e proposte:
  • Sia superata l'ideologia del trilinguismo, culturalmente misera e ottusa, e si passi a un vero plurilinguismo, come espressione di una cultura aperta e cosmopolita.
  • Sia garantita la possibilità di insegnare e imparare tutte le lingue (non soltanto inglese e tedesco) rispettando da un lato la libertà di scelta di studenti e famiglie e dall'altro l'autonomia delle Istituzioni scolastiche.
  • siano adeguate, garantite e potenziate  tutte le forme dell'inclusione rivolte ai soggetti più deboli o svantaggiati 
  • siano resi pubblici i risultati delle sperimentazioni linguistiche degli ultimi dieci anni 
  • sia fatta chiarezza dei sistemi e definizioni dei metodi didattici (clil, immersione linguistica, etc.)
  • ogni iniziativa prevista per il potenziamento delle competenze linguistiche sia realizzata mantenendo o migliorando i livelli di occupazione nella scuola trentina,  aumentando le ore di organico a disposizione delle istituzioni scolastiche e non ledendo i legittimi interessi dei  docenti 
  • sia ridotto al minimo indispensabile e soltanto in forma transitoria il ricorso a personale non abilitato e vengano previste adeguate trasparenti graduatorie anche per i docenti madrelingua
  • venga stabilito una quadro di riferimento per il riconoscimento del tempo di lavoro aggiuntivo dei docenti coinvolti (programmazione collegiale, formazione, diversificazione della didattica etc.)
  • l'introduzione della metodologia CLIL sia fatta gradualmente ( a partire dalla primaria verso la scuola superiore, a partire da moduli extracurricolare e facoltativi verso l'integrazione nei piani di studio) e senza forzature, in coerenza col percorso formativo degli studenti e comunque garantendo i livelli didattici e contenutistici delle specifiche discipline coinvolte
  • siano stabiliti dei criteri e delle priorità nella scelta delle discipline coinvolte nell'introduzione della metodologia CLIL
  • siano affrontati i nodi didattici e organizzativi relativi all'esame di stato

2. Organizzazione oraria del lavoro docente


SGST-Fenalt, ribadisce che gli insegnanti trentini non si debbano rassegnare a un sistema (organizzazione, contratto, ecc.) che li carica di un supplemento di lavoro non pagato in costante e progressivo aumento. 

In prospettiva, perciò, resta prioritario rimettere in discussione la logica secondo cui i docenti devono lavorare (e lavorare gratuitamente) anche oltre alle ore di didattica in classe e alle ore implicate dalla funzione docente. 
E' soltanto in questa prospettiva che devono essere considerate entrambe le seguenti ipotesi emerse nel dibattito:

a) Ritorno a contratto e stipendio nazionale (circa 150-200 euro in meno?)
  • 18h da 60min per lezioni in classe + attività funzione docente (collegi docenti, consigli di classe, udienze generali)
  • Tutti i progetti e tutte le altre attività vengono pagati extra
b) Cartellino con ore certificate
  • Per la primaria: max 22 ore da 60 minuti per lezioni in classe + 14 ore da 60 minuti per altre attività preventivate e misurate (supplenze, compresenze  etc.)
  • Per la SSPG: max 18 ore da 60 minuti per le lezioni in classe + 18 ore per altre attività preventivate e misurate (supplenze, compresenze  etc.)
  • per la SSSG: max. 18h da 50min per lezioni in classe + 21h da 60min così suddivise: programmazione, preparazione e correzione (min. 10 ore per discipline senza verifiche scritte; min. 12 ore per discipline con verifiche scritte); funzione docente; aggiornamento; altro fino al completamento delle 21 ore
  • Come per il restante personale provinciale il cartellino inizia a segnare il tempo di lavoro da quando il docente entra a scuola
  • Le ore “buche sono ore svolte in servizio, quindi conteggiate a tutti gli effetti (salvo che non si abbandoni ledificio scolastico per poi rientrare).
  • La scuola mette a disposizione tutti i propri locali per lattività pomeridiana dei docenti (aule di dipartimento, laboratori, aule di informatica) e prevede l'allestimento di spazi adeguati per il lavoro individuale.
  • Ogni docente che torni al lavoro nel pomeriggio ha diritto al buono pasto
  • Fatta eccezione per la didattica e gli impegni collegiali, gli orari devono essere flessibili e il monte ore deve essere conteggiato a fine mese.
Nota a margine sull'effetto psicologico: alcuni colleghi rilevano giustamente che il cartellino attenta al prezioso tempo libero dei docenti e soprattutto alla libera organizzazione del tempo; altri colleghi invece, mettono in evidenza come lattuale situazione ibrida, senza limiti chiari, porti i docenti a essere considerati sempre potenzialmente in servizio, quindi mai nella condizione di distinguere nettamente tra tempo lavorativo e tempo privato, finendo per inquinare pericolosamente il secondo con il primo.

Seconda nota a margine: nelle scuole primarie le lezioni pomeridiane (fino alle 16.00-16.30) sono la regola; in molte SSPG ci sono pomeriggi obbligatori (anche fino alle 17.00); ma anche negli istituti tecnici e (nei pochi) professionali i pomeriggi (di lezione) sono una realtà...



3. Valutazione e carriera dei docenti

SGST-Fenalt, continuando una battaglia che conduce da anni, 
nell'ottica di una generale valorizzazione della professione docente e 
nel tentativo di immaginare strumenti che consentano di evidenziare e riconoscere qualità e meriti, individuali e collegiali e in pari tempo di individuare eventuali carenze e fragilità, 

dice:
  • sì alla valutazione dei docenti 
  • sì a valutazioni plurali e intrecciate: questionari degli studenti, autovalutazione degli organi collegiali, valutazione di esperti esterni
  • sì alla valorizzazione professionale attraverso la differenziazione delle funzioni all'interno delle istituzioni scolastiche
  • sì al riorientamento professionale all'interno del sistema formativo provinciale
  • sì alla formazione efficace e mirata all'acquisizione di strumenti e competenze specifiche
  • no alle percentuali di merito prefissate (es. 66% - 33% della proposta del Governo)
  • no al rapporto diretto valutazione / retribuzione
  • no a comitati interni di valutazione
  • no alla valutazione da parte del dirigente
SGST-Fenalt ribadisce però, quali condizioni imprescindibili per una valutazione dei docenti: 
  • contratti a tempo indeterminato,
  • condizioni di lavoro adeguate (serve una riorganizzazione e un ripensamento di orari, classi, studenti, verifiche…)


4. Territorialità


  • NO  al vincolo di iscrizione per bacino di utenza: per Nessun ordine di scuola

domenica 30 novembre 2014

Anche on-line l'appello #4NOalTrilinguismo4SìalPlurilinguismo

Da ora si può firmare anche on line l'appello di SGST-Fenalt




Basta cliccare  QUI.

Diciamo NO al Trilinguismo di regime, autoritario e ideologico
 e Sì a un Plurilinguismo democratico, aperto e intelligente, 
rispettoso della dignità e dei diritti dei docenti 
e garanzia della libertà degli studenti, delle famiglie e delle scuole.

Scarichiamo, stampiamo, diffondiamo e facciamo firmare l'appello cartaceo.

 condividiamo via social e via mail la petizione on-line.


Abbiamo due settimane di tempo per farlo sottoscrivere al maggior numero possibile dei docenti.

Prima di Natale consegneremo il nostro regalo per le feste 
al Presidente-Assessore Ugo Rossi.

sabato 29 novembre 2014

La giunta approva il Piano per il Trilinguismo

La Giunta Provinciale ha approvato oggi il piano per il Trilinguismo.
Se vi non vi siete accorti del dibattito preparatorio e delle consultazioni tra gli insegnanti e della democratica valutazione di pro e contro.... è perché non ci sono mai state.

Come da consolidata tradizione trentina la Giunta presieduta dall'assessore all'istruzione Ugo Rossi vede e provvede in completa autonomia.

Ora il piano passa al Consiglio Provinciale: facciamoci sentire! 




NO al Trilinguismo di regime, autoritario e ideologico
 e 
  Sì a un Plurilinguismo democratico, aperto e intelligente, 
rispettoso della dignità e dei diritti dei docenti 
e garanzia della libertà degli studenti, delle famiglie e delle scuole.

Scarichiamo, stampiamo, diffondiamo e facciamo firmare l'appello cartaceo.

 condividiamo via social e via mail la petizione on-line.


Abbiamo due settimane di tempo per farlo sottoscrivere al maggior numero possibile dei docenti.

Prima di Natale consegneremo il nostro regalo per le feste 
al Presidente-Assessore Ugo Rossi.


4NO al trilinguismo e 4Sì al plurilinguismo

E' partita la campagna


Una raccolta firme da estendere in modo capillare a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Provincia, 
per dire NO al Trilinguismo di regime, autoritario e ideologico
 e per dire  Sì a un Plurilinguismo democratico, aperto e intelligente, 
rispettoso della dignità e dei diritti dei docenti 
e garanzia della libertà degli studenti, delle famiglie e delle scuole.

Scarichiamo, stampiamo, diffondiamo e facciamo firmare l'appello cartaceo.

 condividiamo via social e via mail la petizione on-line.


Abbiamo due settimane di tempo per farlo sottoscrivere al maggior numero possibile dei docenti.

Prima di Natale consegneremo il nostro regalo per le feste 
al Presidente-Assessore Ugo Rossi.





sabato 15 novembre 2014

LIP: una legge di iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica

In vista del nostro incontro di sabato 22, potrebbe essere utile e interessante rileggersi la LIP: si tratta di una Legge di Iniziativa Popolare per una Buona Scuola per la Repubblica, elaborata da un gruppo di genitori, insegnanti, studenti e cittadini.
E’ una proposta di legge già presentata in Parlamento, si chiama: “Norme generali sul sistema educativo d’istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia“. È stata depositata alla Camera, per la prima volta, nel 2006. E’ stata ripresentata in questi ultimi due mesi sia alla Camera che al Senato, sottoscritta da parlamentari di diverse forze politiche;
Potremmo trovarci buone idee e spunti interessanti


venerdì 14 novembre 2014

per una proposta sindacale articolata e precisa



organizza un pomeriggio di discussione e approfondimento finalizzato a elaborare una serie di proposte 
chiare, concrete, innovative e migliorative, 
relative ai temi più urgenti e scottanti della scuola trentina


sabato 22 novembre 
dalle 14.30 alle 19.30
presso la sede Fenalt a TRENTO 
Via Leopoldo Pergher, 16


Nella prima parte lavoreremo per gruppi, ognuno concentrato su un particolare tema.

Nella seconda parte, poi, le proposte elaborate dai gruppi saranno condivise, discusse, approvate, e assemblate a formare una  proposta sindacale articolata e precisa.

Sarà con quella proposta che nei mesi a venire tenteremo di forzare il dialogo con l’amministrazione e contemporaneamente ci impegneremo per allargare la base del nostro sindacato, facendola conoscere nelle scuole e attraverso i media.

I gruppi in cui lavorare potrebbero essere i seguenti (eventuali altre proposte sono gradite):


1. Organizzazione e didattica (formazione classi, ipotesi di nuove figure come il docente tutor, sdoppiamento figura del dirigente, inclusione…)


2. Trilinguismo (insegnamento delle lingue, sperimentazioni, Clil e/o alternative possibili...)


3. Orario docente (riconoscimento ore extra-cattedra, ipotesi cartellino, settimana corta, apertura pomeridiana delle scuole…)


4. Valutazione e carriera dei docenti, (formazione, reclutamento, stabilizzazione precari,  graduatoria unica, meritocrazia e contratto...)


5. Rapporti scuola università  e mondo del lavoro (finalità, modalità, risorse...)


Chi desidera partecipare lo comunichi scrivendo a scuola.trentina@gmail.com
entro lunedì 17 novembre
comunicando la propria disponibilità a partecipare 
e indicando esplicitamente a quale tema intende dedicarsi.

a quelli che vorrebbero partecipare ma non potranno essere presenti e a quelli che non sanno che gruppo scegliere, perché avrebbero qualcosa da dire a proposito di tutti (o quasi tutti) i temi proposti, suggeriamo di farci avere via mail eventuali note e proposte: noi le raccoglieremo e le distribuiremo ai gruppi di lavoro.





piccolo report dell'incontro (dibattito) su "la buona scuola" di Renzi


Abbiamo partecipato, lunedì mattina, all’incontro “La buona scuola in tour” voluto dal Dipartimento Istruzione e da questo presentato come “dibattito pubblico” sul documento del governo Renzi. Nelle intenzioni dichiarate dell’organizzazione, l’incontro sarebbe servito al Ministero (rappresentato per l’occasione dal Dott. Luciano Chiappetta) per  raccogliere osservazioni e critiche da parte della scuola trentina.

L’apertura è stata affidata proprio al dott. Chiappetta, che ha intrattenuto per quasi un’ora tutti i presenti con un articolato discorso sull’universo, dal muro di Berlino che è caduto, fino ai giovani che sono il nostro futuro, per sostenere di fatto la bontà delle proposte del Governo.

E’ intervenuta poi la Dott. Ferrario, dirigente generale del Dipartimento Istruzione PAT, che faceva le veci dell’assessore Rossi, il quale anche questa volta ha perso l’occasione per occuparsi di scuola. La dottoressa ha detto che la dirigenza della scuola trentina si riconosce sostanzialmente in sintonia con le linee del governo, ma ha anche ricordato che, essendo il Trentino Provincia Autonoma, tutto dovrà essere eventualmente declinato attraverso normativa provinciale. Soprattutto, però, Ferrario ci ha tenuto ad affermare che il Trentino è già avanti nella realizzazione di quelle linee e che già da anni la nostra Provincia sta muovendosi in quella direzione modernizzatrice: valutazione e meritocrazia, stabilizzazione dei precari, trilinguismo, inclusione, dialogo scuola-università e scuola-lavoro. Ha concluso offrendo al governo la massima collaborazione e auspicando che Roma sappia raccogliere e valorizzare l’esperienza del Trentino.

Si è aperta quindi una lunga sequela di interventi (già programmati) che nelle intenzioni dell’organizzazione dovevano costruire  - appunto - il dibattito sul documento renziano.
Primo a parlare, uno studente rappresentante della consulta degli studenti, che ha elogiato il coraggioso tentativo del governo, buona occasione per cambiare in meglio la scuola e ha ricordato che “la buona scuola” è anche il frutto del contributo delle Consulte di tutto il paese.

Parlano poi i rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Associazione degli albergatori, Università di Trento, Cooperative trentine, Confagricoltori e forse qualcun altro: insomma proprio tutti i “reali” protagonisti della scuola trentina. Questi signori, palesemente poco interessati agli specifici contenuti del documento governativo, hanno approfittato del microfono per avanzare le loro aspettative (hanno bisogno, dicono, di figure dinamiche e preparate, adeguate alla dinamicità dell’economia trentina, che sappiano le lingue e si muovano agili nel moderno mercato globalizzato, eccetera), lodando in cambio le buone idee del governo e la fattiva collaborazione della Pat, ma soprattutto elencando le entusiasmanti iniziative che già da tempo tutti loro stanno realizzando.

A seguire, han preso a turno parola i capi dei tre sindacati confederali (solo quelli avevano invitato!), a loro volta rivendicando meriti nell’ammodernamento della scuola, nella collaborazione con le istituzioni, nella costruzione di una società pronta per il futuro e tutto il resto. Nessuno dei tre che abbia provato ad avventurarsi in quel documento per evidenziarne i limiti, le contraddizioni o gli elementi di palese ingiustizia che prefigura. Anzi, tutti e tre hanno plaudito all’apertura e alla disponibilità dell’amministrazione trentina, rivendicando un ruolo determinante e positivo nel processo di stabilizzazione dei precari e non meglio dimostrati meriti nella costruzione di un sistema di valutazione che migliorerà la qualità del sistema d’istruzione trentino. Tutti e tre: anche la Uil, che invece, anche in funzione delle ultime vicende, avrebbe ben potuto far valere una posizione di resistenza. 

Ampio spazio è stato offerto poi ai dirigenti scolastici (o loro portavoce) che hanno ognuno declamato i pregi e i meriti delle loro scuole nell’innovazione e nella costruzione di curricoli sempre più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro. La rappresentante dell’Associazione Nazionale Presidi si è presa anche la briga di elogiare quel passaggio del documento di Renzi che prefigura una non meglio precisata facoltà per i dirigenti di attingere al registro pubblico dei docenti per costruirsi la “squadra” più adatta al progetto e all’offerta formativa dell’istituto.

Si son fatte così le tredici: l’aula che era piena di circa duecento persone si è nel frattempo in gran parte svuotata. L’ultimo quarto d’ora è quel che resta per la voce di chi - non previsto in scaletta - ha comunque chiesto di intervenire: due docenti e due studenti.Un insegnante ha finalmente evidenziato alcuni elementi critici de La buona scuola e invitando Renzi a “fare il buon governo, prima di pensare alla buona scuola”, criticando l’autoreferenzialità del Premier. Ha presentato poi una sorta di lettera aperta al governo, redatta coi colleghi della sua scuola.

A questo punto ho avuto modo di dire due cose anche io. Ho innanzitutto criticato l’idea di convocare un dibattito sulla scuola il lunedì mattina, quando, notoriamente, la scuola è a scuola: non c’era evidentemente nessuna intenzione di ascoltarla.

Rivolgendomi al dott. Chiappetta, ho detto che il progetto renziano del sistema di valutazione e avanzamento meritocratico della carriera dei docenti è “una clamorosa idiozia”. Per non lasciare dubbi, ho ripetuto tre volte questo giudizio e ho spiegato come un meccanismo siffatto, lungi dal produrre le dinamiche virtuose previste nel documento (mobilità orizzontale, qualità, collaborazione, creatività, nonché un significativo arricchimento dei docenti), produrrebbe in realtà danni incalcolabili per la scuola, sul piano della qualità della didattica e delle relazioni umane e professionali, generando non da ultimo una devastante e indegna guerra dei bottoni tra i docenti, che si dovrebbero contendere un misero aumento stipendiale di 60 euro ogni tre anni, sottomettendosi alla valutazione (le cui modalità son tutt’altro che chiare) da parte di colleghi e superiori. 

Motore di tale guerra sarebbe in particolare quel meccanismo che prevede che soltanto il 66% dei docenti possa ricevere lo scatto stipendiale: la contraddizione logica di una proposta che, nelle parole intende promuovere la qualità, ma nei fatti la esclude, stabilendo senza alcuna ragione comprensibile che soltanto due terzi degli insegnanti posseggano le qualità adeguate a svolgere il loro compito, escludendo quindi a priori la possibilità che i docenti bravi possano essere di più… o addirittura (come dovrebbe essere), lo siano tutti. Il trucco malefico di questa proposta è semplice: il terzo dei docenti che non raggiunge la valutazione positiva serve a pagare lo scatto degli altri due terzi. Questo è in realtà l’unico aspetto chiaro di un documento che per il resto è vago e vuoto, costituito  da una montagna di chiacchiere e idee buttate lì, sulle quali effettivamente possiamo essere tutti d’accordo: a chi non piacerebbe una scuola più ricca, efficace, moderna e meno burocratica? Altra cosa è dire come fare per realizzarla: ma il documento di Renzi e Giannini questo non lo dice.

Rivolgendomi quindi alla Dott. Ferrario e stigmatizzando l’assenza del Presidente/Assessore Rossi, ho detto di auspicare in Trentino un dibattito autentico e serio, che sostituisca queste chiacchiere con uno sforzo plurale e democratico per realizzare un profondo rinnovamento della scuola trentina. Non ho potuto perciò non ricordare che, se il Trentino è “avanti”, perché ha qualche laboratorio in più e ha già qualche idea sul trilinguismo e qualche forma di collaborazione col mondo del lavoro, è “più avanti” anche nel taglio delle risorse destinate alla scuola, nel furto di lavoro gratuito ai danni degli insegnanti (70 ore, accordo sulle 80+40, ecc), nella diluizione dei piani di studio, ed è più avanti soprattutto nella capacità di mentire: per esempio, dicendo e ripetendo ai quattro venti che in Trentino i precari sono stati stabilizzati, nascondendo la realtà di una promessa ben giocata sul tavolo sindacale (piano straordinario, mille assunzioni!) ma poi tradita con una quantità di assunzioni ridicola (291) del tutto in linea con l’amministrazione ordinaria degli anni precedenti.

(Nel suo intervento conclusivo, il dott. Chiappetta non ha ritenuto di dover rispondere a queste sollecitazioni. Così anche la dott.ssa Ferrario).


Ultimo intervento quello di Lorenzo Borga, studente attivo nel gruppo di Stazione Futuro, che ha raccontato del tentativo di realizzare un sistema di valutazione dei docenti  premiante e migliorativo basato sul giudizio espresso dagli studenti attraverso questionari anonimi e ben strutturati: esperimento assolutamente interessante anche dal punto di vista del metodo, perché mostra che la scuola si può anche riformare da sola, e che è proprio allinterno della scuola che si possono trovare le buone idee. 

Basterebbe ascoltarla.

(nz)

lunedì 10 novembre 2014

incontro sulla scuola con Adriano Prosperi e Carlo Salmaso


Giriamo anche questo invito per un incontro sulla scuola pubblica che abbiamo ricevuto dalla lista "L'altra Europa con Tsipras" di Trento:

UNA BUONA SCUOLA
PER LA REPUBBLICA
perché la scuola deve essere pubblica 

INCONTRO DIBATTITO PUBBLICO


Venerdì 14 novembre
ORE 20.00

SALA CIRCOSCRIZIONE CLARINA Via Clarina, 4 Trento

con:

CARLO SALMASO
membro del comitato per la Legge di Iniziativa Popolare «Per una buona scuola della Repubblica» 



ADRIANO PROSPERI
professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa

sabato 8 novembre 2014

Serata incontro con il Presidente/Assessore Rossi sul futuro della scuola trentina

Giriamo a tutti questo invito che ci giunge dalla Consigliera Provinciale Bottamedi:


invito alla serata

Idee e proposte per la scuola che verrà

Quale scuola vogliamo costruire insieme?

La scuola del merito e dell’inclusione;
La scuola a burocrazia zero;
La scuola delle risorse ottimizzate.

Dialogo con:

Ugo Rossi, Presidente e Assessore all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento,
la comunità scolastica,
le Istituzioni locali.


Venerdì 14 novembre 2014 – ore 20.30
Sala Cinema della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro
Riva del Garda – Via Rosmini, 5/b



giovedì 25 settembre 2014

un (parziale) quadro della situazione

Vi ricordate che il presidente/assessore Rossi a primavera ha promesso assunzioni dei precari della scuola con numeri giganteschi. Prima mille, poi settecento, poi "fino a" cinquecento più le maestre della scuola dell’infanzia. 
A giochi fatti... abbiamo fatto i conti (qui la tabella elaborata dal nostro Lorenzo Bonfatti). La montagna ha partorito il topolino. Nè mille, né settecento e neanche cinquecento, ma 291 misere cattedre: poco più di quello che ha sempre fatto anche la Dalmaso.

Operazione piuttosto deludente ma, in compenso, molto efficace per la PAT che, con il semplice annuncio delle assunzioni  ha convinto (senza troppo sforzo, a dire il vero) Cgil e Cisl a firmare quest'estate una modifica del contratto che in prospettiva potrebbe risultare - quella si - davvero pesante per docenti e studenti.
Per ora la modifica al contratto (le 80+40 ore, per intenderci) ha cambiato  poco o nulla: solo un aumento delle ore da fare con i ragazzi che - a quanto ci risulta - hanno trovato in questo primo giro di collegi docenti forme abbastanza ragionevoli di gestione.  Ma  quali orizzonti apre sul lungo periodo? E' molto probabile che molti colleghi opteranno per un  allungamento dell’orario di cattedra, provocando dunque - oltre a una riduzione delle supplenze brevi - una diminuzione delle cattedre disponibili! Ecco da dove arriverà il risparmio.

Aggiungiamo anche che, nella gestione delle assunzioni, l’Amministrazione non ha rispettato una legge che su nostra proposta era stata inserita nell'ultima finanziaria (una norma per cui i passaggi di ruolo e di cattedra non possono superare il 25% del totale delle assunzioni SU OGNI CLASSE DI CONCORSO): in questo modo, (stando ai nostri calcoli) 34 docenti che avrebbero avuto diritto all’assunzione e invece si sono visti scavalcare da trasferimenti da altra provincia e passaggi di ruolo interni. SGST Fenalt si rende disponibile ad assistere coloro tra questi che volessero fare ricorso.

Le chiamate via SMS quest’anno  sono andate più lisce del solito, indubbiamente, il meccanismo è stato oliato: MA ha riprodotto le stesse ansie, le stesse assurdità e gli stessi magri risultati dell’anno passato. SGST Fenalt continua a ribadire che che la via da percorre è un’altra: abolizione della chiamata dei presidi e seconda convocazione in via Gilli; ma soprattutto è possibile e necessario rendere disponibili gran parte di quelle cattedre e spezzoni già in prima convocazione (quelle dei collaboratori, quelle dei distacchi ecc.). Basterebbe cambiare il calendario delle operazioni, visto che quelle cose si sanno già a giugno!

A primavera SGST Fenalt aveva lanciato  l’idea di far confluire tutte le graduatorie (concorsi, gpt etc) in una graduatoria unica ad esaurimento. Ora sappiamo - per vie traverse - che Rossi ci sta lavorando e ne ha anche parlato con il ministro. Non pretendiamo il riconoscimento di paternità dell'idea… ma perché, caro Rossi, non aprire un confronto trasparente?

E poi: a che punto siamo col piano per il trilinguismo? L'Amministrazione ha qualche  idea concreta? L’unico passo fatto è stato essersi piegati al decreto Gelmini che introduce il CLIL in quinta superiore: ma i dirigenti non sanno che pesci pigliare… e i docenti formati (a spese della provincia) si muovono a casaccio.Il tutto, come sempre,  senza che sia stato investito un soldo, e senza che sia stata aggiunta un’ora in organico. Le scuole si arrabattano con contratti privati (a madrelingua e simili), che non garantiscono i docenti (che non fanno punteggio) e danno mano troppo libera ai dirigenti (che assumono chi vogliono).

Renzi ha lanciato nei giorni scorsi un super progetto di riforma della scuola e ha aperto un tavolo di ascolto e discussione che coinvolge direttamente tutti i soggetti interessati: sindacati, studenti, insegnanti, genitori, società civile. Ovviamente e giustamente  Trento - in quanto autonoma - non è calcolata in quel piano.
Ma è possibile che il presidente/assessore non si degni di una parola? Non pretendiamo una promozione di Trento - in quanto autonoma - a laboratorio avanzato di una riforma di sistema… ma  almenoi un commentino, una promessina... qualcosa! Dì qualcosa di autonomista , Rossi!

Diverse cose che stanno nella proposta Renzi riprendono idee che SGST porta avanti da anni: per esempio l’assunzione di TUTTI I PRECARI sull’ORGANICO DI FATTO, la valutazione e la carriera dei docenti,  le scuole aperte anche al pomeriggio, ecc. Purtroppo lo stile e gli obiettivi del governo non sono proprio gli stessi nostri (una differenza su tutte: lui propone di affidare la valutazione dei docenti ai dirigenti, noi agli studenti e ai pari), MA nelle differenze, questa inedita consonanza dimostra che le idee non sono peregrine e che forse indicano la strada giusta per risolvere problemi di costi, ma anche di qualità e dignità della scuola e dei suoi protagonisti.

Di tutto questo e di molto altro ci occuperemo nel congresso che stiamo organizzando per la metà di novembre. Stay tuned!