lunedì 23 dicembre 2013

natale precario

«Natale triste per noi docenti precari»
Alessandra Decarli, 32 anni e 2 figli: insegna da 10 anni e guadagna meno di mille euro al mese. «Siamo demotivati»

di Giuliano Lott

TRENTO. Per i precari della scuola - circa tremila in Trentino secondo le stime - è un altro Natale difficile. Rassegnati a rimanere “a tempo determinato” per tutta la vita professionale, a saltare da un istituto a un altro per raggranellare un numero di ore sufficiente per arrivare a fine mese con un misero stipendio, gli insegnanti senza cattedra sanno anche molti di loro verranno licenziati a fine settimana. In Italia è usanza - deprecabile, ma diffusissima - che il docente in malattia guarisca all’improvviso con il primo giorno di vacanza, tornando cioè al lavoro giusto in tempo per beneficiare delle ferie, salvo ripiombare in malattia il giorno dell’Epifania. Per quei venti giorni, il precario viene licenziato, è di fatto “disoccupato” e non prende un centesimo. Se sarà fortunato verrà riassunto dopo le vacanze, altrimenti toccherà a qualcun altro. É accaduto anche a Alessandra Decarli, un’insegnante di 32 anni che oggi ha due figli.
Come ha iniziato la carriera?
Ho conseguito il diploma magistrale abilitante, prima del fatidico 2002, e poi mi sono diplomata a pieni voti all’Accademia di belle arti di Venezia, ma sono rimasta nella scuola perché è il lavoro che amo, che sento mio.
Quest’anno verrà licenziata anche lei per le vacanze di Natale?
É il primo anno che non mi succede, ho un contratto fino a giugno, una sostituzione annuale che mi previene da questa sorte. Ma per chi ha un contratto “spezzettato”, trovarsi disoccupati per le tre settimane delle feste natalizie è quasi la regola. A loro tocca sperare nel fatidico sms di convocazione, a gennaio.
Da quanto tempo insegna?
Ho iniziato 10 anni fa, e da allora non ho cumulato alcuno scatto di anzianità. Prendo lo stesso stipendio che prendevo all’inizio.
Quanto lavora e quanto guadagna?
Ora lavoro in una scuola “di montagna”, l’Istituto comprensivo di Vigolo Vattaro. Copro circa tre quarti dell’orario a tempo pieno, distribuito su tre plessi scolastici. Insegno nove o dieci materie diverse a cinque classi per completare l’orario. Non arrivo ai mille euro al mese.
Come fa a vivere con due figli?
Vivo a Calceranica con il mio compagno, che lavora. Poi per fortuna ho ottenuto un co.co.co, un ulteriore impegno a tempo determinato, che mi dà un migliaio di euro lordi all’anno, circa 40 euro al mese. Dobbiamo inventarci qualsiasi cosa per arrivare a fine mese. E io comunque mi ritengo fortunata.
Fortunata nella sua situazione?
Sì. C’è chi se la passa peggio, con contratti “spezzettati”, magari con il compagno o la compagna che ha problemi di lavoro. Alcune colleghe precarie hanno il marito appena licenziato dalla Whirlpool: per loro è davvero dura.
Riesce a risparmiare qualcosa per i tempi in cui non lavora?
Non ci sono mai riuscita, nessuno di noi ci riesce. Viviamo giorno per giorno. I pochi soldi che avanzano lI “bruciamo” durante le vacanze, per sopravvivere per quei mesi, o quelle settimane, senza lavoro. É sempre stato così, da quando ho iniziato a insegnare.
Siete un esercito di precari.
Circa tremila, ma la provincia si rifiuta di darci le graduatorie ufficiali. Dobbiamo girare scuola per scuola per guardare le liste. Ma il conto è presto fatto, sono 1136 iscritti ai corsi abilitanti, altri 900 circa non iscritti, e poi ci sono i precari di scuole dell’infanzia , elementari, medie, superiori e professionali. Ma più della condizione di precari c’è qualcosa che ci fa stare male sul serio.
Cosa?
Siamo sprofessionalizzati, non ci viene riconosciuto alcun valore professionale. Eppure dedichiamo una parte importante della nostra vita al lavoro nella scuola. Non è tanto lo stipendio basso che ci umilia, quanto lavorare in queste condizioni. Io mi accontenterei di prendere lo stesso stipendio, ma lavorando almeno in un modo dignitoso. Andare avanti così è demotivante.

pubblicato su Il Trentino di giovedì scorso

 e reperibile on line: http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/12/19/news/natale-triste-per-noi-docenti-precari-1.8334893

lunedì 9 dicembre 2013

pas e permessi: esclusi ed ammessi


Sono usciti gli elenchi degli ammessi e degli esclusi dai PAS. 

(sarebbe corretto il termine "aventi diritto", ma ci rifiutiamo di usarlo... tutti avevamo diritto!!).
Tra i non ammessi mancano moltissimi nominativi, cerchiamo nel pomeriggio di capire il perchè.


Dei 216 permessi disponibili, la Pat ha deciso di darne solo 118 riconoscendo il diritto allo studio soltanto a coloro che hanno un contratto annuale, dal 1settembre.
Solo 118 permessi ...a fronte di circa 1000 richieste. 
Vergogna!





PAS e Sostegno: lo stato delle cose

In merito a questa questione PAS, allo stato delle cose ci troviamo nella paradossale situazione di non sapere ancora nulla. 
Questo corso truffaldino non si sa quando partirà. Sembra debba partire a gennaio 2014 e finire a giugno 2014.  Un anno di corso universitario in 6 mesi, senza ad oggi sapere nulla. 
Nel frattempo,  l'unica cosa che è in grado di fare la Pat è richiedere una illogica ulteriore dichiarazione dei servizi prestati: gli stessi servizi che ad oggi sono già a disposizione nella banca dati della Pat. 
Ormai non ci dobbiamo stupire più di nulla: la logica e il buonsenso sono state da tempo abbandonate in alcuni uffici provinciali: non sarebbe bastato richiedere ulteriori certificazioni solo a chi non ha prestato servizi valutabili solo presso il Miur o Pat?

Corsi sostegno: rullo di tamburi, corsi universitari sul sostegno. Chi può accedere? I neolaureati in sfp i vecchi abilitati o insegnanti di ruolo. Gli esclusi? Tutti i precari non abilitati. 
Per la primaria vengono esclusi tutti i diplomati magistrali entro il 2002. Il Miur ha parlato di un possibile ripensamento poi si è ritirato in conclave per deliberare. Ad oggi nessuna nota definitiva,solo voci, confusione, incertezza. Solo l'università di Udine nel vuoto del ministero si è. espressa con un secco...No, tale titolo non è. valutabile per accedere.

(Marco Bottesi)

più precari che mai


(il testo della lettera di Erica Schmidt pubblicata sull'adige di Giovedì 5 diembre)

Non capisco tutto questo accanimento nei confronti dei docenti di Terza fascia della scuola primaria.
Non capisco perché debbano essere considerati, nell’immaginario collettivo, come delle persone prive di abilitazione e quindi non degne di lavorare nella scuola.
Dopo anni di insegnamento e quindi di esperienza accettiamo di fare un percorso abilitativo cosiddetto speciale. Speciale perché chi lo ha progettato ha guardato specialmente agli interessi di un’altra categoria.
Più ci si addentra nel testo del Decreto ministeriale infatti, più si ha la sensazione che il tutto sia fatto per scoraggiare potenziali corsisiti.
Chi farebbe infatti un anno universitario pieno (60 cfu) in sei mesi con UN solo appello ad esame e un B2 di inglese con certificazione Europea?
Si potrebbe tentare.
Ma neanche questo è un cammino facile. Il Pas costa infatti circa 3000 euro, ha l’obbligo di frequenza ed è quasi sicuramente fuori sede.
Ma questo sacrificio saremo anche disposti a farlo, se solo ci venisse data la possibilità. Dico così perché l’unica Provincia in tutta Italia che non ha concesso le 150 ore di diritto allo studio è proprio il Trentino. Chi lavora il venerdì pomeriggio e il sabato mattina è quindi impossibilitato a frequentare.
Altra strada per poter pensare ad un futuro più roseo che tenga conto di anni di lavoro e di esperienza sarebbe il corso che verrà attivato a breve presso l’Università di Trento riguardante il corso sul sostegno. Ma ecco che anche qui noi precari storici della scuola trentina siamo esclusi.
Non abbiamo un requisito fondamentale: l’abilitazione. Paradosso questo che non mi spiego ancora: i diplomati ante 2002 possono infatti accedere ai corsi e ai concorsi.
Ma io mi chiedo: perché Provincia ci hai fatto lavorare per anni, ricoprendo incarichi annuali molte volte su cattedre vacanti, perché ci hai fatto un contratto in piena regola con tanto di obblighi uguali ai colleghi di ruolo, perché ci hai usato per anni per mandare avanti la scuola, quando ci consideri come l’ultima ruota del carro?
Chiedo al Presidente Ugo Rossi di fare un seria ed equilibrata riflessione.
E’ democraticamente corretto il trattamento riservato a persone ormai adulte che lavorano per la Provincia da minimo 10 anni?

Erica Schmidt