Lo hanno detto e scritto: "vogliamo mettere lo studente al centro". Così l'Assessore Dalmaso, il Presidente Dellai, la Giunta provinciale e i partiti che la compongono, hanno ripetutamente voluto spiegare le buone intenzioni di questa riforma della scuola . Tanto gli studenti sono al centro di questa riforma, che non sono mai stati consultati, come d'altronde non sono stati ascoltati gli insegnanti, le famiglie e tutte le altre anime reali della scuola. Questa classe politica, in realtà, ha ascoltato solo se stessa e le istituzioni che da essa dipendono, per pensare, costruire ed imporre questa riforma. Una riforma che - ormai l'abbiamo capito - probabilmente non taglierà le risorse totali destinate alla scuola (come invece farà sicuramente la riforma Gelmini), ma le sposterà sui capitoli che maggiormente interessano a questa classe politica. Come può, infatti, il Presidente affermare che non saranno favorite le scuole private, quando un intero settore, l'istruzione professionale di Stato, viene cancellato ad evidente vantaggio della formazione professionale, gestita - per conto della provincia - dalle Acli? Come può, l'Assessore, sostenere che non ci saranno tagli di docenti (per esempio dei docenti di laboratorio, di diritto e di lingue) quando la sua riforma cancella dai piani di studio decine di ore di laboratorio, di diritto e di tutte le lingue che non sono l'inglese e il tedesco? Forse proprio grazie alla fortuna di non essere cresciuti nella scuola disegnata da questa riforma, gli studenti che nei giorni scorsi sono stati accusati di violenza e di ignoranza da parte di questi politici, hanno invece gli strumenti critici per capire queste contraddizioni, hanno la forza e il coraggio di dire comunque la loro opinione e hanno la creatività per trovare gli spazi che invece questa politica vorrebbe negare loro. E' troppo comodo, Signor Dellai, accusare gli studenti di usare slogan triti e ritriti ma di non conoscere le cose che contestano: questi ragazzi le conoscono eccome, perché hanno studiato la riforma, l'hanno letta e discussa e sanno benissimo di cosa parla, sono consapevoli che stravolgerà la scuola che loro frequentano ogni giorno, licenzierà i docenti che ogni giorno si sforzano di aiutarli a crescere, toglierà ai loro fratelli più piccoli la possibilità di scegliere che hanno avuto loro.
E' troppo comodo, Signor Dorigatti, distinguere il partito dall'istituzione, quando è stato il proprio il Partito Democratico a negare se stesso come spazio di libero dibattito e ad appiattirsi (seppur col mal di pancia) sulle posizioni della Giunta, difendendo l'indifendibile Assessore in Consiglio Provinciale.
La violenza non sta nell'imbrattare qualche muro e qualche tavolo con della colla a base d'acqua, la violenza è piuttosto quella di una classe politica che impone senza mediazione i propri interessi alla collettività.
Il dialogo non è negato dagli studenti, ma da chi mette gli studenti "al centro" delle belle parole per poi trattarli come ragazzini ignoranti e manipolabili.
Forse è proprio questo che vorrebbero il presidente, l'assessore e i partiti: studenti fragili e docili alle loro parole. Forse è proprio questo il "profilo in uscita" che sperano di costruire con la loro riforma, forse le tanto sbandierate "competenze" che vogliono offrire agli studenti sono proprio la rinuncia al pensiero critico e la disponibilità al silenzio... ma questi ragazzi ci lasciano ancora sperare che non ci riusciranno facilmente.
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