All'indomani dell'approvazione romana della riforma della scuola che sbloccherà anche la riforma trentina targata Dalmaso si impone una riflessione.
Sono trascorse ormai tre settimane dalla prima convocazione degli Stati Generali della Scuola Trentina, e ben poco, da allora, si è mosso. A parte qualche commento sul blog e alcune mail inviate al forum di discussione, ai propositi iniziali non ha fatto seguito alcun atto concreto; e anche l’idea di dare una veste condivisa e definitiva ai “dieci sì e dieci no” alla riforma emersi dal nostro primo incontro è rimasta lettera morta.
La sensazione è quella di un diffuso scoramento, forse dettato dalla presa d’atto che la riforma Dalmaso, nonostante le tante e diverse opposizioni incontrate, alla fine andrà in porto, dipendendo ormai soltanto da quanto accadrà a Roma.
Nel frattempo, in ogni scuola dirigenti e dipartimenti lavorano alacremente alla messa a punto di offerte formative e quadri orari che di quella riforma sono figli, in un clima di resa e di mortificante gioco al ribasso: un’ora in più di latino qui, due ore in meno di fisica lì, l’importante è che alla fine ognuno abbia il suo contentino.
A questo punto, le prospettive per gli SGST sono soltanto due.
La prima: chiudere bottega, e tornare nel recinto in cui eravamo confinati fino a qualche tempo fa, ognuno per sé e dio per tutti;
la seconda: rimboccarci le maniche e guardare avanti, con l’obiettivo di tradurre in prassi - nonostante la riforma - quello che era il nostro intento iniziale: “disegnare assieme una scuola pubblica efficiente e democratica”, in un progetto “che sappia raccogliere le idee e le esigenze di tutti i soggetti reali che ogni giorno vivono, costruiscono, utilizzano la scuola”.
Noi, ovviamente, preferiamo questa seconda ipotesi e, pur consapevoli che la strada è lunga e tutta in salita, proponiamo di riconvocare al più presto gli SGST con il seguente ordine del giorno:
Messa a fuoco dello stato attuale del nostro “movimento”: analisi di problemi e criticità, chiarimento dei nostri obiettivi;
Definizione di una precisa (e attuabile!) strategia, che presupponga – come condizione imprescindibile – un elemento finora mai davvero esplicitato: la volontà di trasformare gli SGST in qualcosa di più – e di diverso – di una mera forma di opposizione alla riforma Dalmaso. Quel che deve guidarci, in sostanza, è una sola parola d'ordine: fare della nostra organizzazione un punto di riferimento stabile e riconoscibile, capace di contribuire realmente alla costruzione “dal basso e da dentro” di una scuola diversa da quella che ci stanno offrendo.
Stesura di un primo Documento, da votare in asseblea, che individui in modo chiaro, efficace e sintetico i principi ispiratori e le linee-guida del modello di scuola in cui si riconoscono i componenti degli SGST.
Nomina di un Direttivo degli SGST, composto da un numero di persone da decidere (non più di 5), esponenti delle varie "anime" del movimento (insegnanti, studenti, genitori). Tale Direttivo avrà sostanzialmente due compiti: uno operativo - coordinare i lavori degli SGST - e l'altro mediatico - rapprentarne ufficialmente la voce di fronte alle istituzioni, a ogni possibile interlocutore (sindacati compresi!) e agli organi di stampa.
Nomina di un numero congruo (non meno di 20) di rappresentanti degli SGST nelle scuole, a cui affidare il mandato di agire direttamente all’interno dei collegi docenti, dei consigli di istituto, dei dipartimenti, dei diversi organi di ogni scuola - in base a quanto concordato e stabilito dal Documento e dai successivi momenti di incontro/confronto. In questo modo, attraverso l'attivazione di una rete operativa e ufficialmente riconosciuta, potremo accreditarci davvero come quel soggetto politico unitario che, fino a oggi, non siamo riusciti a essere.
Chi - già censito o meno negli SGST - condivide questa linea, si faccia vivo subito, dia la propria disponibilità (basta mandarci una mail, anche solo con un sì): se saremo abbastanza, convocheremo un'assemblea, la prossima settimana; se invece a rispondere saranno i soliti noti, ne prenderemo atto e dichiaremo ufficialmente la nostra resa.
Che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
AG e NZ
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