L'adige, 19/01/2010 08:27 Gentile Direttore, sabato pomeriggio ero all'incontro degli Stati Generali della Scuola Trentina. Vorrei commentare alcuni episodi accaduti all'interno dell'assemblea stessa. Si è dato grande enfasi alla presenza della consigliera Sara Ferrari, che ha dichiarato frequentare l'assemblea come docente di una scuola secondaria e non in qualità di politica. Ha caldeggiato la nascita di un movimento unitario di docenti - quale gli stati generali della scuola trentina - in grado di dialogare, anche attraverso proposte sulla scuola, con l'amministrazione. Il ricordo delle sue scelte di voto all'interno del consiglio provinciale ha infervorato l'assemblea presente in sala sabato, che ha cavalcato l'onda emotiva dello sfogo personale. Comprensibile, poiché troppe volte il partito democratico e il mondo politico in generale, si è dimostrato incapace di ascoltare le reali motivazioni della protesta che in questi mesi si è sollevata da parte del mondo della scuola. Agli inizi di ottobre, con alcuni colleghi, mi sono recata ad un appuntamento ottenuto con il consigliere provinciale Alberto Pacher, avente lo scopo di attivare un confronto con il principale partito presente nella coalizione di maggioranza. Ci sentivamo titolati a farlo, visto che il numero consistente di voti ottenuti da Pacher e dal Pd, provenivano anche dal mondo della scuola. La sensazione di spiacevole distanza da ciò che era stato votato a maggioranza dalla Giunta l'11 settembre, Giunta presieduta dallo stesso Pacher, ci ha pervaso dal primo scambio di battute. Le sue affermazioni successive, apparse sul giornale, che lo vedevano evocare esempi di strategia militare come modalità politica, hanno scavato solchi profondi tra i rappresentanti politici e il popolo che li ha eletti. Credo che il Pd locale pagherà un conto molto salato per questo scollamento grave con la cittadinanza. Ma la mia speranza è che paghino soprattutto coloro che si sono nascosti in questo periodo, coloro che hanno disertato le assemblee del partito organizzate per sentire le ragioni dell'assessore e valutare le linee politiche da tenere, e non coloro che hanno sofferto le loro alzate di mano, coloro che in questi mesi hanno dedicato tempo per cercare di capire e di confrontarsi con il mondo della scuola, coloro che partecipano comunque alle assemblee cercando di portare contributi alla discussione. Lo scollamento non è solo politico ma anche sindacale. I rappresentanti dei sindacati si siederanno tra poco ai tavoli delle concertazioni sindacali con l'assessorato dell'istruzione, ma si siederanno quasi a titolo personale, forti solo della delega che spetterebbe loro se rappresentassero ancora qualcuno, visto l'esodo di molti dalle associazioni sindacali, ree di non aver saputo né informare né affiancare i docenti in questo periodo di transizione. Paola Bosco - Insegnante di Chimica alle Iti Buonarroti La contrastata riforma sulla scuola trentina lascerà sul campo molte vittime, e tra queste il Partito democratico che se ne è fatto convinto alfiere. L'Upt, infatti, il partito di Dellai, ha già scaricato la riforma e - come si può leggere nelle cronache di Trento a pagina 18 - per bocca del capogruppo in consiglio provinciale Giorgio Lunelli, ne ha preso le distanze facendola ricadere tutta sulle spalle del Pd. Lunelli ha fiutato che lo scontento è generale, non solo nel mondo della scuola ma anche fra le famiglie. E pubblicamente ha individuato nell'assessore del Pd Marta Dalmaso il capro espiatorio. Per carità, lodevole che un partito sostenga il suo assessore quando tutti gli sparano contro. Ma che questo avvenga senza che mai il partito abbia discusso prima la riforma, perché se l'è trovata già pronta da ingoiare, questo è già più opinabile, e indica come il partito sia totalmente privo di leadership e di bussola di navigazione. Gli assessori Pd in giunta votano a favore della riforma. I consiglieri del partito come Bruno Dorigatti e l'assessore regionale Margherita Cogo sono contrari. Gli altri sono spariti dalla circolazione, appena fiutato che la questione scotta e si rischia di rimanerci con il cerino in mano. Il segretario del Pd, Michele Nicoletti, ha organizzato una giornata di studio sulla riforma per fine mese, quando - dichiarazioni di Lorenzo Dellai al forum dell'Adige, affiancato da Marta Dalmaso - la riforma è già approvata, l'iter avviato e a settembre gli studenti se la troveranno sui banchi, già operativa. In sostanza si discute ciò che Dellai ha già deciso e sta attuando. A che serve, Dio solo lo sa. Forse a ripulirsi la coscienza per non averne discusso prima della decisione in giunta. Che il Pd pagherà cara questa sconfitta politica, è evidente a tutti, in primo luogo agli stessi dirigenti e consiglieri del partito, che vengono fischiati alle assemblee pubbliche. Del resto, l'Upt l'ha già detto: se si fa la riforma, è perché la voluta il Pd («Noi siamo per il rinvio»). Chissà con che faccia i dirigenti del Pd lo spiegheranno al mondo della scuola, primo bacino elettorale del partito. Si faranno dare una mano dal sindacato, che con i propri iscritti al riguardo non s'è mai confrontato in questi mesi, evidentemente convinto che sia un optional. Gli stessi che a Roma contestano la riforma Gelmini - Pd e sindacati - sono quelli che a Trento la portano avanti, nella versione nostrana. Quando si dice i paradossi della vita. p.giovanetti@ladige.it |
mercoledì 20 gennaio 2010
La scuola, il Pd e il cerino in mano
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