venerdì 15 gennaio 2010

dietro la riforma


Piano Confindustria: mani (e interessi) sugli istituti tecnici. Presentato alla Gelmini nei giorni scorsi durante un incontro da cui sono stati allontanati i giornalisti: nelle scuole un Cda che abbia strada libera nelle nomine dei docenti

di Maristella Iervasi
Le mani di Confindustria su un pezzo della scuola pubblica: gli istituti tecnici. Gli industriali vogliono «comandare» sui percorsi d’istruzione per il settore tecnologico (meccanica, trasporti, elettronica ed elettrotecnica, informatica, comunicazione, chimica, tessile, agricoltura, costruzioni). E dettano la loro «action plain» alla Gelmini. Probabilmente di questo hanno parlato a Sanremo, l’8 novembre scorso, nel seminario a porte chiuse dei direttori di Confindustria dove la ministra ospite ha preteso che venisse allontanato dalla sala anche il giornalista del Sole 24 Ore. Ed eccolo il piano «segreto» di Confindustria: istituire «solo» negli istituti tecnici un Cda «in cui vi sia una presenza significativa di soggetti esterni dalla scuola: espressione del mondo della produzione e/o servizi, in relazione agli indirizzi di studio». Un Cda con poteri effettivi di governance con i presidi, per avere mano libera sulla nomina dei docenti tecnici di loro fiducia. Come si evince nel capitolo “risorse umane”: «Gli istituti tecnici devo poter scegliere in autonomia gli insegnanti di materie tecniche, tecnici di laboratorio, ufficio tecnico. Questo personale deve essere svincolato dalle classi di concorso e dall’assegnazione centralizzata». Vale a dire, le graduatorie ministeriali. Confindustria vuole avere voce in capitolo anche sui diplomati, quindi propone una presenza delle realtà economiche nelle commissioni d’esame. Scarta invece come «non realistico» l’insegnamento di una seconda lingua straniera per gli istituti tecnologici. Ecco l’idea di scuola degli industriali che fanno capo alla Marcegaglia. Un’istruzione pubblica in cui lo Stato mette le risorse ma sono gli industriali che scelgono una parte degli insegnanti e organizzano il lavoro. Non è un caso che l’opzione delle Fondazioni degli istituti tecnologici - che richiederebbe anche un contributo finanziario - nell’action plain elaborato da Confindustria viene indicata come ultima chance. Scienze integrate È la nuova materia proposta dagli industriali nel primo biennio e riunisce tutti gli insegnanti a carattere scientifico: chimica, fisica, biologia e scienze della terra. Il Cda Tale organo affiancherà il dirigente e deve avere «la responsabilità» complessiva per l’indirizzo generale, il piano di sviluppo pluriennale della scuola, il programma annuale ed i «rapporti con le imprese e le aziende che costituiscono i naturali interlocutori di ciascun istituto». Gli attuali Consigli d’istututo avranno un ruolo solo consultivo. «La partecipazione democratica - si legge nel documento - deve essere tenuta distinta dalla gestione, dall’indirizzo tecnico e dal governo. Se il termine Cda “distrurba” - si sottolinea - se ne può trovare un altro. Ma non si può prescindere da uno specifico modello di governo degli istituti tecnici, data la loro precisa missione: formare i quadri intermedi che devono contribuire allo sviluppo delle aziende di produzione e servizi». Docenti e laboratori Materie di studio ridotte di numero e orario a 32 ore settimanale. «Va eliminato il doppione costituito dall’insegnante tecnico-pratico, che è quasi sempre un generico diplomato privo di esperienze concrete». Esperti esterni Individuati da un comitato tecnico-scientifico. «Non possono essere in numero minoritario. I docenti interni non possono essere nè in maggioranza numerica nè designati dal collegio docenti. La scelta va affidata al dirigente su criteri indicati dal Cda».
L'unità, 13 novembre 2008pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 7) nella sezione "Politica"

2 commenti:

Unknown ha detto...

Qual è l'obiettivo di questo articolo del 2008 ?

futurascuola

nz, EP ha detto...

L'articolo ci è stato segnalato e lo abbiamo trovato utile a nutrire la riflessione sulla ideologia della riforma gelmini che è poi quella della riforma dalmaso: c'è dietro queste riforme un disegno preciso, tracciato da soggetti e poteri riconoscibili, sostanzialmente condiviso dalle opposte forze politiche che si sono avvicendate negli ultimi anni. Parlare del latino o della seconda lingua ha senso solo se si riesce a comprendere l'orizzonte teorico e politico in cui queste riforme si collocano.
nz, equilibrio precario