di Antonia Romano
Sempre più spesso, sulla stampa locale, si legge della necessità di operare tagli anche nella scuola pubblica trentina e di farlo cercando di arrecare meno danni possibili alla scuola stessa. Gli addetti ai lavori, ad ogni livello, dai decisori politici ai tecnici ai rappresentanti sindacali, da mesi si interrogano su questo aspetto molto critico della situazione attuale, mentre le statistiche europee collocano l'Italia in fondo alla classifica per quanto riguarda gli investimenti nella scuola pubblica. Le azioni in corso nella scuola trentina, in particolare il recente accordo tra sindacati e APRAN, sono proposte come la migliore soluzione possibile per conciliare la necessità di risparmiare con la necessità di salvaguardare il contratto di lavoro e i posti di lavoro, facendo assumere a ciò anche una valenza importante in termini di qualità della scuola trentina. Tra le ultime affermazioni a tal proposito, che ho letto sui giornali (Adige, 7 marzo 2013) c’è quella di Gloria Bertoldi (CGIL), che individua tra le possibili cause dello “spreco” nella scuola locale l’esistenza di ben 200 insegnanti in utilizzo presso Dipartimento Istruzione, IPRASE e Centro Formazioni Insegnanti di Rovereto (CFI). Io sono un’insegnante in utilizzo presso IPRASE (dove sono giunta dopo superamento di un regolare concorso), ma, soprattutto, sono un'insegnante che da anni paga la tessera di iscrizione alla CGIL e, come tale, intendo replicare a Gloria Bertoldi, senza alcuna polemica, ma per solo amore di trasparenza e onestà intellettuale. Innanzitutto la informo che, presso IPRASE (che ha assorbito anche il CFI di Rovereto) gli insegnanti in utilizzo sono in tutto UNDICI. Attualmente, inoltre, sono previsti insegnanti distaccati presso diversi enti che, a diverso titolo, operano sul territorio in ambito educativo. Ci sono, infatti, insegnanti in utilizzo anche presso facoltà universitarie, Musei, centro Millevoci, presso lo stesso Palazzo della Conoscenza, che prevede, inoltre, la presenza di dirigenti scolastici in utilizzo. Non va dimenticato, infine, che ci sono insegnanti distaccati anche presso i sindacati!
Un insegnante ottiene l'utilizzo presso una struttura diversa da un istituto scolastico perché, evidentemente, il sistema ritiene importante capitalizzare i saperi esperenziali e didattici dell’insegnante per portare avanti azioni di formazione, sperimentazione, innovazione e supporto a regolamenti e normative, che necessitano di figure ponte tra università, istituzioni e scuole. Oppure si può essere distaccati presso i sindacati, dove svolgere il ruolo di persone "esperte di scuola", deputate a dirimere questioni contrattuali e a sostenere le contrattazioni sia con i decisori politici sia all’interno dei singoli istituti scolastici.
Anche presso alcuni istituti scolastici ci sono insegnanti che sono esonerati interamente o parzialmente dalla didattica in aula per svolgere altre funzioni.
Nel caso di IPRASE, gli insegnanti in utilizzo svolgono anche attività di ricerca, sperimentazione e documentazione scolastica, secondo il regolamento e secondo quanto previsto dalla legge provinciale, detta legge Salvaterra, del 2006 e dalla più recente legge provinciale n. 25 del 27 dicembre 2012, che amplia ulteriormente le competenze di IPRASE.
Pertanto, se si ritiene che fare ricerca educativa con la scuola, e non solo sulla scuola, accompagnare e supportare i docenti in sperimentazioni che possono aiutare l’innovazione scolastica, fare formazione non solo accademica, ma anche centrata sulle didattiche delle discipline e sulle didattiche per i BES, oppure occuparsi di contrattazione decentrata e tutela dei diritti del lavoratore nella scuola in cui opera, siano azioni inutili e che, in quanto tali, costituiscono uno spreco di denaro pubblico, lo si affermi pubblicamente e si proceda immediatamente a far rientrare ogni insegnante distaccato presso la propria sede di titolarità. Se, invece, si ritiene che le suddette azioni siano importanti, allora si pongano i docenti in utilizzo nelle condizioni di svolgerle al meglio, si rispetti il loro lavoro e si investano pensiero ed energie su questioni più serie, che per ragioni di spazio non elenco in questo contesto, ma che sono disposta a proporre a chiunque voglia interloquire. Ovviamente chi, per una qualsiasi delle ragioni sopraelencate, non è impegnato nella didattica in aula, va sostituito. Così come vanno sostituiti i dirigenti scolastici in utilizzo ed il cui stipendio, come è noto, è di gran lunga superiore a quello di un insegnante. Ma tutto ciò non rappresenta forse un'occasione per garantire un altro posto di lavoro, consentendo, nello stesso tempo, lo svolgimento di ruoli complessi e importanti per il buon funzionamento della scuola? E avere figure di supporto alla ricerca, progettazione e sperimentazione didattica non favorisce la qualità delle azioni didattiche? È chiaro che la presenza di docenti in utilizzo crea problemi alla scuola presso cui gli stessi docenti hanno titolarità: chi è distaccato va sostituito con un incaricato a tempo determinato e ciò può determinare una perdita in continuità didattica. La questione però va estesa anche al meccanismo delle assegnazioni provvisorie: ogni docente che ha titolarità presso un dato istituto può chiedere un'assegnazione provvisoria annuale presso un'altra sede per specifici e documentati motivi familiari (avvicinamento a figli minori, coniuge, genitori anziani non autonomi). Io stessa per ben sei anni di seguito ho usufruito dell'assegnazione provvisoria.
In conclusione, se le critiche di Gloria Bertoldi alla presenza di docenti in utilizzo si rivolgono ai soli docenti distaccati in IPRASE e presso il Palazzo delle Conoscenza, ne chiarisca, per correttezza professionale e istituzionale, le ragioni ma, soprattutto riveda i dati numerici che ha a disposizione perché non sono corretti. Se le sue perplessità sono riferite alla presenza di docenti in utilizzo in generale, allora chiarisca con i decisori politici e i responsabili delle varie istituzioni l'utilità o meno di tali figure e del loro lavoro, ricordando, però, che è rappresentante sindacale di tutti i lavoratori della conoscenza: precari, docenti di ruolo e anche docenti distaccati e tuteli i diritti e gli interessi dell'intera categoria, non solo di un sottoinsieme della stessa. Se la sua preoccupazione è esclusivamente di natura economica, credo che si possa agire nella direzione del risparmio prendendo in considerazione altre questioni, ammesso che si decida di proseguire sulla strada dell'impoverimento culturale del paese. Se, invece, la preoccupazione di Gloria Bertoldi è relativa alla continuità didattica nelle scuole, allora esaminiamo la questione in generale, includendo nella riflessione tutti gli enti sopraelencati, compreso i sindacati, e mettendo in discussione anche il sistema delle assegnazioni provvisorie. La preoccupazione di tutelare la continuità è sentita all'interno dei singoli istituti, ma ê avvertita anche dalla sottoscritta e dovrebbe essere oggetto di riflessione e di discussione all'interno del sindacato, coinvolgendo rappresentanti del mondo della scuola e docenti distaccati in una commissione di lavoro, a cui parteciperei anche fuori dall'orario di servizio e senza riconoscimenti economici, come spesso faccio, perché la sobrietà è per me uno stile di vita e non semplicemente uno slogan politico. E chissà che magari non si riscopra anche il valore del volontariato nel sindacato...
1 commento:
La domanda è: se tali docenti avevano voglia di fare i ricercatori perché non hanno studiato e fatto regolari concorsi per fare questa professione?
Se insegnanti sono vadano ad insegnare!
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