venerdì 15 marzo 2013

ci dicano perchè

 ecco il testo completo del comunicato ripreso oggi da l'Adige nell'articolo a pag. 25.


La compatta e violenta reazione dei sindacati confederali alla presa di posizione degli Stati Generali della Scuola Trentina sui previsti tagli all’istruzione è la miglior conferma di quanto la posta in gioco sia alta e il momento sia grave. Ci dicono che non abbiamo proposte da fare e ce ne stiamo comodamente alla finestra a gridare NO, accusando gli altri sindacati di essere "brutti sporchi e cattivi".

È vero che non sediamo al tavolo della trattativa – non ancora, perlomeno – tuttavia, ciò non significa stare a guardare né limitarsi a criticare. Sono tre anni che siamo in prima linea, dentro le scuole e nelle piazze, sforzandoci di dar corpo all’esigenza degli insegnanti di partecipare alle scelte che riguardano la scuola. Scelte che invece vengono prese in stanze chiuse, da persone che la scuola non la conoscono, o hanno dimenticato com’è fatta.

Cgil, Cisl, Uil, con il frequente appoggio di Gilda, che dovrebbero rappresentarci, preferiscono fare tutt’altro, assecondando il disegno della Giunta Dellai/Dalmaso che è guidato da due principi di fondo: ridurre le risorse per la scuola da un lato, e piegarla al modello aziendalista dall’altro. Hanno così firmato accordi-capestro, spacciandoli poi per "il miglior compromesso possibile di fronte al ricatto della Giunta”, svendendo così la dignità dei lavoratori e compromettendo la qualità della didattica. Loro parlano di concertazione: noi lo chiamiamo servilismo, acquiescenza, quando non complicità. E mentono sapendo di mentire. Come nel caso di questa trattativa, avviata a dicembre con un protocollo d’intesa che già conteneva, nero su bianco, l’impegno a tagliare sul personale.

Queste organizzazioni sventolano la bandiera della "democrazia interna", ma gli accordi che sottoscrivono vengono forse prima sottoposti al parere dei loro iscritti e dei lavoratori della scuola? Non più. Chiamano "democrazia" la loro gerarchia, usano una lingua che nessuno capisce più: segreterie, direttivi, piattaforme..., e pensano che questo basti per considerarsi ancora rappresentanti dei lavoratori. Non lo sono più – e non da oggi – devono rendersene conto e farsene una ragione. Rappresentano solo se stessi e i loro interessi di bottega.

Ci dicono che quando si è al tavolo delle trattative è tutto diverso, che non si può soltanto abbaiare. Se sedessimo noi, a quel tavolo, siamo certi che ci batteremmo senz'altro con più vigore e decisione, venderemmo più cara la pelle. Perché noi, al contrario di loro, abbiamo ben chiaro cosa voglia dire fare sindacato: assolvere al proprio mandato difendendo i diritti dei lavoratori, ascoltandone le richieste e sforzandosi di soddisfarle. E il mondo della scuola chiede cose ben diverse da quelle che loro - non gli insegnanti, loro - accettano.

Gli Stati Generali non hanno proposte, sostengono. Falso. Di proposte ne abbiamo eccome, basta leggere il nostro blog, i nostri volantini, i documenti prodotti in tre anni di lavoro. Chiediamo nuovi investimenti sulla scuola in termini di risorse e di idee, il potenziamento del tempo scuola e la sua riorganizzazione in funzione delle reali esigenze dell'educazione, non del bilancio. Riteniamo indispensabili la riduzione del numero di alunni per classe e l'indipendenza dei dirigenti dalla politica. Siamo per l'introduzione di un processo di valutazione del sistema scolastico (anche degli insegnanti) non ricattatorio, e che invece sia utile a migliorare il lavoro dei docenti e a favorire la crescita dei ragazzi.

A fronte di tutto questo, ancora oggi SGST-Fenalt viene spesso etichettato come "il sindacato dei precari": non è vero, noi ci proponiamo al contrario di rappresentare tutti gli insegnanti e siamo da sempre anche attenti interlocutori degli studenti. È vero, tuttavia, che abbiamo sempre sostenuto che la continuità didattica sia elemento fondamentale, e che perciò il precariato sia la madre di tutti problemi della scuola pubblica, italiana e trentina. Noi sosteniamo che l'amministrazione debba innanzitutto assumere a tempo indeterminato gli insegnanti, fino a coprire tutti i posti disponibili sull'organico di fatto.

Noi proponiamo, insomma, di investire sull’istruzione. La Giunta risponde che non ci sono soldi e che invece bisogna tagliare? Ecco cosa dovrebbe replicare un sindacato che voglia definirsi tale: si cominci a tagliare - anziché dagli insegnanti - dagli stanziamenti per l’edilizia scolastica: in Trentino nel 2011 è stato varato un “piano quinquennale” di 380 milioni di euro, spesi solo in minima parte e per il resto accantonati. Si prendano da lì, gli 8,5 milioni di euro che stanno cercando disperatamente. E dalle consulenze d'oro, dai gemellaggi intercontinentali e dagli altri progetti inutili e costosi. E, se proprio non dovesse bastare, dai registri elettronici (appaltati a Informatica Trentina…), dalle lavagne interattive, dai tablet…

A noi queste proposte sembrano non solo urgenti, ma anche praticabili. Se Cgil, Cisl, Uil e Gilda pensano il contrario, prima di firmare altri accordi ci dicano almeno perché.



Alessandro Genovese e Nicola Zuin

Stati Generali della Scuola Trentina-Fenalt

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'universo-scuola rappresenta in Italia un orrendo Leviatano democratico. Ministri e assessori - dallo spessore umano invisibile al microscopio - governano a suon di quantità. "La massa è mediocre ma dà consenso" è la loro massima. E la applicano con sistematica regolarità, con accanimento antiterapeutico: come invasati essi stessi risucchiati dalla massa. Leggete la storia di SSIS, TFA, TFA speciali, guardatevi le passerelle privato-pubblico, sostegno-classi di concorso, i passaggi di cattedra elementari-superiori, medie-superiori e mettete in fila le sanatorie scolastiche della nostra giovane democrazia: ne verrà fuori che ogni uomo di potere è genuflesso davanti al dio-quantità.
Tradotto nel contesto del reclutamento docenti fra Stato e "categoria" insegnanti c'è un accordo segreto nel peggior stile massonico: "Io Stato non vi formo, non vi giudico e vi garantisco uno stipendio, voi docenti non fate troppo i moralisti e compratevi il vitalizio seguendo le traiettorie insensate delle mie riforme, lasciate perdere l'Università e tutto ciò che fa fede di discostarsi da me: più che lo studio e la formazione conta l'obbedienza che vi chiedo: l'obbedienza dei sudditi".
Merito e formazione, insieme alla coerenza istituzionale e al rispetto del diritto e della dignità umana, vengono presi a calci in faccia. Ciò è necessario alla democrazia per governare. IL CONSENSO INSENSA OGNI PORCHERIA POLITICA. L'elettore è colpevole d'alto tradimento, in primis di se stesso. Che poi mi si venga a dire che è necessario razionalizzare la spesa della scuola e si tagli su chi la scuola la fa mi indispone in un parossismo di sdegno e idiosincrasia. Questa famosa Provincia Autonoma nel 2011 ha speso 8 MILIARDI DI EURO per il suo funzionamento. Andatevi a leggere le voci di spesa avendo cura di scaricare prima la vostra pistola a terra: esistono privilegi di categoria inutili e più antichi delle decime ecclesiastiche; un'ipertrofia procedurale gonfia le spese a favore della plebaglia del potere impoverendo le persone che non ne fanno parte, il tutto premeditatamente e senza alcuna utilità sociale, democratica, di popolo. Difetto, per ora, delle energie per sublimare l'assurdo ma preparerò presto il conto per i signori che ci governano. Sogno un popolo meno bue affinché la protesta non si riduca a un pugno di esistenze eccezionali.

Giuseppe Belotti