"Se voi rappresentate gli insegnanti, allora mi viene il dubbio che sia meglio tornare ai precettori".
La risposta del Principe Vescovo Lorenzo Dellai ai portavoce degli Stati Generali, che gli chiedevano di mettere la scuola al centro del dibattito politico.
sabato 29 settembre 2012
La frase del giorno
"Offuscare
la brillantezza della patina del Principato è il peccato più grave, a corte".
P.I.
venerdì 28 settembre 2012
davanti al palazzo
Qui il video dell'intervista a Tento Today
Qui il Trentino on-line
Qui il Trentino on-line
TRENTO. Presidio di docenti precari davanti al Consiglio provinciale di Trento, in rappresentanza degli Stati Generali, gruppo di insegnanti che si è autonomamente riunito in sindacato unendosi alla Fenalt. «La nostra mobilitazione - affermano i referenti Nicola Zuin e Alessandro Genovese - nasce da una sincera preoccupazione per l’evidente peggioramento della qualità della scuola trentina: nonostante le trionfali affermazioni dell’amministrazione, la nostra scuola, vista e vissuta dal di dentro, si rivela sempre più incapace e impotente di fronte alle tante sfide educative che è chiamata ad affrontare».
Gli Stati Generali, che hanno distribuito dei volantini ai consiglieri provinciali, chiedono alla Provincia di garantire la continuità didattica e di risolvere il problema del precariato di molti docenti trentini. «È necessario ridiscutere subito i criteri con cui vengono calcolati i posti disponibili, creando le condizioni per poter stabilizzare tutti quegli insegnanti che da anni permettono alla scuola trentina di funzionare, ma sempre con contratti a tempo determinato, senza alcuna garanzia per il proprio futuro», affermano Zuin e Genovese.
siamo qui
Spett.le
Consiglio della Provincia Autonoma di Trento
Alla Cortese Attenzione di tutti i Consiglieri
e di tutti i Capigruppo
Trento, 28 settembre 2012
La nostra mobilitazione nasce da una sincera preoccupazione per l’evidente peggioramento della qualità della scuola trentina: nonostante le trionfali affermazioni dell’Amministrazione, la nostra scuola, vista e vissuta dal di dentro, si rivela sempre più incapace e impotente di fronte alle tante sfide educative che è chiamata ad affrontare.
E’ chiaro a tutti che a pagare il prezzo più alto di tale deriva sono gli studenti e le famiglie e che perciò, in prospettiva, è l’intera società trentina a perdere l’occasione di attivare le sue forze più vitali.
Per poter sperare di invertire la rotta è indispensabile ridefinire le priorità e ripensare gli obiettivi che si vogliono perseguire.
Garantire la continuità didattica dev’essere la prima preoccupazione di una buona Amministrazione: ciò significa innanzitutto affrontare - e finalmente risolvere - il problema del precariato. Non è più accettabile continuare a sottomettere a miserevoli ragioni di risparmio economico la qualità dell’insegnamento da un lato e la dignità umana e professionale dei docenti dall’altro. E’ necessario ridiscutere subito i criteri con cui vengono calcolati i posti disponibili, creando le condizioni per poter stabilizzare tutti quegli insegnanti che da anni permettono alla scuola trentina di funzionare, ma sempre con contratti a tempo determinato, senza alcuna garanzia per il proprio futuro.
Questo tema - ne siamo consapevoli - si intreccia inevitabilmente con quelli della selezione, formazione e valutazione dei docenti: riteniamo doveroso che l’Amministrazione, anziché inseguire il miraggio di modelli di tipo aziendalista, si apra a un confronto serio e costruttivo con il mondo della scuola, a partire dagli insegnanti, che saranno i primi a trarre vantaggio da un sistema realmente capace di valorizzare meriti, capacità e motivazioni.
Non ignoriamo che i bilanci dell’amministrazione abbiano necessità di essere ridotti e che “la coperta sia corta”, come ci viene continuamente ripetuto. Riteniamo, tuttavia, che in una società civile questioni come il diritto allo studio, i fondi per il sostegno agli alunni disabili, l’attenzione ai nuovi bisogni educativi, non possano essere trattate alla stregua di semplici “voci di bilancio”. Chiediamo che la gestione delle risorse della scuola sia resa più trasparente e vogliamo poter contribuire all’individuazione dei capitoli di spesa su cui effettivamente si può risparmiare e di quelli che invece rappresentano investimenti strategici irrinuniciabili.
Per la loro stessa natura, questi problemi possono trovare soluzioni efficaci soltanto attraverso una discussione il più possibile aperta e costruttiva: non di certo negli incontri (più o meno tecnici) tenuti al chiuso degli uffici dell’Amministrazione. E’ tempo che la politica recuperi lo spirito originario della propria missione, restituendo ai cittadini la centralità e il ruolo che la democrazia riconosce loro. A maggior ragione dev’essere questo il tratto che definisce l’identità di un territorio come il nostro, che gode di quell’inestimabile opportunità rappresentata dall’Autonomia.
Noi siamo insegnanti, studenti, genitori e cittadini: siamo venuti qui, Signori Consiglieri, per chiederVi di impegnarVi formalmente a rendere possibile questo dialogo.
Siamo preoccupati per la nostra scuola e questa volta non ci accontenteremo di promesse e parole di circostanza: ritorneremo, finché non avremo ottenuto risposte concrete.
Gli Stati Generali della Scuola Trentina-Fenalt
martedì 25 settembre 2012
Ricordiamolo!
precariato
gestione delle risorse
selezione, formazione e valutazione dei docenti
qualità della didattica
diritto allo studio...
Le questioni in gioco sono tante
e vogliamo dire la nostra!
LA SCUOLA SIAMO NOI
Ricordiamolo a chi ci governa!
GLI INSEGNANTI INCONTRANO
IL CONSIGLIO PROVINCIALE
venerdì 28 settembre alle 15.00
Palazzo della Regione, piazza Dante, Trento
FACCIAMO IL PASSAPAROLA: TUTTI I COLLEGHI DEVONO ESSERE AVVISATI!
FAI GIRARE LA NOTIZIA TRA I TUOI CONTATTI, VIA MAIL, VIA FACEBOOK O TWITTER, GRIDALO ALLA FINESTRA
E SOPRATTUTTO DILLO NELLA TUA SCUOLA
scarica qui il volantino A5
scarica qui il volantino A4
stampa e distribuisci
(se vuoi, da domattina puoi ritirare le stampe già fatte in sede Fenalt)
CI VEDIAMO VENERDì, DAVANTI AL PALAZZO!
giovedì 20 settembre 2012
una questione di priorità
sul Trentino di oggi
Ed ecco il nostro comunicato, schematico, ma diretto:
1) La retribuzione dei dirigenti
2 milioni 280mila euro: è la cifra complessiva erogata dalla Pat ai Dirigenti scolastici come «retribuzione di posizione», ovvero un trattamento economico «correlato alle funzioni assegnate e alle connesse responsabilità», un’integrazione allo stipendio base (tra i 50 e i 60mila euro lordi l’anno, netto mensile 3500-4300) che può arrivare fino a 34mila euro lordi annui per ciascun dirigente. Non è l’equivalente di un “premio di produzione”, ma sta nel contratto, è automatico, non lo si percepisce grazie a particolari meriti o risultati ottenuti, ma soltanto per il fatto di dirigere una scuola. E la cifra percepita varia in base a vari fattori: numeri di alunni, complessità e dimensioni della scuola ecc.
2) Il risparmio sui docenti precari
Da quest'anno scolastico, tutti i docenti nominati dai presidi avranno il contratto in scadenza non al 30 ma all’11 giugno (ovvero non fino al termine delle attività didattiche, ma delle lezioni). Ogni insegnante ci rimetterà la "retribuzione professionale docenti" (170 euro lordi al mese) e la "flessibilità", per un totale di circa 2500 euro lordi l’anno.
Se contiamo che i docenti con contratto di questo tipo quest'anno arrivano a 730, i conti sono presto fatti: 2500 per 730 = la Pat risparma 1 milione e 800mila euro l’anno (senza contare i giorni di stipendio risparmiati dal 1 al 12 settembre, i mancati scatti di anzianità...).
3) I danni per le scuole
Una politica all'insegna dei tagli comporta necessariamente delle conseguenze negative. E a pagare non sono soltanto i docenti, ma anche - e soprattutto - gli studenti. L'attuale regime di "risparmio" di risorse subito dalla scuola trentina - sia con il ricorso sistematico a insegnanti precari (pari al 20% del totale), sia con l'effettiva riduzione dei fondi erogati ai singoli istituti - comporta infatti:
- studenti senza insegnanti ben oltre l’inizio delle lezioni
- perdità di continuità didattica
- mancanza di fondi per il sostegno agli alunni disabili (le risorse stanziate non sono diminuite, ma sono aumentati i casi di alunni con disabilità, senza un'adeguata copertura)
- riduzione (o eliminazione) dei corsi di recupero per le carenze formative
- riduzione del tempo pieno alle primarie
- aumento del numero di alunni per classe (con inevitabile peggioramento della qualità dell'insegnamento)
4) Qualche considerazione
Mancano le risorse, “la coperta è corta”, "è finita l'epoca delle vacche grasse": i dirigenti non fanno che ripeterlo. Ma non per tutti e non in ogni caso, evidentemente. Quegli stessi dirigenti che percepiscono fino a 34mila euro annui di “bonus”, in collegio docenti dichiarano che l’Amministrazione non ha più risorse, che bisogna risparmiare, ottimizzare, razionalizzare. E allora: il tempo dei docenti viene conteggiato al minuto secondo, molteplici attività non sono retribuite ma fatte rientrare nel tempo “dovuto” (vedi recuperi 70 ore), si suggeriscono (o impongono) tagli a progetti e attività.
I dirigenti vivono così una situazione paradossale e contraddittoria: da un lato, appaiono costretti a inventarsi modalità e strategie per “fare le nozze con i fichi secchi”, per gestire al meglio la scuola in un regime di risorse ridotte rispetto al passato; dall’altro, godono in prima persona dei "benefit" che l’Amministrazione ha deciso di riservare loro. Una sorta di scambio, insomma: io ti pago bene (molto meglio dei docenti!), tu però, in cambio, ti dai da fare per arrangiarti con le risorse che ti do (e non disturbi il manovratore).
Appare evidente che il "mantra" predicato da tutti - anche la scuola trentina deve fare i conti con la crisi - è un clamoroso falso, e che la verità è un'altra (la solita): i soldi ci sono eccome, ma la Provincia ritiene che sia più vantaggioso e proficuo investirli sullo stipendio dei dirigenti (resi così docili e obbedienti), o sulla "innovazione tecnologica" (tablet, lavagne interrative...), che fa tanto "scuola all'avanguardia", anziché su docenti e studenti; che - fino a prova contraria - sono (o dovrebbero essere) gli autentici "protagonisti" della scuola.
Noi, come sindacato, denunciamo questa vergognosa gestione dell'istruzione in Trentino, e chiediamo - anche in vista della stesura del prossimo bilancio provinciale - un confronto serio con l'Amministrazione su precarietà e investimenti. Le risorse ci sono, basta dirottarle dove servono e su chi realmente ne ha bisogno!!
martedì 18 settembre 2012
Cari presidi
Ricetta trentina per una scuola pubblica di qualità:
- aumentare il numero di alunni per classe,
- imporre lezioni da 50 minuti (così si guadagnano 70 ore di lavoro di ogni docente... a gratis!),
- assumere i supplenti solo all'ultimo momento per risparmiare qualche giorno di stipendio,
- eliminare velocemente il tempo pieno alle primarie,
- ridurre al minimo possibile le ore di sostegno per chi ne ha diritto,
- negare gli scatti di anzianità ai precari e farli marcire in graduatoria per anni e anni,
- nel frattempo mantenere in servizio qualche decina di pensionati
- assegnare ai docenti di ruolo incarichi di ogni tipo ((fondazioni, musei, commissioni, uffici provinciali ecc.)
- cancellare gli istituti professionali
- finanziare generosamente la scuola privat... ehm paritaria
- parlare spesso di qualità (Attenzione però che non finisca nell'impasto)
- negare l'evidenza quanto basta
- guarnire con un'abbondante spolverata di retorica delle competenze
- fingere di crederci e sorridere.
- PS: ricordarsi di ricompensare lautamente i dirigenti!
giovedì 6 settembre 2012
Ricomincia la scuola
Sarà un autunno caldo: l'annuncio del concorso del ministro Profumo ha rimesso in movimento il mondo della scuola, mobilitando migliaia di colleghi in tutta Italia.
Il quizzone è però solo la punta dell'iceberg: la scuola vive una situazione drammatica in cui sono molti i nodi da sciogliere.
Sicuramente una soluzione seria e definitiva alla questione del precariato è la priorità assoluta. Ma è ovvio che questo implica la revisione di tutta la politica scolastica degli ultimi anni, improntata ai tagli all'organico, all'aumento degli alunni per classe, alla progressiva cancellazione del tempo pieno e via così. Sappiamo bene che anche la famigerata "iniziativa innovativa" e i nuovi piani di studio provinciali alla fine mirano "a una più efficace gestione delle risorse".
Si punta al risparmio e si impoverisce la scuola. Ma la scuola si sta impoverendo anche e soprattutto per la sua capacità di educare e formare i ragazzi: le riforme degli ultimi anni stanno riducendo la scuola a un servizio di baby sitting che gli esperti pomposamente chiamano la scuola delle competenze.
Dev'essere un autunno caldo: contiamo su di voi.
Suona la campanella... è tempo di iscriversi a SGST-Fenalt!
sabato 1 settembre 2012
Bisogna esserci ed esserci in tanti
L’estate sta finendo, canterebbero quei due di una canzonetta che i vituperati precari storici hanno l’età per ricordare. Io l’ho trascorsa in vigilanza silenziosa e ora mi pare che sia arrivato il momento di ribadire con voce forte e chiara alcune posizioni. L’ennesimo articolo a metà tra il vacuo e l’offensivo che ho letto questa mattina è stata solo una modesta miccia di innesco.
Per chiarezza inizio specificando che non sono più precaria da diversi anni, ma sono profondamente indignata per l’arroganza e la mancanza di rispetto con cui vengono trattati i miei colleghi che ancora lo sono, oltre che per il grave pressapochismo con il quale si sta facendo a pezzi l’Istituzione nella quale lavoro con impegno e convinzione da vent’anni. Parlare di scuola a prescindere dalla componente docente è assurdo e grottesco come lo sarebbe magnificare automobili senza motore né ruote. Insegnanti e alunni sono davvero gli unici ingredienti dei quali il sistema scuola non potrà in nessun caso fare a meno, pena l’annullamento del concetto stesso di scuola.
I docenti che attualmente insegnano come precari sono circa il 20% dell’organico complessivo impiegato e, dunque, sono necessari al sistema scolastico provinciale. Senza di loro le scuole trentine (ma vale anche per il resto d’Italia, naturalmente) non sarebbero assolutamente in grado di funzionare normalmente. Questo solo per chiarire che l’ Istituzione non concede loro improbabili favori, facendoli lavorare. Detto ciò, mi riesce inevitabile notare come l’accorato discorsetto riminese del ministro Fornero su come i datori di lavoro debbano avere a cuore il “capitale umano” di cui dispongono e con il quale operano, non trovi il minimo riscontro in una delle Istituzioni dello Stato che da ogni parte si fa a gara a definire come strategica e fondamentale: la scuola. Gli insegnanti, generalmente considerati accidiosi, un po’ supponenti e comunque privilegiati, vedono ulteriormente diminuire la considerazione (!) di cui godono se sono precari.
Invece andrebbe ribadito che tutti quelli che sono inseriti nelle discusse graduatorie a esaurimento hanno ovviamente i titoli di studio necessari per l’accesso alla professione; hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento vincendo concorsi (beffardamente definiti “a cattedre”) banditi dallo Stato Italiano; in molti casi hanno anche all’attivo specifici corsi di specializzazione post laurea di durata biennale (con frequenze obbligatorie, esami nelle varie discipline ed esame di stato finale, oltre a svariati tirocini sul campo); hanno molti anni di esperienza diretta di insegnamento; hanno pure un consistente e costante bagaglio di aggiornamento professionale all’attivo, data la natura altalenante e mutevole dei loro incarichi che li porta a lavorare di volta in volta in realtà differenti. Infine, hanno certo una buona dose di autentica motivazione personale, altrimenti non si vede come potrebbero continuare a insegnare nonostante tutto quello a cui sono costantemente sottoposti.
Se si considerano anche solo sommariamente questi pochi ma sostanziali elementi, è chiaro come l’intero discorso imbastito dal nostro assessore Dalmaso e dal nostro ministro Profumo risulti inaccettabile essenzialmente per due ordini di ragioni: il primo afferente al rispetto per le persone e il secondo agli obbiettivi da perseguire. Nessun’altra istituzione, organizzazione, ditta o società, sia pubblica che privata, si permette di trattare così i suoi dipendenti perché non ne avrebbe nessuna convenienza (che senso potrebbe mai avere eliminare personale specializzato ed efficiente per rimpiazzarlo con altro ancora del tutto da formare?). Quanto al disegno complessivo e agli obbiettivi che si prefigge, è facile immaginare come non possano essere nulla di lusinghiero. Una scuola che miri a valorizzare i punti di forza e a ovviare ai punti di debolezza non comincerà certo a muoversi eliminando professionisti attivi, motivati e competenti.
La stessa logica che oggi falcia senza pudore i colleghi precari è quella che guida il tentativo sempre più evidente di appiattire la realtà articolata e ricca del sistema scuola in una serie di check-list e luoghi comuni che rendano standardizzate e intercambiabili realtà che per loro natura non lo sono affatto. Mi viene in mente Einstein che, a proposito di formazione e istruzione, parlava della centralità dell’immaginazione e dei risultati inevitabilmente deludenti se ci si ostina a voler valutare minuziosamente i pesci per le loro “competenze” nello scalare gli alberi…
Insomma, scrivo queste righe perché ritengo davvero cruciale per la scuola nel suo complesso il momento che stiamo vivendo. L’obbiettivo del sedersi al tavolo della trattativa sindacale sarà forse troppo ambizioso per quest’autunno, ma è comunque necessario prendere posizione esplicita e riflessiva. Quindi coraggio. A giorni ci saranno le prime riunioni e ci sarà modo per cercare di fare partecipi quanti più colleghi possibile, anche se è facile immaginare che possano essere piuttosto recalcitranti e distratti.
La posta in gioco è alta e riguarda la scuola nel suo complesso. In questo quadro la vertenza (peraltro sacrosanta!) dei precari è soltanto uno degli elementi significativi, anche se al momento è quello con più visibilità e anche quello più strumentalizzato dagli slogan di regime. Per noi può essere un punto concreto da cui partire per esprimere chiaramente il nostro dissenso costruttivo e le nostre proposte alternative
L’ormai diffuso culto del Mercato, fatto di abbondanti sacrifici umani sugli altari dedicati allo spread e di reiterate penitenze praticate con ostinazione davanti ai sacerdoti del rating nella speranza di un vaticinio comprensibile, ha avvolto nelle sue spire anche la Scuola e la sta massacrando con colpi secchi e ben assestati, però sapientemente camuffati da una campagna mediatica che li presenta come desiderabili, adeguati e moderni interventi di lifting.
Precari e non affiancati per un’unica Scuola. Quella che da anni costruiamo insieme tutti i giorni nelle aule. Quella che ha al centro le persone. Quella che guarda al futuro. Quella che vola alto in modo ambizioso, ma non velleitario. Può bastare?
Bisogna esserci ed esserci in tanti per far sentire la voce vera della Scuola, quella impegnata, qualificata e sicura delle mete sostanziali e sostanziose che si prefigge.
Ho scritto queste righe per fare il punto nella mia testa in previsione delle discussioni dei prossimi giorni con i colleghi. Ho tralasciato i mille riferimenti possibili alle raccapriccianti situazioni specifiche per cercare di fare spazio alle tensioni ideali; perché credo che dalla condivisione delle questioni di fondo si possa partire per sbrogliare la matassa delle contingenze. Non so se queste riflessioni possano servire a qualcuno di voi. Fatene l’uso che vi sembra più sensato.
Allego per chi ne avesse voglia un piccolo saggio che poco più di dieci anni fa (nel 2000) Lucio Magri scriveva sulla scuola. E’ una analisi fine e precisa, ancora di schiacciante attualità. (clicca qui)
Vado a cucinare i fagioli e il riso per pranzo. Un sorriso a tutti.
Patrizia Imperio
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