Conservatori? Difendiamo la scuola pubblica
Gentile Direttore, chiediamo ospitalità sul suo giornale per replicare al suo editoriale di martedì, in particolare dove commenta le scelte del Presidente Rossi relative all'Istruzione.
Innanzitutto, ci risulta difficile capire come possa affermare la centralità della scuola e l'importanza della sua funzione e nello stesso tempo plaudere alla scelta del Presidente di unire le competenze sull'istruzione alla già considerevole mole dei suoi impegni: è evidente che, in questo modo, alla scuola Ugo Rossi potrà dedicare soltanto una parte ridotta del suo tempo e della sua attenzione, finendo per delegare il lavoro proprio a quei dirigenti, il cui ruolo Lei, Direttore, vorrebbe ridimensionato a favore dell'autonomia dei presidi e degli istituti scolastici. Di più: quei dirigenti finiranno per condizionare pesantemente le scelte di Rossi, avendo lui escluso l'ipotesi dell'assessore "competente", perché troppo "appartenente" alla categoria degli insegnanti.
Quanto alla tendenza ‘conservatrice’ del corpo docente, da lei indicata come una delle ragioni che ostacolano il cambiamento e la possibilità di innovare la scuola, bisognerebbe prima domandarsi che cosa significhi innovare. Quando innovazione è sinonimo soltanto di risparmio e di tagli, come è accaduto sistematicamente negli ultimi anni in Trentino, oltre che nel resto d’Italia, allora essere conservatori equivale a difendere la scuola pubblica.
Difendere la scuola pubblica è la 'missione' che gli Stati Generali della Scuola Trentina si sono dati fin dalla loro nascita come movimento che parte 'dal basso', aggregando quella parte di insegnanti che davvero vorrebbero realizzare una scuola nuova ed efficace e che aspettano da troppo tempo l'occasione per confrontarsi con la politica e avviare un radicale e coraggioso processo di riforma.
Ha ragione, Direttore, a dire che i sindacati (in particolare quelli confederali) hanno ostacolato in questi anni una vera riforma, ma va precisato che lo hanno fatto proprio assecondando le scelte del Governo provinciale, dettate esclusivamente dall'obiettivo di tagliare le risorse destinate alla scuola. Limitandosi a difendere alcuni privilegi acquisiti, essi si sono resi complici di un impoverimento finanziario, culturale e professionale della scuola. Il tutto realizzato - ironia della sorte - al grido dello slogan "lo studente al centro!".
Auspichiamo che il Presidente Rossi voglia, al contrario, tradurre quello slogan in realtà, avviando un poderoso piano di investimento nella scuola pubblica, cominciando con l'affrontare definitivamente quello che riteniamo essere la questione più urgente: l'altissimo tasso di precariato che, impedendo di garantire la continuità didattica, riduce drasticamente la qualità dell'apprendimento.
Gli Stati Generali della Scuola Trentina - Fenalt continueranno a condurre questa battaglia, sperando che il nuovo "commissariamento" dell'Istruzione non si ponga in continuità con la gestione autoritaria e autoreferenziale di Lorenzo Dellai, ma sia invece espressione della volontà di Ugo Rossi di farsi carico personalmente del destino della scuola trentina.
In questo senso, ci aspettiamo che il neopresidente/assessore avvii immediatamente un confronto franco e aperto con tutte le componenti del mondo scolastico, inaugurando un nuovo modello di dialogo che esca dalle ‘segrete stanze’ del Palazzo, dov’era solita trincerarsi l’ex assessore Dalmaso, per entrare invece nelle aule e ascoltare la voce di chi la scuola la vive ogni giorno: gli studenti e gli insegnanti.
Alessandro Genovese e Nicola Zuin
Stati Generali della Scuola Trentina - Fenalt
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