I sottoscritti docenti del Liceo classico «G. Prati» di Trento, associandosi alla protesta di molte scuole d'Italia e della Provincia di Trento, esprimono – attraverso il presente documento – la propria indignazione e il totale dissenso nei confronti dell'operato del Ministro dell'Istruzione Profumo.
Si ritiene infatti vergognoso che il Ministro Profumo abbia anche solo pensato di poter aumentare l'orario di servizio del personale docente di 6 ore di insegnamento a parità di retribuzione, sia perché intende operare unilateralmente, sia perché si basa, anziché sulla conoscenza della realtà dei fatti, sul diffuso pregiudizio che riduce il lavoro degli insegnanti a 'sole' 18 ore settimanali. Tale modo di agire denuncia pertanto una superficialità, un disinteresse e un disprezzo nei confronti della scuola pubblica, che sono resi ancora più disdicevoli dal fatto che provengono dal Ministro della Pubblica Istruzione.
Basta infatti leggere il CCNL per sapere che l'orario di lavoro dei docenti è diviso in attività di insegnamento e attività funzionali all'insegnamento. Pertanto, oltre alle 18 ore settimanali di lezione frontale, i docenti della scuola secondaria svolgono tutta una serie di attività funzionali all'insegnamento, che comprendono preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, correzione degli elaborati, rapporti individuali con le famiglie, nonché collegi docenti, consigli di classe, scrutini ed esami, con relativi atti formali e informazione alle famiglie sui risultati. Numerose sono poi le attività di potenziamento formativo, formazione e aggiornamento che rendono qualificato (e qualificante) il lavoro dei docenti. Una somma, anche solo approssimativa, delle ore di lezione frontale e delle ore dedicate a tali attività sommerse, rivela con evidenza che l'orario settimanale di lavoro attuale dei docenti supera le 40 ore settimanali ed è quindi equivalente, anzi, superiore a quello di qualsiasi altro lavoratore italiano.
Il “Disegno di legge di stabilità” del Ministro, il cui intento – esplicitamente dichiarato – è risparmiare e non investire sull'istruzione, indigna dunque profondamente i docenti perché, nascondendosi dietro a un presunto adeguamento agli standard europei (l'unica vera differenza sta, infatti, nella retribuzione oraria dei docenti italiani, che risulta tra le più basse in Europa), si configura invece come un ulteriore attacco a una scuola pubblica che da anni è oggetto di tagli e provvedimenti che danneggiano profondamente la didattica. Esso infatti produrrebbe un ulteriore – e insostenibile – aggravio di lavoro per i docenti, il quale determinerebbe un inevitabile abbassamento della qualità della didattica, sia per quanto riguarda la preparazione delle lezioni, sia per quanto riguarda le tipologie di verifiche e la loro correzione.
Pertanto, se per ora ci si limiterà alla partecipazione all’assemblea sindacale del 13 novembre (ed eventualmente allo sciopero indetto per il 24 novembre), non si escludono successive iniziative di protesta, nel caso in cui da parte del Ministero vengano avanzate ulteriori inaccettabili proposte.
seguono per ora 32 firme
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