Equilibrio Precario lancia l'invito a tutti i precari di astenersi nei collegi docenti al momento del voto tra 50 o 60: un modo per denunciare ancora una volta il ricatto e per rifiutarsi di potare acqua al mulino della Giunta che sta ponendo tutte le premesse per la "soluzione finale del problema precario". L'invito, ovviamente, è aperto anche ai colleghi di ruolo che vorranno davvero sostenere la causa.
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La tragicommedia messa in scena dall'assessore Marta Dalmaso e dal suo entourage, con l'ordine impartito ai collegi docenti di votare tra lezioni di 50 o di 60 minuti, nel nome di una supposta "libertà di scelta", assume per noi insegnanti precari, molto più che per gli altri, i contorni della farsa.
A prescindere dalle ragioni pro o contro l'una o l'altra delle due opzioni, infatti, che senso ha chiedere il nostro voto per contribuire a decidere la durata delle lezioni nella scuola in cui lavoriamo quest'anno, quando non abbiamo la più pallida idea di dove - nè tantomeno se! - lavoreremo l'anno prossimo?
La "battaglia" sui 50 o 60 minuti mostra ancora una volta, in tutta la sua evidenza, la vergogna della condizione in cui sono costretti a vivere, anche nella nostra ricca Provincia, centinaia di insegnanti: sfruttati per coprire supplenze brevi o annuali, privati di diritti e di tutele, condannati a un futuro perennemente incerto... adesso pretenderebbero anche di usarci per portare acqua al mulino di questo governo provinciale che, ricattandoci, con la scusa di "salvare" il nostro posto di lavoro ci invita a votare la delibera "innovativa" Dellai/Dalmaso e le lezioni da 50 minuti.
La nostra risposta deve essere una sola, forte e chiara:
ASTENSIONE!
Non rendiamoci complici di questa truffa,
non cediamo all'idea che non votare equivale al "silenzio-assenso"
e dunque all'implicita adesione ai 50 minuti,
rifiutiamo questa logica binaria e falsamente democratica
e rispondiamo con un atto di disobbedienza civile,
difendendo la nostra libertà di pensiero e sottraendoci alla finta scelta che ci è stata imposta!
Alla fine faremo i conti, e se la nostra posizione risulterà diffusa nella maggior parte delle scuole - come tutti ci auguriamo - e magari condivisa anche dai docenti di ruolo, la Giunta non potrà ignorarne la valenza politica e dovrà prenderne atto. Non dovesse farlo, tirando dritta per la propria strada, dimostrerà definitivamente il proprio assoluto disinteresse per ogni forma di reale democrazia e di autentica partecipazione.
Se riusciranno ad imporre il loro progetto, l'avranno fatto a nome loro e al più di quelli che l'avranno assecondato: non certo in nome nostro.
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