martedì 24 febbraio 2015

Trilinguismo: il documento dei docenti dell'I.C. Giudicarie esteriori

Anche i docenti dell'I.C. Giudicarie esteriori hanno prodotto oggi un documento (sottoscritto a larghissima maggioranza) nel quale evidenziano i rischi che comporta il Piano per il Trilinguismo e avanzano proposte concrete per rendere più praticabile e sostenibile l'obiettivo del miglioramento delle competenze linguistiche degli studenti trentini.



Gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Giudicarie Esteriori chiedono di poter esprimere le proprie opinioni in merito al progetto PAT sul trilinguismo.

Pur riconoscendo il valore della conoscenza delle lingue comunitarie nel processo di crescita sociale  e civile dei ragazzi scolarizzati, ci troviamo in disaccordo con l’imposizione,  a scuole e famiglie del “Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle lingue”,  così come redatto dalla PAT. 

La nostra contrarietà  è determinata da convinzioni di tipo pedagogico-didattico e sindacale-occupazionale.
Criticità pedagogico-didattiche:
  1. Questa riforma colpisce seriamente e massicciamente la scuola primaria trentina, che, stando ai risultati Invalsi e Ocse-Pisa, è il fiore all’occhiello del sistema scolastico primario in Italia, mentre non esistono risultati e dati scientifici e statistici che fondino la validità, in termini di competenze e conoscenze in uscita, dell’applicazione del progetto trilingue.
  2. Riduzione della qualità dei contenuti disciplinari (monte ore insufficiente per le materie curricolari di base).
  3. Sottovalutazione dell’importanza della conoscenza fondante dell’italiano; a tal proposito si ricorda la L. P. 2006 che impone 1000 ore di insegnamento di lingua italiana nella scuola primaria, per una media di 6 ore e mezza alla settimana.
  4. Assenza di informazione sulle modalità di valutazione (non è specificato se dovranno essere valutate le competenze disciplinari o quelle legate alla lingua utilizzata nel CLIL).
  5. Mancanza di continuità tra scuola primaria e secondaria di primo grado.
  6. Non rispetto dei fondamentali diritti di inclusione di ogni alunno ( BES, DSA, immigrato, problematico...); a tal proposito il Protocollo delega agli insegnanti la soluzione del problema.
  7. Ridimensionamento  e adattamento dei vigenti curricula, da noi appena modificati,  in vista dell’insegnamento dei contenuti/competenze con metodologia CLIL.
  8. A regime, la riduzione del monte ore disciplinare porterà ad una frammentarietà oraria,  con presenza discontinua nelle singole classi di insegnanti curricolari (es. italiano, matematica ecc) con conseguente aumento delle figure che ruoteranno sul gruppo classe.

Criticità sindacali-occupazionali
  1. Se introdotto nelle modalità previste attualmente, il Protocollo genererà la perdita di numerose cattedre e dunque una ulteriore precarizzazione dei lavoratori che attendono da diversi anni una stabilizzazione.
  2. Non è ancora chiaro che tipo di contratto verrà stipulato con coloro che supereranno il concorso per occupare posti CLIL. Pare che dopo 3 anni di servizio, tali insegnanti possano passare alla scuola comune, creando nuove precarietà.
  3. Non rispetto dell’anzianità raggiunta e certificata del personale già in ruolo, che potrebbe perdere la continuità didattica.

In proposito ed in alternativa ci sentiamo di avanzare alcune proposte:

  1. Rispetto di un plurilinguismo vero, come espressione di una cultura aperta e cosmopolita.
  2. Due ore settimanali di Clil da inserire  nelle attuali ore opzionali (lasciandole facoltative) con modalità concordate con gli insegnati di classe ed auspicabile codocenza.
  3. Eventuale ampliamento dell’orario scolastico obbligatorio.
  4. Lento e accurato inserimento dei percorsi Clil (verifiche orario…) nel piano di studi curricolari,  facendo attenzione alle condizioni di coerenza e significatività tale da favorirne l’efficacia (moduli teatro, musica, arte, conoscenza territorio, personaggi…) e senza che ciò abbia conseguenze occupazionali sull’organico docente.
  5. Valorizzazione delle possibilità propositive e decisionali della componente docente insite nella legge provinciale relativa all’autonomia scolastica.

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