La replica del Presidente-Assessore Rossi all'articolo che riprende la nostra denuncia, vorrebbe precisare alcune inesattezze che ci vengono attribuite.
Ci spiace dover chiarire a nostra volta, ma certo non possiamo lasciare che una questione così grave continui a galleggiare nella nebbia.
E se è vero che non viene esplicitato in quel documento e nelle circolari del 13 febbraio e del 19 febbraio alcun criterio in base al quale i dirigenti potevano scegliere i docenti a cui proporre la formazione CLIL;
E se è vero ancora che nei citati documenti si paventa la possibilità di attivare "l'albo CLIL, come già previsto dall'art 95 bis della Legge Provinciale sulla scuola che permetterebbe di valorizzare sia gli insegnanti del sistema che si impegnano nelle lingue sia i docenti di madrelingua in possesso dei titoli adeguati";
E se è vero infine che la suddetta circolare del 13 febbraio fa riferimento a un "impegno triennale di insegnamento in modalità CLIL" che verrà richiesto agli insegnanti così formati;
Se è vero tutto questo, ci pare allora più che legittimo ravvisare nell'intera operazione della PAT il malcelato tentativo di inserire modalità privatistiche (la chiamata diretta da parte dei presidi) e di definire ampi margini di arbitrio nelle procedure di selezione e reclutamento degli insegnanti nella scuola pubblica.
Un fatto gravissimo, che non può certo essere compensato dalla rassicurante nota con cui l'Assessore comunica che i docenti ammessi ai corsi saranno 75 invece di 54. Saranno pur sempre 75 nominati dai dirigenti in assenza di qualsivoglia criterio trasparente.
Tanto meno può giustificare un tale stravolgimento dell'ordinamento, il generico riferimento alla "compatibilità con le esigenze della scuola" a cui il dirigente dovrebbe sovrintendere.
Altrettanto sconcertante ci pare inoltre la differenziazione - ribadita nella nota dell'Assessore - tra i docenti che saranno formati con questi corsi e quelli che invece hanno frequentato e frequenteranno i corsi universitari, visto che a) in entrambi i casi si tratta di insegnanti già in servizio, b) in entrambi i casi si prevede l'accesso all'albo Clil, qualora venga attivato c) non si profila alcuna differenza di funzioni nell'ambito delle istituzioni scolastiche.
Ci chiediamo anzi cosa si intenda - a proposito degli specializzati con i corsi universitari - con l'espressione "riconosciuti a livello nazionale", visto che non ci risulta per il momento alcuna normativa (né a livello nazionale, né in Provincia di Trento) che riconosca in alcun modo la specializzazione in metodologia CLIL al fine di concorsi, graduatorie o carriera dei docenti.
Ancora una volta, ci duole dover constatare che la Provincia Autonoma di Trento, continua a svolgere la politica scolastica in forma autoritaria e impositiva, sostituendo il dialogo che sarebbe opportuno con una comunicazione paternalistica ed equilibrista, tesa solo a generare e moltiplicare la confusione utile a procedere indisturbata.
Ancora una volta constatiamo che in questo modo si perde un'altra occasione per valorizzare veramente le risorse e le potenzialità del nostro sistema di formazione.
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