sabato 28 febbraio 2015

Corsi clil e chiamata diretta. Quali inesattezze, Assessore?

La replica del Presidente-Assessore Rossi all'articolo che riprende la nostra denuncia, vorrebbe precisare alcune inesattezze che ci vengono attribuite. 
Ci spiace dover chiarire a nostra volta, ma certo non possiamo lasciare che una questione così grave continui a galleggiare nella nebbia.

Se è vero che il documento dell'Iprase che presenta il corso CLIL in oggetto recita "Iniziativa riservata agli insegnanti scelti dai Dirigenti scolastici";

E se è vero che non viene esplicitato in quel documento e nelle circolari del 13 febbraio e del 19 febbraio alcun criterio in base al quale i dirigenti potevano scegliere i docenti a cui proporre la formazione CLIL;

E se è vero ancora che nei citati documenti si paventa la possibilità di attivare "l'albo CLIL, come già previsto dall'art 95 bis della Legge Provinciale sulla scuola che permetterebbe di valorizzare sia gli insegnanti del sistema che si impegnano nelle lingue sia i docenti di madrelingua in possesso dei titoli adeguati";

E se è vero infine che  la suddetta circolare del 13 febbraio fa riferimento a un "impegno triennale di insegnamento in modalità CLIL"  che verrà richiesto agli insegnanti così formati;

Se è vero tutto questo, ci pare allora più che legittimo ravvisare nell'intera operazione della PAT  il malcelato tentativo di inserire modalità privatistiche (la chiamata diretta da parte dei presidi) e di definire ampi margini di arbitrio nelle procedure di selezione e reclutamento degli insegnanti nella scuola pubblica. 

Un fatto gravissimo, che non può certo essere compensato dalla rassicurante nota con cui l'Assessore comunica che i docenti ammessi ai corsi saranno 75 invece di 54. Saranno pur sempre 75 nominati dai dirigenti in assenza di qualsivoglia criterio trasparente.

Tanto meno può giustificare un tale stravolgimento dell'ordinamento, il generico riferimento alla "compatibilità con le esigenze della scuola" a cui il dirigente dovrebbe sovrintendere.

Altrettanto sconcertante ci pare inoltre la differenziazione - ribadita nella nota dell'Assessore - tra i docenti che saranno formati con questi corsi e quelli che invece hanno frequentato e frequenteranno i corsi universitari, visto che a) in entrambi i casi si tratta di insegnanti già in servizio, b) in entrambi i casi si prevede l'accesso all'albo Clil, qualora venga attivato c) non si profila alcuna differenza di funzioni nell'ambito delle istituzioni scolastiche. 

Ci chiediamo anzi cosa si intenda - a proposito degli specializzati con i corsi universitari - con l'espressione "riconosciuti a livello nazionale", visto che non ci risulta per il momento alcuna normativa (né a livello nazionale, né in Provincia di Trento) che riconosca  in alcun modo la specializzazione in metodologia CLIL al fine di concorsi, graduatorie o carriera dei docenti.

Ancora una volta, ci duole dover constatare che la Provincia Autonoma di Trento, continua a svolgere la politica scolastica in forma autoritaria e impositiva, sostituendo il dialogo che sarebbe opportuno con una comunicazione paternalistica ed equilibrista, tesa solo a generare e moltiplicare la confusione utile a procedere indisturbata. 
Ancora una volta constatiamo che  in questo modo si  perde un'altra occasione per valorizzare veramente le risorse e le potenzialità del nostro sistema di formazione.

Pergine resiste



http://www.ladige.it/territori/pergine/2015/02/28/protesta-studenti-curie-pergine-convegno-scuola-no-campagna-elettorale

Bensvegliata Uil!

Meglio tardi che mai

venerdì 27 febbraio 2015

Sotto mentite spoglie

«Clil», corso di lingua
riservato ai «prediletti»
L'accusa degli «Stati generali»: è un sistema
di arruolamento per chiamata dei dirigenti

daniele battistel

Scorciatoie concesse a qualcuno, negate ad altri. Il fatto che in ambito lavorativo qualcuno venga facilitato a svantaggio di altri è sempre negativo e disidicevole, sorattutto se il datore di lavoro è l'ente pubblico. Ancora di più se l'ambito è quello scolastico dove gli insegnanti, oltre alle nozioni scentifiche, ai ragazzi dovrebbero fornire anche un esempio di correttezza.
Eppure è questo che contestano gli insegnanti aderenti agli «Stati generali della scuola trentina», il sindacato dei docenti legato alla Fenalt.
Tutto nasce da un paio di circolari della Provincia che informano che nelle prossime ore partirà uno speciale corso di formazione di 75 ore per l'insegnamento «Clil» in inglese alle elementari. L'obiettivo è di formare docenti in grado di insegnare la loro materia nella lingua di Shakespeare all'interno del progetto «trilinguismo» su cui il governatore Ugo Rossi pare aver investito il successo (o meno) della sua presidenza.
Leggendo le carte, il primo dato che balza all'occhio è che per partecipare al corso pare non siano richieste particolari competenze linguistiche. O meglio, il livello di inglese necessario è un B2, anche se non serve la certificazione delle scuole di lingua autorizzate a rilasciare i «diplomi»: per attestare le capacità linguistiche basterà un colloquio preliminare.
Veniamo agli altri criteri. Anzi, no. Altri criteri non ce ne sono. Sono i dirigenti scolastici a decidere chi tra i docenti interessati potrà partecipare al corso. I presidi, per altro, avranno vita facile in quanto i maestri che hanno presentato domanda sono pochi. Come mai? Semplice: la maggior parte degli insegnanti - accusano gli Stati generali - ignorava l'esistenza del corso. La circolare Iprase che dava indicazioni era infatti del 19 febbraio e le iscrizioni si chiudevano il 24: 6 giorni, di cui due di week end.
«Ci sfugge qualcosa o siamo di fronte alla realizzazione sotto mentite spoglie di un sistema di arruolamento per chiamata diretta?» attacca sul sito degli Stati generali il portavoce Alessandro Genovese. Che poi aggiunge: «Che cosa ne penseranno i colleghi che si sono sorbiti i corsi universitari da 20 crediti, seminari intensivi estivi, tre tesine e certificazione C1 e che ancora non sanno di che morte dovranno morire?».
Già perché il corso della Provincia (30 ore di lezione, 30 di studio online e 15 di studio individuale) darà ai partecipanti la certezza di venir inseriti in un albo particolare da cui le scuole pescheranno per coprire le cattedre e un lavoro sicuro per tre anni.
«Per noi - accusa Marco Bottesi, esponente degli Stati generali ed insegnante rimasto escluso dal corso a favore di un'altra collega - è sbagliato che nel settrore pubblico si vada avanti con chiamate dirette, seppure mascherate».
«In tutto questo - conclude Genovese - va sottolineata anche la complicità dei sindacati confederali che, non solo sono rimasti sempre in silenzio, ma che chiaramente stanno appoggiando il progetto Clil andando nelle scuole per promuoverlo assieme a Rossi».

giovedì 26 febbraio 2015

75 ore di corso clil... ma solo se ti seleziona il dirigente

Come si può leggere in questo documento e in questa circolare dell'Iprase, partirà a giorni un nuovo corso di formazione di 75 ore per l'insegnamento CLIL alla scuola primaria in inglese.
(Qui c'è anche la circolare del 13 febbraio a cui si fa riferimento).

Per questo corso, sono richieste particolari competenze linguistiche? NO, solo un B2, anche se non certificato. Come, "anche se non certificato"?
Ad attestarle basterà un colloquio preliminare (con chi? non si sa!).

Sono previsti altri criteri di selezione? NO.

L'unica discriminante è la selezione da parte del dirigente: su esplicita richiesta dell'Iprase, saranno infatti i  dirigenti ad indicare i nomi dei fortunati docenti che, a fronte di questo corso di straordinaria efficacia (30 ore di lezione in presenza;30 ore di studio online15 ore di studio individuale) - pare - saranno iscritti in uno speciale albo attraverso il quale avranno accesso all'assegnazione di specifiche cattedre triennali.

Ci sfugge qualcosa... o siamo di fronte alla realizzazione - di fatto e sotto mentite spoglie - di un sistema di arruolamento per chiamata diretta del dirigente?

ps: che cosa ne penseranno i colleghi che si sono sorbiti i corsi universitari da 20 crediti, seminari intensivi estivi, tre tesine e certificazione C1 ...e che ancora non sanno di che morte dovranno morire?

venerdì 6 marzo: Assemblea SGST

Venerdì 6 marzo 2015

alle ore 15.00
presso la nostra sede di Via Pergher, a Trento

è convocata 

L'assemblea Generale degli iscritti

discuteremo di: 

- problemi e prospettive della scuola trentina, tra trilinguismo e buona scuola
- obiettivi e strategie degli Stati Generali
- campagna tesseramento
- varie ed eventuali

TUTTI GLI ISCRITTI e i simpatizzanti sono caldamente invitati a partecipare. 
E' gradita una comunicazione di adesione.





mercoledì 25 febbraio 2015

A Pergine va in scena "la scuola del futuro"... o è campagna elettorale?

A Pergine si organizza un incontro sul futuro del Curie e gli si da un titolo altisonante "la scuola del futuro"... che - guarda caso - fa eco al titolo del tour promozionale del trilinguismo ultimamente intrapreso dal Presidente Rossi.
E - guarda caso - l'assessore sarà l'ospite d'onore.

Bene, si dirà, finalmente l'assessore incontra la scuola a scuola...

Eh no! troppo facile: all'incontro di sabato mattina la scuola reale sarà invece la grande assente.

Tra gli oratori, oltre alla dirigente, al presidente e al vicepresidente della PAT, confindustria, artigiani, università, cooperazione e CGIL.

La lettera di invito è indirizzata a comunità di valle, trentino sviluppo, APT e comuni,  associazioni e artigianelli vari, sindacati confederali e avanti così.

Gli studenti? solo i rappresentanti d'istituto e i rappresentanti delle quarte e quinte chiamati ad ascoltare.
Gli insegnanti? solo i referenti d'indirizzo ... agli altri nemmeno è stata data comunicazione ufficiale dell'evento.

Una bella passerella!

martedì 24 febbraio 2015

Trilinguismo: il documento dei docenti dell'I.C. Giudicarie esteriori

Anche i docenti dell'I.C. Giudicarie esteriori hanno prodotto oggi un documento (sottoscritto a larghissima maggioranza) nel quale evidenziano i rischi che comporta il Piano per il Trilinguismo e avanzano proposte concrete per rendere più praticabile e sostenibile l'obiettivo del miglioramento delle competenze linguistiche degli studenti trentini.



Gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Giudicarie Esteriori chiedono di poter esprimere le proprie opinioni in merito al progetto PAT sul trilinguismo.

Pur riconoscendo il valore della conoscenza delle lingue comunitarie nel processo di crescita sociale  e civile dei ragazzi scolarizzati, ci troviamo in disaccordo con l’imposizione,  a scuole e famiglie del “Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle lingue”,  così come redatto dalla PAT. 

La nostra contrarietà  è determinata da convinzioni di tipo pedagogico-didattico e sindacale-occupazionale.
Criticità pedagogico-didattiche:
  1. Questa riforma colpisce seriamente e massicciamente la scuola primaria trentina, che, stando ai risultati Invalsi e Ocse-Pisa, è il fiore all’occhiello del sistema scolastico primario in Italia, mentre non esistono risultati e dati scientifici e statistici che fondino la validità, in termini di competenze e conoscenze in uscita, dell’applicazione del progetto trilingue.
  2. Riduzione della qualità dei contenuti disciplinari (monte ore insufficiente per le materie curricolari di base).
  3. Sottovalutazione dell’importanza della conoscenza fondante dell’italiano; a tal proposito si ricorda la L. P. 2006 che impone 1000 ore di insegnamento di lingua italiana nella scuola primaria, per una media di 6 ore e mezza alla settimana.
  4. Assenza di informazione sulle modalità di valutazione (non è specificato se dovranno essere valutate le competenze disciplinari o quelle legate alla lingua utilizzata nel CLIL).
  5. Mancanza di continuità tra scuola primaria e secondaria di primo grado.
  6. Non rispetto dei fondamentali diritti di inclusione di ogni alunno ( BES, DSA, immigrato, problematico...); a tal proposito il Protocollo delega agli insegnanti la soluzione del problema.
  7. Ridimensionamento  e adattamento dei vigenti curricula, da noi appena modificati,  in vista dell’insegnamento dei contenuti/competenze con metodologia CLIL.
  8. A regime, la riduzione del monte ore disciplinare porterà ad una frammentarietà oraria,  con presenza discontinua nelle singole classi di insegnanti curricolari (es. italiano, matematica ecc) con conseguente aumento delle figure che ruoteranno sul gruppo classe.

Criticità sindacali-occupazionali
  1. Se introdotto nelle modalità previste attualmente, il Protocollo genererà la perdita di numerose cattedre e dunque una ulteriore precarizzazione dei lavoratori che attendono da diversi anni una stabilizzazione.
  2. Non è ancora chiaro che tipo di contratto verrà stipulato con coloro che supereranno il concorso per occupare posti CLIL. Pare che dopo 3 anni di servizio, tali insegnanti possano passare alla scuola comune, creando nuove precarietà.
  3. Non rispetto dell’anzianità raggiunta e certificata del personale già in ruolo, che potrebbe perdere la continuità didattica.

In proposito ed in alternativa ci sentiamo di avanzare alcune proposte:

  1. Rispetto di un plurilinguismo vero, come espressione di una cultura aperta e cosmopolita.
  2. Due ore settimanali di Clil da inserire  nelle attuali ore opzionali (lasciandole facoltative) con modalità concordate con gli insegnati di classe ed auspicabile codocenza.
  3. Eventuale ampliamento dell’orario scolastico obbligatorio.
  4. Lento e accurato inserimento dei percorsi Clil (verifiche orario…) nel piano di studi curricolari,  facendo attenzione alle condizioni di coerenza e significatività tale da favorirne l’efficacia (moduli teatro, musica, arte, conoscenza territorio, personaggi…) e senza che ciò abbia conseguenze occupazionali sull’organico docente.
  5. Valorizzazione delle possibilità propositive e decisionali della componente docente insite nella legge provinciale relativa all’autonomia scolastica.

sabato 21 febbraio 2015

Buona scuola e trilinguismo: il documento del Collegio Docenti del Degasperi di Borgo

Riportiamo qui sotto il documento approvato dal Collegio Docenti dell'Istituto Degasperi di Borgo: il collegio docenti, convocato su richiesta dei docenti, ha discusso a lungo di alcune tematiche relative al disegno del governo "La buona scuola" e al "Piano per il trilinguismo" approvato dalla Giunta Provinciale di Trento.
Invitiamo tutti i docenti di tutte le scuole della Provincia a fare altrettanto (richiedere la convocazione del collegio o di inserire all'ordine del giorno della prossima convocazione una discussione sulle imminenti riforme), perché è importante che in una fase di importanti cambiamenti come quella che stiamo attraversando, la voce dei docenti e degli organi collegiali si faccia sentire forte e chiara, per indirizzare e condizionare le decisioni di una politica decisamente troppo incline a fare da sé.


Il Collegio dei docenti dell’Istituto di  Istruzione Degasperi di Borgo Valsugana, riunitosi in data 10 febbraio 2015, in merito all’analisi del documento del governo “La buona scuola” e del Piano Provinciale per il Trilinguismo, approva a maggioranza le seguenti considerazioni che intende sottoporre all’Amministrazione Provinciale: 
A) In relazione al documento denominato “La buona scuola”, proposta del governo a livello nazionale, il Collegio esprime le seguenti considerazioni e proposte. 
  1. Assunzione e utilizzo dei precari. 
Il documento «La buona scuola» profila l’eventualità di un’assunzione generalizzata del personale precario, che azzererebbe tutte le graduatorie esistenti sul territorio nazionale. Giudicando positivamente tale iniziativa, si vuole qui evidenziare alcuni nodi problematici che dovrebbero essere sciolti e si avanzano alcune proposte per un utilizzo di tale risorsa che potrebbe migliorare la gestione delle scuola e la qualità della didattica. 
Le assunzione del personale non possono essere subordinate all’accettazione di condizioni contrattuali discriminanti o comunque peggiorative rispetto a quelle attualmente previste: 
- non si può pensare di ridurre o addirittura superare il vincolo di territorialità 
- non si può imporre, in cambio dell’assunzione, la rinuncia alla ricostruzione di carriere 
- non si può pensare a un trattamento economico diverso rispetto ai colleghi già di ruolo
Inoltre, la prospettiva delineata nel documento di rivedere la definizione delle classi di concorso deve essere esclusa (tranne per i casi in cui non esiste più il relativo insegnamento).
L’inedita abbondanza di risorse che si verrebbe a determinare a seguito della massiccia assunzione degli insegnanti in graduatoria non deve spaventare né porre problemi di collocazione, se la si considera al contrario come un’occasione storica per innalzare il livello della qualità della didattica e migliorare l’organizzazione delle istituzioni scolastiche, per esempio, attraverso
  1. la riduzione del numero di studenti per classe
  2. l’ampliamento della didattica per gruppi di livello (in particolare dove questo può avere maggiore efficacia, sia per la valorizzazione delle eccellenze che per il sostegno ai soggetti più deboli)
  3. l’ampliamento dell’offerta formativa (anche con corsi opzionali e/o facoltativi)
  4. l’ampliamento di attività  di coprogettazione, co-programmazione, codocenza ecc.
  5. la diversificazione del carico di lavoro a seconda delle discipline
  6. la diversificazione delle funzioni dei docenti nelle scuole (mansioni di tutoring, coordinamento, progetti specifici, ecc)
  7. l’ampliamento degli strumenti per la ricerca e la formazione degli insegnanti (anni sabbatici, esperienze all’estero, ecc.)
  8. l’agevolazione dei processi di pensionamento, l’ampliamento delle politiche per la maternità ecc.

2. Valutazione e formazione, carriera dei docenti. 
Il Collegio evidenzia i rischi connessi la proposta presentata da «La buona scuola» di un sistema di valutazione dei docenti che prevede una percentuale prestabilita di distinzione tra docenti meritevoli e non. 
Innanzitutto tale semplificazione (in quanto pre-fissata) è immediatamente destinata a mistificare la realtà dei fatti e impedisce il riconoscimento della reale qualità dei docenti.
Ancor più grave è il fatto che essa genererebbe  inevitabilmente una situazione di forti tensioni e conflittualità, nonché problemi di relazione con le famiglie e gli studenti di difficile gestione. 
Pare evidente che la ragione economica che spinge a tale ipotesi non compensa i gravi danni che da essa deriverebbero.
Sembra certamente utile pensare a una valutazione dei docenti, ma in chiave di miglioramento della didattica stessa e non correlandola direttamente alla retribuzione dei docenti.
 Certamente anche gli studenti devono essere importanti attori nel processo di valutazione, anche alla conclusione del percorso di studi e alla luce del percorso universitario e/o professionale.

3. Risorse pubbliche e private a finanziare la scuola pubblica. 
Il Collegio ritiene necessario prestare attenzione alla logica del finanziamento privato alla scuola e alle istituzioni scolastiche, scorgendovi il rischio di possibili ingerenze dei privati nella libertà di docenza e nell’autonomia delle istituzione scolastiche.
E’ la stessa Costituzione della Repubblica a riconoscere allo Stato la necessità di farsi carico dell’educazione e dell’istruzione di tutti i cittadini.
Tuttavia, valutando positivamente l’eventualità di una confluenza di risorse private a sostegno di questo fondamentale impegno delle Istituzioni, il Collegio riconosce come unica possibile modalità il finanziamento privato della scuola attraverso la fiscalità generale.
Conditio sine qua non di qualsiasi iniziativa in questo senso resta la finalità educativa e l’esclusione di ogni spazio di contrattazione, di scambio o di specifica destinazione dei finanziamenti.
Resta ferma l’opportunità delle esperienze di collaborazione tra scuola e mondo del lavoro (stages, tirocini ecc)

B. In relazione al documento denominato “Piano per il Trilinguismo”, il cui primo stralcio è stato recentemente approvato dal Governo Provinciale in seguito a uno specifico protocollo d’intesa con il MIUR,  il Collegio esprime le seguenti considerazioni e proposte. 
Si condivide decisamente l’obbiettivo ultimo del miglioramento delle competenze linguistiche, per altro già da tempo perseguito dal nostro istituto. 
Si auspica che la scelta del cosiddetto trilinguismo non intacchi la libertà di insegnamento  e il pluralismo culturale, mantenendo un’apertura culturale verso la scuola italiana, evitando chiusure provincialistiche della scuola trentina.
Il Collegio esprime perplessità riguardo alle modalità didattiche scelte dal Piano per il Trilinguismo per il raggiungimento delle competenze linguistiche: in particolare relativamente al cosiddetto “apprendimento naturale nella scuola primaria” ponendo come requisito linguistico minimo (B1) un livello non adeguato, e all’utilizzo massiccio della metodologia CLIL come unico strumento didattico per il perfezionamento linguistico nel secondo ciclo, con il rischio del non raggiungimento di adeguati livelli qualitativi e di competenza né nella lingua né nella disciplina..
Il collegio ritiene che in fase di realizzazione di questo piano e in particolare in questo frangente in cui le linee generali devono essere tradotte in norme operative, l’Amministrazione provinciale debba tenere presente alcuni elementi strategici fondamentali per la sua buona riuscita.
Innanzitutto, un’operazione così vasta e radicale di riforma dell’organizzazione scolastica e della didattica dovrà cercare di costruirsi su un dialogo aperto e continuativo con i diretti interessati, innanzitutto con i docenti, che questa riforma dovranno concretamente attuare.
Inoltre, l’attuazione del Piano per il Trilinguismo non potrà non garantire i principi dell’autonomia scolastica e dovrà consentire un significativo margine decisionale alle singole Istituzioni scolastiche nel determinare i tempi e i modi del perseguimento degli obiettivi comuni.
Un progetto così ambizioso, infine, richiede evidentemente grandi risorse, che devono essere giustamente stanziate per la formazione degli insegnanti, ma anche per formare classi meno numerose, distinguere gruppi di livello, programmare le attività, realizzare materiali e strumenti didattici, verificare e valutare i risultati ecc.: serve quindi prevedere un aumento considerevole delle ore/docente a disposizione delle scuole.

Il Collegio ravvisa infine la presenza di questioni particolarmente urgenti da affrontare, non in virtù di una considerazione meramente sindacale, bensì valutandone le ricadute didattiche e le conseguenze sulle attività delle istituzioni scolastiche: primo tra tutti la definizione dei percorsi di formazione, dei criteri di selezione, e delle modalità di assunzione del personale docente, rispetto alle figure del docente specializzato CLIL, del docente madrelingua e del docente non specializzato. 

giovedì 19 febbraio 2015

Parte la campagna tesseramento 2015


Scarica QUI il modulo di iscrizione, 
compilalo e invialo alla nostra segreteria
Se hai dubbi o domande chiamaci al 3403085499


Un sindacato per cambiare
SGST-Fenalt non è mai stato e non vuole essere mai un sindacato di retroguardia:  la nostra non è una posizione conservatrice, né ci interessa fare sterile opposizione.

Proprio perché ne viviamo ogni giorno le dinamiche educative e organizzative, siamo consapevoli della necessità di ripensare a fondo la scuola trentina e siamo i primi a volerla cambiare, perché sappiamo che
una scuola migliore è possibile!


Non ci basta tuttavia che «qualcosa» cambi «in qualche modo»: 

serve uscire dalla logica di breve periodo delle riforme affastellate e contraddittorie, realizzate in fretta e furia, sull'onda delle mode pedagogiche o dell'ideologia politica degli amministratori e invece immaginare un disegno complessivo, di ampio respiro e di lunga durata;
serve abbandonare l’approccio economista e l’urgenza di risparmio e avviare una politica di investimento sulla scuola pubblica e di valorizzazione del sistema della formazione
serve superare il metodo autoritario e impositivo fin qui seguito e inaugurare una nuova stagione democratica e partecipativa

Da cinque anni, insegnanti in prima linea

2009. Un movimento dal basso 
Gli Stati Generali della Scuola Trentina nascono come movimento spontaneo di insegnanti e studenti che si oppone all’«Iniziativa innovativa» dell’allora Assessore Dalmaso. Fin da subito si distinguono per il metodo partecipativo e per la radicalità della proposta. A fronte dell’imposizione aziendalista della Giunta Dellai, gli Stati Generali chiedono democrazia, dignità, investimenti. Centrale fin da subito la battaglia contro il precariato.
2012. Un sindacato vero 
Non trovando nei sindacati esistenti una adeguata rappresentanza, e criticandone l’atteggiamento troppo compromissorio, gli Stati Generali della Scuola Trentina decidono di diventare un soggetto organizzato e istituzionale per poter interloquire direttamente sui tavoli sindacali e politici. Trovano in Fenalt perfetta consonanza di metodo e ideali. Nasce SGST-Fenalt
2015. L’anno della svolta 
Alla fine di quest’anno la Provincia Autonoma di Trento calcolerà le quote di rappresentatività delle Organizzazioni sindacali: se SGST-Fenalt avrà un sufficiente numero di iscritti, potrà finalmente partecipare alle trattative, per rivendicare i diritti e la dignità degli insegnanti trentini e per contribuire a costruire una scuola migliore.


mercoledì 11 febbraio 2015

Precari: a giugno l'udienza in Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale fissa, a seguito della sentenza della corte europea, la data dell’udienza per la decisione sulla legittimità delle norme italiane sul precariato scolastico.

Il giudice Coraggio della Consulta si esprimerà nell’udienza del 23 giugno 2015.

Il Governo, in attesa della sentenza della CGUE, già il 3 settembre nel documento “La Buona scuola” ha chiarito l’intenzione di assumere 150.000 docenti delle Graduatorie ad esaurimento e del concorso 2012, e ribadito nella Legge di stabilità n. 190 del 23 dicembre 2014 di avviare un piano straordinario di assunzioni attraverso uno specifico finanziamento.

Nel frattempo, già il Giudice Coppola di Napoli ha deciso per la stabilizzazione di alcuni precari, nonchè per la ricostruzione integrale di carriera. La sentenza. 

Altri giudici tra cui quelli di Trento, invece rimandano le decizioni proprio in attesa delle sentenza della Corte Costituzionale.

domenica 8 febbraio 2015

Diamoci del ti

Dunque, lunedì abbiamo incontrato il Presidente-Assessore Ugo Rossi. Finalmente, dopo anni di ripetute richieste e sollecitazioni, il vertice dell’Amministrazione Provinciale ci ha riconosciuto il diritto di interloquire ufficialmente e ci ha invitato nel suo palazzo, ricevendoci attorno a un bel tavolo in ciliegio, assieme al Segretario generale e al presidente del nostro sindacato e facendosi accompagnare dalla Dott.ssa Ferrario e dalla Dott.ssa. Mussino.

C’è voluto qualche giorno per digerire quel che è successo, ma ora siamo pronti a raccontarvelo in questo "essenziale" resoconto.

Noi abbiamo innanzitutto ringraziato per l’invito, riconoscendo e apprezzando la discontinuità (almeno in questo) con l’amministrazione Dellai-Dalmaso.
Così abbiamo consegnato al Presidente il nostro appello per il plurilinguismo - corredato da più di cinquecento firme di insegnanti di scuole di ogni ordine e grado - e la bozza del volantino che abbiamo preparato per la campagna tesseramento, nel quale figurano le proposte emerse dalle assemblee degli ultimi mesi, ribadendo l’intento di collaborazione che anima il nostro lavoro, nella prospettiva di migliorare la scuola trentina.

Il Presidente a questo punto ha cominciato a inveire contro di noi, accusandoci di non portare il dovuto rispetto e di tradire la sua apertura con l’affronto di un documento pieno di NO e l’arroganza di una raccolta di firme. Ha sottolineato con una penna la parola «ideologia» che figura nel volantino, decontestualizzandola, e ci ha accusato di essere noi, ideologici e prevenuti, e di nascondere in realtà intenti biecamente politici. 
Ha sostenuto di essere attaccato da insegnanti in malafede solo perchè, «dopo vinti ani de ciacere», lui è il primo che davvero sta facendo qualcosa per evitare che il Trentino «el sprofondia en del Mediteraneo». E quindi, «vado avanti».

Inutile il nostro strenuo tentativo di riportare una più corretta interpretazione dei documenti presentati e soprattutto di convogliare la discussione sui contenuti delle nostre proposte. Inutile sottolineare la sostanziale condivisione degli obiettivi ultimi e l’intenzione di fornire soltanto indicazioni che riteniamo utili in quanto competenti (perchè vengono da professionisti della scuola). Inutile rivendicare il valore democratico delle centinaia di firme. Inutile provare a farsi ascoltare o anche solo a parlare senza doversi sovrapporre al suo fiume di invettive a voce alta. 

Il Presidente, ormai in piedi da un po’, ha detto infine di non avere nulla da ascoltare e anzi di non avere nemmeno nient’altro da dire. Ha detto che il suo piano per il trilinguismo l’ha già discusso abbastanza con la giunta, la minoranza, il Dipartimento e qualche commissione e che, se davvero abbiamo intenzione di contribuire con delle proposte, dobbiamo fare come tutti gli altri privati cittadini, magari mandargli una mail, che magari le legge, ma alla fine la decisione è sua, visto che la maggioranza dei trentini l’ha votato per questo.

Abbiamo insistito, ma ha preso la sua roba e se ne è andato, ribadendo che «questo non è rispetto».

L’abbiamo richiamato sulla porta: Presidente, la buona scuola di Renzi promette l’azzeramento di tutte le graduatorie e l’assunzione di tutti i precari. Lei cos’ha intenzione di fare? «se si fa a Roma, dovremo farlo anche qui». E’ stata la risposta.

Rimasti con le due Dirigenti del Dipartimento abbiamo provato a riproporre i contenuti specifici delle proposte sul plurilinguismo e anche sul precariato, il contratto, la valutazione e carriere degli insegnanti, l’organizzazione della scuola. Ma il clima era ormai degenerato e non è stato possibile.

La Dott.ssa Ferrario ha spiegato che il confronto con la scuola, essendo impossibile parlare con migliaia di insegnanti, si sta svolgendo attraverso i Dirigenti scolastici (circa 20 incontri previsti sul trilinguismo, gran parte dei quali già svolti): a loro spettava il compito di mediare con gli insegnanti.

In conclusione, la Dott.ssa Ferrario ci ha chiesto di incontrarci nuovamente, entro due settimane nel suo ufficio, per una discussione «tecnica» delle proposte.