martedì 4 dicembre 2012

protesta anche il Rosmini di Rovereto


COMUNICATO DEI DOCENTI DEL LICEO “Antonio Rosmini” DI ROVERETO
I sottoscritti docenti del Liceo “Antonio Rosmini” di Rovereto si associano alla protesta di molte scuole d’Italia e del Trentino per manifestare la propria preoccupazione nei confronti delle scelte politiche gravemente punitive della scuola pubblica, messe in atto dal Governo nazionale, relative soprattutto alla riduzione delle risorse ad essa  indirizzate. 
Gli articoli relativi al comparto scuola del Decreto di Stabilità, che si propone tagli economici ingenti ed immediati, sembrano momentaneamente accantonati , anche se non se ne specificano le modalità. 
Tuttavia rimangono aperte altre questioni importanti: 
  • l‘attacco costante alla figura del  docente,  svilita nel suo riconoscimento professionale e sociale;
  • la riduzione del potere decisionale degli organi collegiali, in particolare del Collegio Docenti;
  • la condizione di precariato di molti docenti su cui si regge parte del sistema scolastico; 
  • il blocco del contratto che si protrae da alcuni anni;
  • la recente rottura del tavolo di trattativa tra Miur e Organizzazioni Sindacali, che ha ulteriormente congelato il pagamento degli scatti di anzianità; 
  • l’aumento, in base al ddl L.953 ex Aprea, dell’influenza di soggetti esterni che, in ragione della loro capacità di finanziamento esterno  influenzeranno pesantemente il Piano dell’Offerta Formativa;
  • l’ipotesi  di aumento dell’orario di servizio, che dimostra quanto non si tenga conto del reale ed effettivo lavoro svolto. A questo proposito si ricorda che per gli insegnanti della scuola secondaria (medie e superiori) il contratto nazionale in vigore articola esplicitamente gli obblighi di lavoro in attività di insegnamento in classe (le famose 18 ore alla settimana di lavoro) e attività funzionali all'insegnamento. La parte principale di queste ultime consiste in adempimenti individuali (preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, correzione degli elaborati, rapporti dell'insegnante con le famiglie) e collegiali (scrutini, esami); per quest’ultime non è quantificato un tempo di lavoro preciso, il quale però da calcoli approssimativi (arrotondati per difetto) assomma a non meno di 18 ore settimanali. Sono inoltre esplicitamente previste dal contratto altre attività funzionali all'insegnamento (partecipazione a collegio docenti, consigli di classe, dipartimenti, programmazione didattica, verifiche, informazione delle famiglie ecc.), per le quali è fissato un tetto di 80 ore annue, pari a circa 2 ore a settimana.
A fronte di questa situazione,  i sottoscritti docenti  si impegnano a mantenersi vigili sui prossimi sviluppi delle azioni del Governo e ad esprimere la propria posizione mediante atti concreti e forme di protesta tra le quali:
  • l’ adesione allo sciopero nazionale del 24 novembre del comparto scuola (tenendo presente che alcuni  docenti hanno già scioperato mercoledì 14 novembre);
  • la sospensione della consueta procedura di comunicazione scritta del profitto di metà quadrimestre alle famiglie;
  • il blocco dei viaggi di istruzione,  settimane linguistiche e visite guidate di un’intera giornata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggendo le "nuove norme di comportamento", con ben esplicite le pene previste per le malefatte degli insegnanti, non vorrei scorgerci dentro le basi ber azioni disciplinari a fronte di proteste quali sospensione delle comunicazioni alle famiglie, didattica essenziale, e azioni di questo tipo, cioè del tipo che conta, diversamente dallo sciopero. Il fatto di un'azione in accordo con altri, poi, è considerato aggravante ai fini della scelta del numero di frustate da infliggere.