Alessandra Decarli, 32 anni e 2 figli: insegna da 10 anni e guadagna meno di mille euro al mese. «Siamo demotivati»
TRENTO. Per i precari della scuola - circa tremila in Trentino secondo le stime - è un altro Natale difficile. Rassegnati a rimanere “a tempo determinato” per tutta la vita professionale, a saltare da un istituto a un altro per raggranellare un numero di ore sufficiente per arrivare a fine mese con un misero stipendio, gli insegnanti senza cattedra sanno anche molti di loro verranno licenziati a fine settimana. In Italia è usanza - deprecabile, ma diffusissima - che il docente in malattia guarisca all’improvviso con il primo giorno di vacanza, tornando cioè al lavoro giusto in tempo per beneficiare delle ferie, salvo ripiombare in malattia il giorno dell’Epifania. Per quei venti giorni, il precario viene licenziato, è di fatto “disoccupato” e non prende un centesimo. Se sarà fortunato verrà riassunto dopo le vacanze, altrimenti toccherà a qualcun altro. É accaduto anche a Alessandra Decarli, un’insegnante di 32 anni che oggi ha due figli.
Ho conseguito il diploma magistrale abilitante, prima del fatidico 2002, e poi mi sono diplomata a pieni voti all’Accademia di belle arti di Venezia, ma sono rimasta nella scuola perché è il lavoro che amo, che sento mio.
Quest’anno verrà licenziata anche lei per le vacanze di Natale?
É il primo anno che non mi succede, ho un contratto fino a giugno, una sostituzione annuale che mi previene da questa sorte. Ma per chi ha un contratto “spezzettato”, trovarsi disoccupati per le tre settimane delle feste natalizie è quasi la regola. A loro tocca sperare nel fatidico sms di convocazione, a gennaio.
Da quanto tempo insegna?
Ho iniziato 10 anni fa, e da allora non ho cumulato alcuno scatto di anzianità. Prendo lo stesso stipendio che prendevo all’inizio.
Quanto lavora e quanto guadagna?
Ora lavoro in una scuola “di montagna”, l’Istituto comprensivo di Vigolo Vattaro. Copro circa tre quarti dell’orario a tempo pieno, distribuito su tre plessi scolastici. Insegno nove o dieci materie diverse a cinque classi per completare l’orario. Non arrivo ai mille euro al mese.
Come fa a vivere con due figli?
Vivo a Calceranica con il mio compagno, che lavora. Poi per fortuna ho ottenuto un co.co.co, un ulteriore impegno a tempo determinato, che mi dà un migliaio di euro lordi all’anno, circa 40 euro al mese. Dobbiamo inventarci qualsiasi cosa per arrivare a fine mese. E io comunque mi ritengo fortunata.
Fortunata nella sua situazione?
Sì. C’è chi se la passa peggio, con contratti “spezzettati”, magari con il compagno o la compagna che ha problemi di lavoro. Alcune colleghe precarie hanno il marito appena licenziato dalla Whirlpool: per loro è davvero dura.
Riesce a risparmiare qualcosa per i tempi in cui non lavora?
Non ci sono mai riuscita, nessuno di noi ci riesce. Viviamo giorno per giorno. I pochi soldi che avanzano lI “bruciamo” durante le vacanze, per sopravvivere per quei mesi, o quelle settimane, senza lavoro. É sempre stato così, da quando ho iniziato a insegnare.
Siete un esercito di precari.
Circa tremila, ma la provincia si rifiuta di darci le graduatorie ufficiali. Dobbiamo girare scuola per scuola per guardare le liste. Ma il conto è presto fatto, sono 1136 iscritti ai corsi abilitanti, altri 900 circa non iscritti, e poi ci sono i precari di scuole dell’infanzia , elementari, medie, superiori e professionali. Ma più della condizione di precari c’è qualcosa che ci fa stare male sul serio.
Cosa?
Siamo sprofessionalizzati, non ci viene riconosciuto alcun valore professionale. Eppure dedichiamo una parte importante della nostra vita al lavoro nella scuola. Non è tanto lo stipendio basso che ci umilia, quanto lavorare in queste condizioni. Io mi accontenterei di prendere lo stesso stipendio, ma lavorando almeno in un modo dignitoso. Andare avanti così è demotivante.
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