Con la delibera n. 533 del 16 marzo 2010, la Giunta Provinciale ha prodotto una “iniziativa innovativa” che
- fissa il monte ore annuale medio
- articola il monte ore annuale in unità orarie di lezione di cinquanta minuti, al fine di aumentare la possibilità di distribuire le discipline
- stabilisce l'insegnamento della lingua inglese e di quella tedesca nel primo anno di tutti i percorsi del secondo ciclo di istruzione
- struttura un’area comune nel primo biennio
- stabilisce per il triennio quadri orari che prevedono da due a quattro lezioni settimanali lasciate a disposizione delle istituzioni scolastiche per la sua caratterizzazione
Tutto questo è stato imposto dalla Giunta Provinciale,
- senza alcuna discussione in Consiglio Provinciale,
- senza consultare in nessuna occasione gli insegnanti
- ignorando sistematicamente le voci di dissenso che numerose si sono levate dalla scuola e dalla società trentina, mettendo in discussione la forma e i contenuti dell'iniziativa innovativa.
Per questo protestiamo, perchè vogliamo una scuola qualitativamente migliore, più libera, più democratica, più autonoma.
Visto che la Delibera n. 533 del 16 marzo 2010 configura i percorsi del secondo ciclo di istruzione solo per l’anno scolastico 2010-2011, in attesa di una verifica della sperimentazione prodotta e della stesura di un Regolamento che fissi le coordinate della Riforma trentina:
CHIEDIAMO
- Che quel Regolamento garantisca una reale sperimentazione di modelli formativi diversificati, ripristinando quelle uguali condizioni di partenza e quelle analoghe dotazioni di risorse che sole possono permettere di valutare correttamente i risultati.Solo a queste condizioni sarà possibile parlare di “sperimentazione”
- Che vengano coerentemente promosse, come risorse imprescindibili, l’autonomia delle scuole e la sovranità dei Collegi docenti
- Che risulti centrale, nella politica provinciale, la scommessa sulla formazione, in controtendenza rispetto ad una politica di tagliChe si preveda una razionalizzazione delle risorse non creando meccanismi rigidi, ma puntando sulla valorizzazione della qualità e sul riconoscimento della quantità del lavoro garantito dagli insegnanti.
per difendere la qualità della scuola trentina e la dignità del nostro lavoro di insegnanti abbiamo scelto di impegnarci a non proporre per quest’anno nei consigli di classe viaggi di istruzione con pernottamento, ma solo visite guidate e comunque iniziative che non superino i tetti orari che ci vengono riconosciuti
- Perché in una situazione di tagli che riducono i servizi essenziali (ad esempio nel sostegno ai BES) è doveroso risparmiare su ciò che essenziale non è, pur potendo rappresentare un'ottima chance educativa;
- Perché gli insegnanti “risparmiano” già, loro malgrado, con i mancati aumenti di stipendio, il blocco degli scatti di anzianità, la riduzione delle disponibilità del fondo di istituto per circa 600 euro a testa: dobbiamo dare di più?
- Perché proprio sull'accompagnamento nei viaggi di istruzione possiamo individuare la massima contraddizione di una amministrazione che da una parte chiede si renda conto fino all'ultimo minuto, dall’altra "arrotonda" grossolanamente a suo vantaggio. Nell’art. 2 dell’Accordo tra PAT e Organizzazioni Sindacali si dispone in merito alle modalità di recupero del tempo lavoro; viene precisato che esso dovrà essere realizzato per almeno 70 ore nell’anno scolastico. Si elencano varie possibilità, e tra le altre “l’attività, prestata oltre l’orario di sevizio del docente, di accompagnamento e vigilanza degli studenti in occasione delle iniziative extra e parascolastiche”. Per i viaggi di istruzione vengono conteggiate solo 4 ore di recupero al giorno, a fronte delle 24 ore di servizio: l’amministrazione da una parte conteggia con pignoleria ragionieristica il lavoro dei docenti soppesandolo fino al minuto secondo quando si tratta delle ore di lezione, dall’altra lo calcola solo forfettariamente quando sono in gioco i viaggi di istruzione. Riteniamo sia una grave penalizzazione per gli insegnanti, da subito riconosciuti come inadempienti indebitati nei confronti dell’Amministrazione (con la ricattabilità che questo comporta) e poi misconosciuti in un loro importante (e sovraesposto) adempimento professionale.
- Perchè sebbene questa nostra scelta possa sembrare penalizzante per gli studenti e risultare cosa poco gradita alle famiglie, pensiamo di incontrare la solidarietà di genitori e studenti, sensibili e interessati al futuro della scuola trentina.
- Perché questo non è sicuramente il principale problema tra quelli legati all’”iniziativa innovativa”, ma ci vediamo nostro malgrado costretti a colpire là dove sappiamo di poter suscitare una reazione nell’opinione pubblica, pur rispettando appieno i nostri doveri professionali.
I docenti amano il loro lavoro e non sono soliti sottrarsi alle attese dell’utenza: tuttavia la nuova situazione normativa ha reso le cose talmente penalizzanti per gli insegnanti e così palesemente contrarie ad ogni elementare sentimento di giustizia che non possiamo più tacere e tollerare.
Il viaggio non è un diritto né un obbligo per nessuno, ma un’opportunità didattica proposta al consiglio di classe e gestita in ogni sua fase dai docenti.
Il viaggio non è un diritto né un obbligo per nessuno, ma un’opportunità didattica proposta al consiglio di classe e gestita in ogni sua fase dai docenti.
Se vi sarà un mutamento di rotta da parte dell’amministrazione, saremo ben felici di ritornare alle precedenti consuetudini, desiderosi di migliorare ulteriormente la qualità della nostra offerta.
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