giovedì 3 marzo 2016

Scuola-Lavoro? No grazie! Il documento dei docenti del Da Vinci

Un saluto a tutti
tenendo fede a quanto stabilito nell'ultima riunione collettiva , di mantenere cioè  attivo questo spazio di discussione  per confrontarci quando si profilano all'orizzonte  problematiche legate al mondo scolastico di particolare rilevanza , 
vorrei  condividere con voi un documento scaturito dalle riflessioni che  alcuni  docenti del liceo da Vinci  hanno fatto a proposito dei percorsi di Alternanza Scuola-lavoro ,previsti dalla legge 107/15,  (cd.“La Buona Scuola”), in questo periodo all’attenzione dei collegi docenti di  molti istituti superiori del Trentino e approvati dalla Giunta Provinciale con delibera 211/2016, dd. 26 febbraio 2016.
Il progetto, che prevede piani formativi obbligatori di alternanza scuola-lavoro nell’ultimo triennio per almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei, ha suscitato ovunque  vivaci discussioni,  soprattutto riguardo il rapporto tra costi (sia dal punto di vista strettamente economico, per le ingenti risorse  investite, che in termini di  ricadute negative  a livello  didattico-organizzativo, per  le conseguenze  sul monte ore curricolare, sui programmi,  sulla preparazione disciplinare degli studenti ) e ipotetici vantaggi (acquisizione di competenze spendibili sul mercato del lavoro).

Il documento  in allegato è frutto dell’analisi di quanto contenuto nella Guida operativa redatta dal Miur, di  articoli e dossier  reperiti  nella rete e dello scambio di informazioni avuto con colleghi di altri istituti.

Questo lavoro di analisi e confronto ha evidenziato una serie di criticità del progetto , sintetizzate nel documento in allegato, sottoscritto da 72 docenti del da Vinci. 
Se  ne condividete i presupposti e le conclusioni, vi chiedo di farlo conoscere nei vostri istituti.
Grazie 

Massimo Pellegrini



I sottoscritti docenti del Liceo “Leonardo da Vinci” di Trento esprimono disagio e preoccupazione per  l’avvenuto recepimento della Legge 107/2015, cosiddetta della “Buona scuola”. Tra i suoi molti punti critici, già sottolineati dall’ampio movimento di contestazione che nel luglio scorso ha accompagnato la sua approvazione, vorremmo richiamare l’attenzione su quello relativo ai “Progetti di alternanza scuola-lavoro”, resi obbligatori per tutti gli alunni del triennio di tutti gli Istituti d’Istruzione secondaria superiore, per un monte ore complessivo di  almeno 400 ore negli indirizzi tecnici e di  almeno 200 in quelli liceali. 
La nostra assoluta contrarietà è motivata dai presupposti culturali della norma e dalla sua oggettiva inapplicabilità.
Per quel che riguarda i primi, il fatto di rendere obbligatoria l’alternanza scuola/lavoro, lungi dal promuovere un serio e fruttuoso avvicinamento degli alunni alla cultura del lavoro, ci sembra mirare ad altri obiettivi:
  1. snaturare l’impostazione liceale, che non è quella di avviare alla professione, ma di dare agli alunni gli strumenti per diventare cittadini istruiti e consapevoli
  2. snaturare la funzione docente,  che rischia di essere ridotta a puro compito di tutoraggio/monitoraggio e svolgimento delle varie incombenze organizzative e burocratiche richieste dai progetti 
  3. proporre esperienze che forniscono competenze già obsolete in un mercato del lavoro in continuo e veloce cambiamento, impoverendo parallelamente l’insegnamento disciplinare
  4. proporre un sapere così settoriale da risultare spendibile solo per breve durata ed in contesti limitati
  5. causare la perdita di quella capacità di imparare, che, una volta acquisita, è strumento spendibile in qualsiasi contesto e nella quale rientrano conoscenze, cultura, pensiero critico, capacità analitiche e relazionali, capacità di decidere, di comunicare, di inventare soluzioni
  6. consentire, soprattutto attraverso la costituzione del Comitato scientifico, il condizionamento da parte di soggetti privati della didattica e dell’organizzazione della scuola pubblica 
  7. subordinare l’attività scolastica alle esigenze della realtà aziendale e produttiva, spesso interessata ad impiegare lavoratori precari e a basso costo e dunque anche a diffondere il modello della precarietà contrattuale, con il rischio di esporre alunni minorenni a contesti che non hanno alcuna finalità educativa
 
Per quel che riguarda poi l’effettiva applicabilità della legge, poniamo i seguenti interrogativi:
  1. Visto l’elevato numero di studenti coinvolti, come potrà il territorio assorbire tutte le richieste delle Istituzioni scolastiche e come si potrà garantire in modo uguale: 
  1. qualità del Progetto
  2. coerenza del Progetto rispetto all’indirizzo di studio
  3. correttezza della valutazione, che incide sulla valutazione dell’Esame di Stato
  1. Visto che il monte ore previsto incide in maniera anche quantitativamente significativa sulle attività didattiche programmate, come potrà essere garantita:
  1. un’adeguata preparazione degli alunni all’Esame di Stato
  2. la libera programmazione didattica degli insegnamenti disciplinari

La norma dunque lede il diritto allo studio e alla libertà d’insegnamento, anche se dovesse essere applicata nella “modalità dell'impresa formativa simulata”; quest’ultima, infatti, anche se in alcune formulazioni potrebbe apparire simile a progetti già attuati nelle scuole, ne varia radicalmente la sostanza, proprio per l'incidenza oraria e la necessità di costose consulenze esterne.
Per questo esprimiamo con forza la nostra contrarietà rispetto alla ratio e all’intero impianto della legge e quindi anche al suo recepimento e rifiutiamo ogni forma di collaborazione alla sua attuazione.

 (seguono 72 firme)


ps-Il Collegio docenti del da Vinci nella seduta del 29 febbraio ha bocciato la proposta di attuazione dell’alternanza scuola lavoro come proposta dalla dirigente. 

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