sabato 11 giugno 2011

Pagelle ai prof? si, ma con criterio!


(comunicato stampa del 10 giugno 2011)



Nessuna sorpresa. Aspettavamo la notizia e finalmente è arrivata: “anche i professori avranno la pagella”. Ieri, infatti, l’Assessore Dalmaso ha annunciato di avere pronto il progetto per il sistema di valutazione dei docenti. Paolo Calidoni, insegnante di pedagogia e Presidente del Comitato Provinciale di Valutazione del Sistema Educativo, ha confermato che si stanno definendo gli ultimi dettagli e che entro poche settimane la proposta arriverà all’Assessore «in modo che lo valuti e lo condivida con i diversi soggetti». 

Gli Stati Generali della Scuola Trentina non hanno nessuna pregiudiziale nei confronti della valutazione dei docenti, anzi, già nel nostro primo documento (gennaio 2010) avevamo inserito questa necessità tra gli elementi fondamentali per una seria riforma della scuola. La questione, piuttosto, è di capire quali modalità intenda seguire e quali obiettivi si ponga l’Amministrazione Provinciale. Secondo quanto annunciato, il pilastro di questo sistema dovrebbe essere la «lealtà della valutazione», ovvero, la dichiarazione anticipata di cosa si vorrà valutare e dei criteri che si adotteranno. È proprio su questi criteri che sentiamo l’urgenza di esprimere alcune nostre perplessità. Quattro sono quelli annunciati: competenze e formazione degli insegnanti, risultati ottenuti dagli studenti e infine l’opinione dei genitori. 
La necessità di valutare formazione e competenze dei professori appare scontata, ma cosa concretamente si debba intendere per formazione e competenze è tutt’altro che chiaro. A maggior ragione ci chiediamo chi e come possa misurarle.
Sono però gli altri due criteri a destare le maggiori preoccupazioni.
Legare il giudizio sull’insegnante ai risultati ottenuti dai suoi studenti creerebbe inevitabilmente una dinamica ricattatoria: gli insegnanti migliori risulterebbero infatti quelli che danno i voti più alti, oppure quelli che producono un artificioso miglioramento delle pagelle tra il primo e il secondo quadrimestre, dando così prova dell’efficacia del proprio lavoro. Questo sistema finirebbe perciò per incentivare il drastico abbassamento della qualità della formazione che già da anni si sta registrando nella scuola italiana e anche trentina.
Quanto all’ultimo elemento, non potendo presumere nei genitori gli strumenti utili a valutare le competenze e la preparazione dell’insegnante, ne deriva che la loro opinione potrà valere soltanto all’interno di una logica di “soddisfazione del cliente”. Tuttavia, la funzione della scuola non è erogare servizi, bensì formare uomini e donne, i cittadini di domani. Perciò non è possibile applicare alla scuola un meccanismo che invece è proprio del mondo aziendale, dove può trovare spazio la dinamica privatistica del “pago quindi pretendo”.
Sullo sfondo, resta poi da affrontare una questione cruciale: la precarietà degli insegnanti, molto presente anche in Trentino. Se infatti, come spiega il prof. Calidoni, «l’idea della valutazione degli insegnanti nasce dalla valorizzazione delle professionalità che chiedono di essere riconosciute», qualsiasi proposta in tal senso non potrà che fondarsi sulla stabilizzazione dei lavoratori della scuola. Di questo devono essere ben consapevoli anche i sindacati. Come può un insegnante trovare le condizioni, le motivazioni e gli strumenti per investire sulla sua professionalità, quando nemmeno sa se, quanto e dove insegnerà l’anno seguente? In una prospettiva di valutazione, inoltre, un precario è decisamente più debole e ricattabile.
Forse, allora, la via da seguire è intrecciare la valutazione dei docenti alla loro formazione disciplinare e didattica. In attesa di prendere parte al «confronto chiaro con le organizzazioni sindacali e con tutti i soggetti coinvolti nella scuola», che l’Assessore ha garantito, noi avanziamo in tal senso due proposte: 1) il superamento dell’attuale sistema di aggiornamento verso l’organizzazione di percorsi seri e selettivi, con tanto di esame finale; 2) l’istituzione di un «anno sabbatico» per poter studiare (come all'università), con obbligo di presentare un progetto di ricerca e di stendere una relazione finale che dia conto di quanto prodotto.
Solo se l’Amministrazione, questa volta, si mostrerà disponibile a discuterla con gli insegnanti, l’idea della valutazione non si trasformerà, come auspicato dal prof. Calidoni, «in una mannaia», e potrà diventare un mezzo per valorizzare davvero la professione docente e la scuola nel suo insieme.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono sempre stato a favore della valutazione dei professori e ritengo che le persone più adatte a valutare siano in effetti gli studenti (cioè i diretti interessati)... i genitori possono solo riportare quanto riferito dai figli.
Ho provato a somministrare a fine anno un questionario anonimo per l'autovalutazione ed ho notato che la cosa può funzionare a condizione che:
- gli studenti ti conoscano da più di un anno
- il numero totale di studenti coinvolti sia superiore a 50
- si pongano anche domande relative al rapporto dello studente con la materia e al numero di ore dedicato al suo studio (se ti dice che la odia e non apre un libro.. difficilmente dirà di capire le spiegazione dell'insegnante)

Gli studenti in genere sono abbastanza onesti,
l'anno scorso però, ho avuto una classe diversa, assolutamente incapace di assumersi delle responsabilità e quindi di esprimere giudizi obiettivi: le difficoltà erano sempre imputabili a tizio caio o sempronio.

Se ti capitano situazioni simili ne esci come un prof incompetente. Lì le mie certezze sulla necessità di valutare i docenti hanno iniziato a vacillare