mercoledì 9 giugno 2010

Lettera al Presidente

Egregio Presidente Kessler,
la scuola è finita anche quest'anno. Un anno segnato dal (maldestro) tentativo della Giunta Provinciale di riordinare il secondo ciclo superiore e di adattarlo alla riforma nazionale. Un'operazione, qui in Trentino come nel resto d’Italia, imbellettata con la retorica della modernità e dell'efficienza, ma sorretta in realtà soltanto dalla logica del risparmio, realizzata attraverso tagli pesantissimi e accompagnata dall'introduzione nella scuola di parole e meccanismi tipici della gestione aziendale nel tempo della crisi.
Un'operazione che non poteva non suscitare la reazione di studenti, docenti e famiglie, che non hanno voluto subire in silenzio l'indiscriminato massacro economico e culturale di cui la scuola è stata fatta oggetto. Una reazione ferma e diffusa, da parte di quei soggetti reali privati di rappresentanza e defraudati del diritto democratico di partecipare al rinnovamento della scuola, pur avendo ripetutamente insistito per poter contribuire con la propria esperienza e le proprie idee alla soluzione dei problemi che per primi riconoscono.
Invece, i nostri Assessori, proprio come i Ministri, si sono chiusi nelle loro stanze e hanno lavorato al loro progetto appoggiandosi unicamente al parere compiacente di sedicenti “esperti”, che hanno continuato a vaneggiare di «competenze» e «profili», finendo per svuotare completamente il significato culturale, sociale e politico di un'istituzione fondamentale qual è la scuola.
È tempo di scrutini, Presidente. Alla fine del primo quadrimestre, i neonati Stati Generali della Scuola Trentina avevano bocciato l'Assessore per l'impostazione che stava dando alla sua "Riforma": insegnanti e studenti speravano che quella brutta pagella, piena di quattro, avrebbe potuto richiamare la Giunta alle sue responsabilità verso la società che le ha affidato un così importante incarico. Purtroppo siamo invece costretti, adesso che la scuola è finita e l'iniziativa innovativa è completata, a ribadire il nostro giudizio, gravemente negativo: è stato soppresso un indirizzo di studi a cui una parte significativa della società trentina guardava con speranza e soddisfazione (gli istituti professionali); è stato aumentato il numero di studenti per classe, ridotto il tempo scuola totale, limitata la possibilità di scelta delle famiglie; sono state cancellate esperienze molto positive che in questi anni insegnanti, dirigenti e studenti avevano faticosamente costruito; è stato tagliato un numero imprecisato di cattedre a tempo indeterminato; si è resa ancora più precaria la sopravvivenza delle centinaia docenti a tempo determinato che permettono da anni alla scuola trentina di funzionare; si è abbassato il livello formativo delle discipline insegnate; si sono tolte risorse alla scuola pubblica e laica per regalarle alla scuola privata e confessionale.
L'assessore e la Giunta hanno provato a nascondere tutto questo, tacendo i dati reali e le previsioni, fornendo informazioni parziali e letture mistificanti e fingendo di aprirsi al dialogo con iniziative che hanno invece puntualmente rivelato la loro sostanziale sordità alla voce dei lavoratori e dei cittadini. Ma non ci sono riusciti: la scuola ha trovato la forza e il coraggio di leggere quello che stava succedendo, di misurare gli effetti di queste scelte scellerate e di riempire il vuoto di informazione voluto da questa Amministrazione.
È necessario dunque che l'Assessore Dalmaso, il Presidente Dellai, la Giunta Provinciale e le forze politiche che l'hanno sostenuta prendano atto della loro clamorosa sconfitta politica, che frantuma l'ostinazione con cui continuano a difendere il loro operato. Una sconfitta che si è concretizzata nelle centinaia di articoli e di lettere che hanno occupato le prime pagine dei quotidiani, nelle piazze riempite a più riprese da cortei studenteschi, nelle iniziative legali pendenti sugli atti normativi emanati, nella netta bocciatura che l'iniziativa innovativa ha ricevuto dai tre quarti dei collegi docenti della Provincia.
Oggi vogliamo affidare a Lei, Presidente Kessler, le centinaia di sottoscrizioni che le mozioni degli Stati Generali hanno raccolto tra i docenti di tutte le scuole: sono le firme di oltre settecento insegnanti che si sono sentiti ricattati e umiliati, privati di voce e costretti ad accettare l'imposizione di un modello che non apprezzano, non condividono, non vogliono. Ma non hanno potuto tacere, convinti dell’urgenza di riportare il tema della scuola al centro del dibattito politico.
Consegniamo dunque queste firme, per mano Sua, all'Assemblea che dovrebbe rappresentare la società trentina, innanzitutto per denunciare il silenzio a cui proprio l'Assemblea che Lei presiede è stata ridotta a proposito di una questione di assoluto rilievo politico: a noi sembra non solo inconcepibile che l'organo legislativo della Provincia Autonoma di Trento venga completamente escluso dalla necessità di dare nuove regole alla scuola, ma anche pericoloso che ciò che dovrebbe essere ampiamente e pubblicamente discusso venga invece imposto a colpi di delibere e conchiusi.
Presidente, voglia farsi ambasciatore dei nostri timori e delle nostre denunce, ma pure della nostra buona volontà e della nostra fermezza, all'indirizzo dell’intero Consiglio Provinciale, dell'Assessore Dalmaso, della Giunta Provinciale e del suo Presidente Dellai: sappiano che la scuola... non è finita!

Gli Stati Generali della Scuola Trentina

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