L’apertura è stata affidata proprio al dott. Chiappetta, che ha intrattenuto per quasi un’ora tutti i presenti con un articolato discorso sull’universo, dal muro di Berlino che è caduto, fino ai giovani che sono il nostro futuro, per sostenere di fatto la bontà delle proposte del Governo.
E’ intervenuta poi la Dott. Ferrario, dirigente generale del Dipartimento Istruzione PAT, che faceva le veci dell’assessore Rossi, il quale anche questa volta ha perso l’occasione per occuparsi di scuola. La dottoressa ha detto che la dirigenza della scuola trentina si riconosce sostanzialmente in sintonia con le linee del governo, ma ha anche ricordato che, essendo il Trentino Provincia Autonoma, tutto dovrà essere eventualmente declinato attraverso normativa provinciale. Soprattutto, però, Ferrario ci ha tenuto ad affermare che il Trentino è già avanti nella realizzazione di quelle linee e che già da anni la nostra Provincia sta muovendosi in quella direzione modernizzatrice: valutazione e meritocrazia, stabilizzazione dei precari, trilinguismo, inclusione, dialogo scuola-università e scuola-lavoro. Ha concluso offrendo al governo la massima collaborazione e auspicando che Roma sappia raccogliere e valorizzare l’esperienza del Trentino.
Si è aperta quindi una lunga sequela di interventi (già programmati) che nelle intenzioni dell’organizzazione dovevano costruire - appunto - il dibattito sul documento renziano.
Primo a parlare, uno studente rappresentante della consulta degli studenti, che ha elogiato il coraggioso tentativo del governo, buona occasione per cambiare in meglio la scuola e ha ricordato che “la buona scuola” è anche il frutto del contributo delle Consulte di tutto il paese.
Parlano poi i rappresentanti di Confindustria, Confartigianato, Associazione degli albergatori, Università di Trento, Cooperative trentine, Confagricoltori e forse qualcun altro: insomma proprio tutti i “reali” protagonisti della scuola trentina. Questi signori, palesemente poco interessati agli specifici contenuti del documento governativo, hanno approfittato del microfono per avanzare le loro aspettative (hanno bisogno, dicono, di figure dinamiche e preparate, adeguate alla dinamicità dell’economia trentina, che sappiano le lingue e si muovano agili nel moderno mercato globalizzato, eccetera), lodando in cambio le buone idee del governo e la fattiva collaborazione della Pat, ma soprattutto elencando le entusiasmanti iniziative che già da tempo tutti loro stanno realizzando.
A seguire, han preso a turno parola i capi dei tre sindacati confederali (solo quelli avevano invitato!), a loro volta rivendicando meriti nell’ammodernamento della scuola, nella collaborazione con le istituzioni, nella costruzione di una società pronta per il futuro e tutto il resto. Nessuno dei tre che abbia provato ad avventurarsi in quel documento per evidenziarne i limiti, le contraddizioni o gli elementi di palese ingiustizia che prefigura. Anzi, tutti e tre hanno plaudito all’apertura e alla disponibilità dell’amministrazione trentina, rivendicando un ruolo determinante e positivo nel processo di stabilizzazione dei precari e non meglio dimostrati meriti nella costruzione di un sistema di valutazione che migliorerà la qualità del sistema d’istruzione trentino. Tutti e tre: anche la Uil, che invece, anche in funzione delle ultime vicende, avrebbe ben potuto far valere una posizione di resistenza.
Ampio spazio è stato offerto poi ai dirigenti scolastici (o loro portavoce) che hanno ognuno declamato i pregi e i meriti delle loro scuole nell’innovazione e nella costruzione di curricoli sempre più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro. La rappresentante dell’Associazione Nazionale Presidi si è presa anche la briga di elogiare quel passaggio del documento di Renzi che prefigura una non meglio precisata facoltà per i dirigenti di attingere al registro pubblico dei docenti per costruirsi la “squadra” più adatta al progetto e all’offerta formativa dell’istituto.
Si son fatte così le tredici: l’aula che era piena di circa duecento persone si è nel frattempo in gran parte svuotata. L’ultimo quarto d’ora è quel che resta per la voce di chi - non previsto in scaletta - ha comunque chiesto di intervenire: due docenti e due studenti.Un insegnante ha finalmente evidenziato alcuni elementi critici de La buona scuola e invitando Renzi a “fare il buon governo, prima di pensare alla buona scuola”, criticando l’autoreferenzialità del Premier. Ha presentato poi una sorta di lettera aperta al governo, redatta coi colleghi della sua scuola.
A questo punto ho avuto modo di dire due cose anche io. Ho innanzitutto criticato l’idea di convocare un dibattito sulla scuola il lunedì mattina, quando, notoriamente, la scuola è a scuola: non c’era evidentemente nessuna intenzione di ascoltarla.
Rivolgendomi al dott. Chiappetta, ho detto che il progetto renziano del sistema di valutazione e avanzamento meritocratico della carriera dei docenti è “una clamorosa idiozia”. Per non lasciare dubbi, ho ripetuto tre volte questo giudizio e ho spiegato come un meccanismo siffatto, lungi dal produrre le dinamiche virtuose previste nel documento (mobilità orizzontale, qualità, collaborazione, creatività, nonché un significativo arricchimento dei docenti), produrrebbe in realtà danni incalcolabili per la scuola, sul piano della qualità della didattica e delle relazioni umane e professionali, generando non da ultimo una devastante e indegna guerra dei bottoni tra i docenti, che si dovrebbero contendere un misero aumento stipendiale di 60 euro ogni tre anni, sottomettendosi alla valutazione (le cui modalità son tutt’altro che chiare) da parte di colleghi e superiori.
Motore di tale guerra sarebbe in particolare quel meccanismo che prevede che soltanto il 66% dei docenti possa ricevere lo scatto stipendiale: la contraddizione logica di una proposta che, nelle parole intende promuovere la qualità, ma nei fatti la esclude, stabilendo senza alcuna ragione comprensibile che soltanto due terzi degli insegnanti posseggano le qualità adeguate a svolgere il loro compito, escludendo quindi a priori la possibilità che i docenti bravi possano essere di più… o addirittura (come dovrebbe essere), lo siano tutti. Il trucco malefico di questa proposta è semplice: il terzo dei docenti che non raggiunge la valutazione positiva serve a pagare lo scatto degli altri due terzi. Questo è in realtà l’unico aspetto chiaro di un documento che per il resto è vago e vuoto, costituito da una montagna di chiacchiere e idee buttate lì, sulle quali effettivamente possiamo essere tutti d’accordo: a chi non piacerebbe una scuola più ricca, efficace, moderna e meno burocratica? Altra cosa è dire come fare per realizzarla: ma il documento di Renzi e Giannini questo non lo dice.
Rivolgendomi quindi alla Dott. Ferrario e stigmatizzando l’assenza del Presidente/Assessore Rossi, ho detto di auspicare in Trentino un dibattito autentico e serio, che sostituisca queste chiacchiere con uno sforzo plurale e democratico per realizzare un profondo rinnovamento della scuola trentina. Non ho potuto perciò non ricordare che, se il Trentino è “avanti”, perché ha qualche laboratorio in più e ha già qualche idea sul trilinguismo e qualche forma di collaborazione col mondo del lavoro, è “più avanti” anche nel taglio delle risorse destinate alla scuola, nel furto di lavoro gratuito ai danni degli insegnanti (70 ore, accordo sulle 80+40, ecc), nella diluizione dei piani di studio, ed è più avanti soprattutto nella capacità di mentire: per esempio, dicendo e ripetendo ai quattro venti che in Trentino i precari sono stati stabilizzati, nascondendo la realtà di una promessa ben giocata sul tavolo sindacale (piano straordinario, mille assunzioni!) ma poi tradita con una quantità di assunzioni ridicola (291) del tutto in linea con l’amministrazione ordinaria degli anni precedenti.
(Nel suo intervento conclusivo, il dott. Chiappetta non ha ritenuto di dover rispondere a queste sollecitazioni. Così anche la dott.ssa Ferrario).
Ultimo intervento quello di Lorenzo Borga, studente attivo nel gruppo di Stazione Futuro, che ha raccontato del tentativo di realizzare un sistema di valutazione dei docenti premiante e migliorativo basato sul giudizio espresso dagli studenti attraverso questionari anonimi e ben strutturati: esperimento assolutamente interessante anche dal punto di vista del metodo, perché mostra che la scuola si può anche riformare da sola, e che è proprio allinterno della scuola che si possono trovare le buone idee.
Basterebbe ascoltarla.
(nz)
1 commento:
e come sempre l'AUTO-REFERENZIALITA' di chi ci governa e di chi ci dovrebbe rappresentare la fa da padrona...un incontro farsa dove chi aveva da dire qualcosa di scomodo è stato abilmente tenuto fuori dalla discussione. VERGOGNA.
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