Egregio Signor Rossi,
sono passati ormai quasi quattro mesi dall'insediamento della Sua Giunta e dall’assunzione, da parte Sua, della carica di Assessore all'Istruzione e, fatto salvo l’annuncio di un piano per il trilinguismo, non ci pare sia pervenuta alcuna indicazione sulle prospettive generali o sulle linee programmatiche dell'azione di governo che intende perseguire. A dispetto delle Sue dichiarazioni elettorali sulla centralità della scuola, finora non è stata avanzata alcuna proposta concreta in merito ai molti problemi che condizionano il sistema educativo della nostra Provincia.
Dobbiamo forse pensare che “chi tace acconsente”, e che quindi Lei intende porsi in totale continuità con la sciagurata impostazione culturale e gestionale del catastrofico governo Dalmaso-Dellai?
Diverse settimane fa Lei ha auspicato pubblicamente l’apertura di un tavolo di confronto con le rappresentanze del mondo della scuola: quando pensa di convocarlo? Possiamo sperare in una concezione della rappresentanza che riesca davvero a coinvolgere, al di là della forma meramente istituzionale, tutte le componenti della scuola reale, capaci di esprimere esigenze e proposte di studenti, insegnanti e famiglie?
Recentemente il ministro Carrozza ha proposto un ‘sondaggio’ per raccogliere gli umori e le opinioni del mondo della scuola: perché non prenderne spunto, avviando nella nostra Provincia una capillare operazione di ascolto e consultazione in tutti gli istituti? Un po’ come fece tra il 2005 e il 2006 l’Assessore Salvaterra, allora impegnato a redigere la Legge che ancora regola la scuola trentina.
Questo potrebbe essere il primo passo per dare concretezza a un dialogo efficace e proficuo, al fine di affrontare le tante criticità e questioni aperte che attualmente affliggono la nostra scuola: dal problema – mai davvero affrontato – del precariato, al tema del reclutamento, della formazione e valutazione degli insegnanti; dal mancato rinnovo del contratto provinciale, al blocco degli scatti di anzianità; dalla ridefinizione della figura dei Dirigenti scolastici, agli investimenti (o ai tagli!) per l’istruzione, fino al ripensamento della struttura e della funzione dell’Iprase. Per citarne solo alcuni.
In questa prospettiva, la proposta di una scuola trentina trilingue potrebbe diventare l'occasione per un ripensamento complessivo del sistema dell'istruzione provinciale, capace (anche) di ridiscutere scelte ideali e forme organizzative che si sono rivelate poco efficaci e spesso dannose. Un'occasione per costruire assieme una riflessione pacata sulle possibilità di dare alla nostra Provincia una scuola realmente all'altezza delle sfide che ha di fronte.
È chiaro, però, che un progetto così ambizioso non può prescindere dalla disponibilità a investire finalmente le necessarie risorse e, soprattutto, dalla scelta di un metodo di lavoro dialogante, trasparente e democratico: serve, insomma, una netta inversione di tendenza rispetto al passato e la rinuncia, da parte Sua, al metodo autoritario e autoreferenziale con cui nella scorsa legislatura si è pensato di poter governare la scuola trentina.
È indubitabile che la coincidenza nella Sua persona delle responsabilità di Assessore all’Istruzione e di Presidente della Giunta Provinciale costituisca un’occasione davvero storica: perderla, o non sfruttarla al meglio, rappresenterebbe un crimine.
Noi siamo pronti. E Lei, caro signor Rossi, è disposto a raccogliere la sfida?
Alessandro Genovese e Nicola Zuin,
Stati Generali della Scuola Trentina-Fenalt